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Federcanapa: «Beffa maggiore, il Governo italiano non potrà impedire che il nostro mercato venga invaso da prodotti realizzati legittimamente in altri Paesi di Europa»

Contro lo stop alla cannabis light si prepara già il ricorso al Tar

L’iter per l’entrata in vigore di questo emendamento è ancora lungo in quanto è necessaria la votazione in aula alla Camera e al Senato, ma le imprese di settore sono pronte a dare battaglia
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In un blitz notturno la maggioranza Meloni ha approvato, in seno alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera l’emendamento 13.06 al ddl Sicurezza che di fatto vieta la produzione e vendita di infiorescenze, resine, e oli di cannabis light – ovvero canapa con un contenuto di Thc inferiore allo 0,6% – realizzati in Italia (mentre non può impedire la vendita sul mercato nazionale di prodotti simili provenienti da altri Paesi europei).

«Questo emendamento – dichiara l’associazione Imprenditori canapa Italia (Ici) – rappresenta un chiaro segnale della volontà del governo e della maggioranza di chiudere un settore produttivo in piena espansione, composto da oltre 3.000 aziende e più di 10.000 occupati. La motivazione del governo per questa modifica alla legge 242 fa riferimento a questioni di pubblica sicurezza e sicurezza stradale, nonostante sia scientificamente dimostrato che le infiorescenze di canapa industriale siano prive di efficacia drogante».

Nella cannabis non-light è soprattutto la molecola Thc ad avere effetti psicoattivi, essendo in grado di indurre stati di euforia o alterazioni della percezione, ma lo stesso è presente in quantità irrilevanti nella cannabis light, dove il principale principio attivo è il Cbd: la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda che il Cbd non venga classificato come sostanza controllata, e nel 2020 la giurisprudenza europea ha escluso che il Cbd possa essere catalogato come stupefacente.

Anche se la comunità scientifica di settore non ha ancora raggiunto un consenso in merito all’efficacia terapeutica del Cbd a contrasto di tutte le patologie per le quali viene impiegato, sappiamo – come certifica ancora una volta l’Oms – che l’uso di Cbd non mostra potenziale d’abuso o di dipendenza, né ci sono problemi di salute pubblica associati.

«L’iter per l’entrata in vigore di questo emendamento è ancora lungo, in quanto è necessaria la votazione in aula alla Camera e al Senato – sottolinea Ici – Tuttavia, questa votazione nelle commissioni esprime chiaramente la determinazione del governo e della maggioranza nel portare avanti questa modifica alla legge 242 del 2016. L’associazione Imprenditori canapa Italia denuncia con forza questo provvedimento, ritenendolo illegittimo e dannoso. Faremo tutto il possibile per far sì che questo emendamento non entri in vigore e, qualora entrasse, lo impugneremo al Tar. Chiediamo un immediato tavolo di confronto con il governo per discutere le gravi conseguenze di questo provvedimento e trovare soluzioni che non distruggano un settore produttivo che ha dimostrato di poter contribuire significativamente all’economia nazionale e alla creazione di posti di lavoro».

Già lo scorso ottobre, Ici era riuscita a ottenere dal Tar lo stop a un altro decreto del Governo Meloni che provava a inserire il Cbd nell’elenco delle sostanze stupefacenti. Stavolta anche le maggiori associazioni di rappresentanza agricola, tradizionalmente vicine alle forze di maggioranza, si stanno schierando con forza contro lo stop alla cannabis light.

Coldiretti afferma che «mette a rischio un settore produttivo che conta  migliaia di persone impiegate e circa 4mila ettari coltivati», ricordando inoltre che «fino agli anni ‘40 la canapa era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore al mondo dietro soltanto all’Unione Sovietica, poi il declino per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche». Al contempo il presidente di Cia-agricoltori italiani, Cristiano Fini, sottolinea che l’emendamento è «una grave sconfitta per la libera impresa in Italia».

Tutto questo mentre la Germania ha recentemente legalizzato l’uso della cannabis (quella psicoattiva) per uso ricreativo, e mentre in tutta Europa cresce il mercato della canapa non psicoattiva e del Cbd.

Come riporta Federcanapa, il mercato europeo del Cbd per il 2024 è valutato dai maggiori analisti internazionali attorno ai 2,2 miliardi di euro, pari a 1/3 circa del mercato mondiale, con Germania e Regno Unito in testa (430 e 365 milioni di euro rispettivamente). L’Italia risulta tuttora il quarto mercato europeo con 190 milioni di euro, di poco dietro alla Francia.

Il mercato del Cbd è in forte espansione (+15% previsto nei prossimi 7 anni), grazie al fatto che molti governi europei negli ultimi anni hanno riconosciuto come legale l’estrazione dal fiore di canapa industriale del Cbd e degli altri princìpi attivi non stupefacenti.

Ora l’Italia rischia di essere spazzata via da questo mercato grazie all’emendamento alla legge sulla canapa industriale: «Un provvedimento assurdo e irresponsabile – dichiara Beppe Croce, presidente di Federcanapa – che non demolisce solo il mercato della cannabis light, ma tutto il comparto industriale dei cosmetici, integratori, aromi, preparati erboristici derivabili dagli straordinari principi attivi non stupefacenti del fiore di canapa industriale (in cui il Thc è presente in quantità irrilevanti). Speriamo ancora che questo emendamento, che a settembre deve passare ancora il vaglio di Camera e Senato, non diventi legge. In caso contrario il governo italiano si troverà a mal partito con la magistratura italiana ed europea e, beffa maggiore, non potrà impedire che il nostro mercato venga invaso da prodotti realizzati legittimamente in altri Paesi di Europa».

Redazione Greenreport

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