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Golpe elettorale in Ecuador? Rivince Noboa, ma sinistra e indios denunciano estesi brogli elettorali

Luisa González:« L'Ecuador sta vivendo una dittatura e la frode più grottesca della sua storia»
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Dopo che il presidente uscente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha vinto con il 55,93% dei voti il secondo turno delle elezioni presidenziali in Ecuador, Luisa González, la candidata della sinistra di Revolución Ciudadana (appoggiata del movimento indigeno) ha confermato che elezioni sarebbero stata viziate da pesanti e diffusi brogli elettorali: «Mi rifiuto di credere che ci siano persone che preferiscono le bugie alla verità. Chiederemo un riconteggio e l'apertura delle urne».

La candidata progressista, che nelle precedenti elezioni anticipate non aveva avuto problemi a riconoscere la vittoria di stretta misura di Noboa, ora non riconosce i risultati presentati dal Consiglio Elettorale Nazionale (CNE), che ha dichiarato vincitore l'attuale presidente. Per la González «E’ stata commessa una frode nel processo di registrazione degli elettori per avvantaggiarlo, contro la volontà popolare. Davanti al mio popolo, alzandomi come sempre e come si addice a delle brave donne, voglio essere molto chiara e decisa… la Revolución Ciudadana ha sempre riconosciuto la sconfitta quando le urne lo hanno dimostrato, ma oggi non riconosciamo i risultati. In tal senso, a nome dei giovani, delle donne e dei bambini che rappresento, non riconosciamo i risultati presentati».

L'ex presidente Rafael Correa ha scritto su X: «Tutti sanno che questi risultati sono impossibili Abbiamo ottenuto lo stesso 44% del primo turno. Questi mafiosi avrebbero potuto nascondere un po' di più la loro vera natura».

La candidata di sinistra – che i sondaggi davano testa a testa con Noboa che ha presentato un programma securitario, repressivo e dichiaratamente filostatunitense e trumpiano – ha denunciato «L'abuso di potere da parte del presidente. Non ha mai chiesto il permesso di fare campagna elettorale e ha utilizzato la CNE per imporre il suo programma autoritario, Successivamente ha dichiarato lo stato di emergenza, tutto allo scopo di commettere una frode colossale. 11 sondaggi avevano dato la vittoria alla Revolución Ciudadana, compresi quelli commissionati dallo stesso Governo . Chiedo che le urne vengano riaperte e che si proceda al riconteggio. Questa è una dittatura e questa è la frode elettorale più massiccia a cui noi ecuadoriani abbiamo mai assistito. Chiederemo un riconteggio. Difenderemo il nostro diritto alla democrazia. L'Ecuador non può continuare a essere governato da una persona incapace di guidarlo verso la pace e lo sviluppo, qualcuno che dà priorità solo ai suoi affari e al benessere della sua famiglia. Oggi più che mai dobbiamo essere vigili su ciò che fa la persona che si autodefinisce Presidente della Repubblica. Denuncio pubblicamente che sta commettendo una frode. Continuiamo a lottare».

In precedenza, la González aveva denunciato il fatto che il presidente Noboa non avesse richiesto un congedo non retribuito all'Assemblea nazionale e avesse utilizzato risorse statali per la campagna elettorale, oltre a non aver nominato la vicepresidente eletta, Verónica Abad , come previsto dalla Costituzione. Prima, il Parlamento e il gruppo parlamentare di Revolución Ciudadana avevano accusato Noboa di aver violato i diritti fondamentali dichiarando lo stato di emergenza senza una ragione di forza maggiore e imponendolo nelle province dove l’opposizione di sinistra e indigena erano più forti.

Poche ore prima del secondo turno delle elezioni, Noboa aveva decretato la chiusura delle frontiere per impedire l'ingresso degli osservatori internazionali che avrebbero contribuito alla trasparenza del ballottaggio. In nessun caso la CNE, teoricamente l’arbitro elettorale imparziale, ha pronunciato queste e altre irregolarità.

Dopo la chiusura delle urne, l'ex candidato presidenziale Andrés Arauz ha denunciato che la CNE stava ritenendo valide schede elettorali prive di firme di convalida, un requisito stabilito dall'articolo 127 del Código de la Democracia per validare i risultati. Arauz ha pubblicato le immagini di sei verbali elettorali privi delle firme congiunte del presidente e del segretario delle Commissioni elettorali (JRV). Secondo la denuncia, tutti questi documenti chiaramente irregolari e favoriscono l'attuale presidente Daniel Noboa.

Mentre in Ecuador già si protesta contro la frode elettorale di Noboa, l candidato alla vicepresidenza per Revolución Ciudadana, Diego Borja, ha detto a TeleSUR i<che «L'attuale governo ha utilizzato l'apparato statale per manipolare il processo elettorale. Il decreto sullo stato di emergenza (Decreto 599) durante il processo elettorale viola i diritti fondamentali, come l'inviolabilità della corrispondenza. È una misura senza precedenti in una democrazia. Quando lo stato di emergenza viene utilizzato per controllare le elezioni, gli oppositori vengono perseguitati e l'arbitro elettorale viene messo a tacere, non c'è democrazia. L'Ecuador è sotto un regime autoritario mascherato da legalità».

Nelle province con una forte presenza indigena, dove l’opposizione alle politiche petrolifere ed estrattiviste di Noboa è fortissima, la candidata di sinistra era sicura di aumentare il numero di voti, ma in realtà ha preso meno voti che al primo turno e Borja fa notare: «Come è possibile che non sia aumentato di un solo voto in certe regioni? I numeri sono incoerenti. Non si tratta di un errore, è una frode scandalosa. La CNE è complice per non aver agito in merito alle presunte irregolarità: il giudice elettorale avrebbe dovuto segnalare queste violazioni democratiche e persino imporre sanzioni, tra cui l'espulsione del candidato del partito al governo. Abbiamo segnalato violazioni in più occasioni, ma c'è stato un silenzio complice».

Le anomalie sono state documentate e segnalate agli osservatori internazionali, compresa cui l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e l'Unione Europea e Borja denuncia che «Non è normale che, in una democrazia, la CNE permetta un numero così elevato di violazioni. Perché non è intervenuta? Perché è al servizio del potere».

Eppure, alla González era arrivato anche il sostegno di settori storicamente critici nei confronti del Correísmo: «Gli indigeni, la sinistra tradizionale e persino la destra si sono uniti a noi. Per la prima volta da anni, c'era speranza di riconciliazione. Ma la frode cerca di distruggere questa unità – ha detto Borja - Revolución Ciudadana presenterà ricorso presso organismi nazionali, anche se sono scettico nei confronti della CNE: questo arbitro ha poca credibilità, ma continueremo a lottare. Chiediamo che l'OSA e l'Ue verifichino i verbali e le urne. L'Ecuador non può essere governato da chi odia il suo popolo. Chiediamo al mondo di non ignorare questa dittatura. Luisa González è la presidente legittima!».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.