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Il Tar Lazio ha sospeso (di nuovo) il divieto del Governo Meloni alla cannabis light

La sentenza è attesa per il 16 dicembre, nel mentre resta però in piedi l’emendamento al decreto Sicurezza che ripropone lo stop alla canapa industriale
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Mentre il Governo Meloni continua ad arrampicarsi sugli specchi per difendere lo stop alla produzione e vendita di infiorescenze, resine, e oli di cannabis light – ovvero canapa con un contenuto di Thc inferiore allo 0,6% – prodotti in Italia, il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del 27 giugno scorso che inserisce le composizioni orali contenenti Cbd nella tabella dei medicinali contenenti stupefacenti.

«Il Giudice amministrativo ha riconosciuto la fondatezza delle nostre argomentazioni, rilevando il grave ed irreparabile danno che l’applicazione del decreto comporta all’intero settore e ha deciso di sospenderne l’efficacia in attesa del giudizio di merito», dichiarano da Ici – Imprenditori canapa italiana.

Come precisa l’associazione Meglio legale, questo provvedimento avrebbe avuto un impatto devastante su un settore in forte crescita, che conta oltre 3.000 aziende e più di 10.000 operatori, con un volume d'affari che supera i 500 milioni di euro. La sentenza di merito è fissata per il prossimo 16 dicembre, ma nel frattempo si continua a discutere in Parlamento l'emendamento al decreto Sicurezza, che potrebbe introdurre nuove restrizioni sulla canapa industriale.

Nella cannabis non-light è soprattutto la molecola Thc ad avere effetti psicoattivi, essendo in grado di indurre stati di euforia o alterazioni della percezione, ma lo stesso è presente in quantità irrilevanti nella cannabis light, dove il principale principio attivo è il Cbd: la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda che il Cbd non venga classificato come sostanza controllata, e nel 2020 la giurisprudenza europea ha escluso che il Cbd possa essere catalogato come stupefacente.

Anche se la comunità scientifica di settore non ha ancora raggiunto un consenso in merito all’efficacia terapeutica del Cbd a contrasto di tutte le patologie per le quali viene impiegato, sappiamo – come certifica ancora una volta l’Oms – che l’uso di Cbd non mostra potenziale d’abuso o di dipendenza, né ci sono problemi di salute pubblica associati.

«Siamo molto soddisfatti di questa nuova sospensione cautelare del decreto, che ancora una volta ci permette di tutelare e proteggere al meglio l’intero settore della canapa industriale – commenta il presidente di Ici, Raffaele Desiante – È la seconda volta che riusciamo a ottenere la sospensione della decisione del ministero di inserire il Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti, dimostrando l’infondatezza delle sue basi. Continueremo a lavorare per garantire un futuro sicuro e stabile per gli imprenditori della canapa in Italia».

Redazione Greenreport

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