Per chi suona la campana dell’alluvione in Spagna? Il negazionismo climatico uccide
La tragica conta dei morti per l’alluvione alimentata da Dana (Depresión Aislada en Niveles Altos) che il 29 e 30 ottobre scorsi ha colpito la Spagna, e in particolare la regione di Valencia, sta continuando giorno dopo giorno: al momento si ferma a 217 vittime ma è destinata a salire, nonostante barlumi di speranza come quello arrivato oggi dal parcheggio sotterraneo nel centro commerciale Bonaire di Aldaia, dove si temeva un’ecatombe – sono 5.700 i posti auto finiti sott’acqua – al momento non si registrano vittime.
La legittima disperazione dei cittadini ancora immersi nel fango si è scagliata ieri contro il re Felipe e il premier Sanchez, che durante un sopralluogo sono stati sottoposti al lancio di fango e bastoni. Ma il bersaglio politico è quello sbagliato: a governare la regione di Valencia è la destra negazionista di Carlos Mazón, del Partito popolare, che è stato eletto grazie all’appoggio della destra neofascista di Vox – la stessa che la premier Meloni lo scorso anno ha appoggiato in campagna elettorale, attaccando il cosiddetto «fanatismo ultraecologista» –, oggi fuori dalla Giunta per contrasti sulle politiche migratorie.
«Si apprende a mezzo stampa che il presidente della Regione Valenciana Carlos Mazón possa aver sottovalutato e rimandato in maniera significativa l’allarme – ricapitola nel merito l’europarlamentare Annalisa Corrado, responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale – A causa di ciò, per 11 ore i cittadini sarebbero rimasti ignari e quindi indifesi rispetto agli eventi catastrofici cui stavano andando incontro. Un fatto che, se confermato, sarebbe aggravato dalla soppressione dell’Unità valenciana di emergenza, voluta e istituita dall’ex presidente Puig (Psoe) proprio per fare fronte a emergenze di questo tipo. Una soppressione che all’epoca era stata rivendicata e che si era concretizzata su iniziativa di Vox, uno dei partiti di estrema destra negazionista della crisi climatica».
Lo stesso 29 ottobre, poche ore prima del disastro, è emerso come Mazón continuasse a minimizzare la portata dell’incombente alluvione. È la dimostrazione plastica di come il negazionismo e l’inazionismo climatico non siano solo una strategia per orientare politicamente l’opinione dell’elettorato, ma rappresentino ormai un pericolo enorme per la vita stessa delle persone.
Come sottolinea adesso l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), è la crisi climatica in corso col relativo surriscaldamento di mari e atmosfera, a rendere più intensi e più probabili eventi meteo estremi come l’alluvione di Valencia, che in 8 ore ha scaricato a terra la pioggia attesa in un anno.
«L'inondazione che stiamo vedendo in Spagna è solo uno dei tanti, tanti, tantissimi disastri estremi legati al meteo e all'acqua che si sono verificati in tutto il mondo quest'anno. Quasi ogni settimana vediamo immagini così scioccanti», commenta la portavoce Onu Clare Nullis.
Per affrontare una simile situazione tutti i Paesi del mondo sono chiamati a muoversi su un doppio binario: affrontare la causa della crisi climatica, ovvero tagliare le emissioni di gas serra dovute all’impiego di combustibili fossili investendo in efficienza energetica e rinnovabili, e al contempo investire nell’adattamento dei territori alla quota parte di cambiamento climatico già avvenuta, e con la quale non possiamo fare altro che convivere.
L’estrema destra rifiuta però questa soluzione, negando la crisi climatica o limitando l’azione a contrasto. È accaduto nella regione di Valencia, potrebbe accadere negli Stati Uniti se domani Trump uscisse vincitore dalle elezioni che lo vedono confrontarsi con Kamala Harris, e sta succedendo anche in Italia: nella legge di Bilancio predisposta dal Governo Meloni le risorse per l’adattamento climatico sono quasi inesistenti, nonostante le alluvioni siano cresciute del 400% rispetto al 2018, mentre il Green deal continua ad essere additato – dall’efficientamento energetico delle case all’auto elettrica, passando dagli impianti rinnovabili – come nemico del popolo anziché strumento di sviluppo sostenibile. Una retorica che fa danni al Paese, e può arrivare a uccidere come mostra il caso spagnolo.