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L’Europa salverà la cannabis light italiana?

Chi ostacola lo sviluppo di un settore che ha fatto dell’Italia il primo produttore europeo
 |  Enogastronomia moda turismo

 

È del 2 agosto scorso l’emendamento e il decreto-legge con cui il governo inserisce la cannabis light (quella sostanzialmente priva della molecola psicoattiva Thc) tra i farmaci stupefacenti e da allora tra le migliaia di piccoli coltivatori, che in questi anni hanno avviato questa attività serpeggia il terrore di veder perdere quanto costruito.

In realtà è proprio la principale delle associazioni che raggruppa i produttori a tranquillizzare, l’Associazione Canapa Sativa Italia (85% dei produttori associati) spiega in un proprio comunicato che non solo l’iter parlamentare sarà lungo e non privo di ostacoli (vista anche la complessità e varietà dei temi presenti del DDL) ma l’Italia potrebbe per questo essere sanzionata dall’Europa che già nel 2020 ha stabilito che il CBD non è una sostanza stupefacente e che quindi gode della libera circolazione nel mercato comune europeo. 

Abbiamo parlato di questo con Leonardo Giacomelli, uno dei produttori toscani di cannabis light che parla apertamente di un tentativo delle multinazionali del tabacco e della farmaceutica di “mettere le mani su un settore in rapida crescita e di sicura redditività”. Leonardo si occupa di canapa dal 2014 e dal 2017 ha aperto con un socio la sua attività sulle montagne del Pratomagno: “Abbiamo costruito la nostra attività con investimenti personali, senza aiuti statali e prestiti ma abbiamo da sempre dovuto combattere contro le lobby che si oppongono a una filiera fatta di produttori e distributori che è nata dal basso, fatta da giovani, che hanno puntato sulla qualità e salubrità del prodotto. Niente di estensivo, piccoli appezzamenti coltivati con varietà rare e selezionate secondo il più rigido regime di agricoltura Sinergica Florovivaistica”.

È un mercato cresciuto in fretta che fa oggi dell’Italia di gran lunga il primo produttore europeo con una fetta di mercato che si aggira intorno all’80% del totale. In Toscana Leonardo rifornisce circa 100 negozi con un prodotto da cui si ricavano essenze e oli, “una qualità non paragonabile a quella industriale, per questo vogliono azzerare questo mercato per ricostruirlo secondo il loro modello”. Un’attività lobbistica che, conclude Leonardo, ha trovato sponda con questo governo che “agli interessi delle multinazionali ha fatto trovare porte aperte, di più un Colosseo senza mura”.

Maurizio Izzo

Giornalista, responsabile comunicazione di una azienda che si occupa di produzioni video, organizzazione di eventi, multimedia. Ho prodotto numerosi documentari sulla cooperazione internazionale.