Harvard, una dieta sostenibile riduce il rischio di morte prematura oltre all’impatto ambientale
Un nuovo studio condotto dalla Harvard TH Chan School of Public Health, appena pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, mostra come le persone che seguono una dieta sana e sostenibile possano ridurre sostanzialmente il rischio di morte prematura oltre al loro impatto ambientale.
«Il cambiamento climatico ha messo il nostro pianeta sulla buona strada verso un disastro ecologico, e il nostro sistema alimentare gioca un ruolo importante – spiega Walter Willett, professore di Epidemiologia e nutrizione e co-autore dello studio – Cambiare il modo in cui mangiamo può aiutare a rallentare il processo di cambiamento climatico. E ciò che è più salutare per il pianeta è anche più salutare per gli esseri umani».
Il nuovo studio è il primo a valutare ampiamente e direttamente le conseguenze dell’adesione alle raccomandazioni contenute nello storico rapporto EAT-Lancet del 2019. I ricercatori hanno chiamato il modello alimentare delineato nel rapporto – che enfatizza l’uso di una varietà di alimenti vegetali minimamente trasformati ma consente un consumo modesto di carne e latticini – Planetary Health Diet (PHD).
Le diete degli oltre 200mila partecipanti allo studio sono state valutate in base all'assunzione di 15 gruppi alimentari, inclusi cereali integrali, verdure, pollame e noci, per quantificare l'aderenza al PHD.
Lo studio ha rilevato che il rischio di morte prematura era inferiore del 30% nel 10% dei partecipanti più aderenti al PHD rispetto a quelli del 10% più basso. Tutte le principali cause di morte, inclusi cancro, malattie cardiache e polmonari, erano inferiori con una maggiore aderenza a questo modello dietetico.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che quelli con la massima aderenza al PHD avevano un impatto ambientale sostanzialmente inferiore rispetto a quelli con l’adesione più bassa, tra cui una riduzione delle emissioni di gas serra del 29%, un fabbisogno di fertilizzanti inferiore del 21% e un utilizzo dei terreni coltivati inferiore del 51%.
«I risultati – conclude Willett – mostrano quanto siano collegate la salute umana e quella planetaria. Mangiare in modo sano aumenta la sostenibilità ambientale, che a sua volta è essenziale per la salute e il benessere di ogni persona sulla terra».