Non solo referendum, le Regioni portano l’autonomia differenziata contronatura alla Corte costituzionale
Va stringendosi sempre più l’accerchiamento politico e della società civile contro la legge sull’autonomia differenziata – la cosiddetta Spacca Italia – presentata dalla Lega e approvata dalla maggioranza Meloni, comprendendo la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema tra le materie su cui le regioni possono chiedere autonomia.
«Un errore particolarmente grave» come evidenziato dal Wwf, sia perché la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi è stata elevata nel 2022 a principio fondamentale della Costituzione, sia perché la stessa possibilità di definizione dei livelli essenziali di prestazione (Lep) per la tutela dell’ecosistema è ancora oggetto di discussione nel mondo accademico. Non a caso gli ambientalisti del Panda hanno chiesto già a giugno alle Regioni di «mobilitarsi affinché, al di là di ogni logica di appartenenza politica, si attivino per fermare la legge anche valutando l’impugnativa in Corte costituzionale e il ricorso al referendum abrogativo».
Del resto anche per la Commissione Ue «la devolution di ulteriori competenze alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese», così come sul fronte delle «disuguaglianze tra le regioni»; sospetti rafforzati anche dall'analisi elaborata dall'Osservatorio italiano sui conti pubblici.
Adesso, referendum e impugnativa alla Corte procedono entrambi spediti contro questa riforma contronatura. I promotori del referendum abrogativo – tra cui spicca anche Legambiente – hanno già raccolto più delle 500mila firme necessarie per chiamare i cittadini alle urne. Al contempo Toscana, Sardegna e Puglia hanno deciso di impugnare la legge 86/2024 di fronte alla Corte costituzionale, per chiedere di dichiararla illegittima.
«Da un lato – spiega il presidente toscano, Eugenio Giani – abbiamo il referendum delle cinque Regioni (Toscana, Sardegna, Puglia, Campania, Emilia Romagna) con un testo omogeneo ed unico, dall’altra il ricorso alla Corte costituzionale che ogni Regione ha presentato in base a proprie, specifiche caratteristiche. La Sardegna ad esempio è una Regione a statuto speciale e quindi ritiene violati dalla legge Calderoli alcuni aspetti procedurali, tipici delle Regioni a statuto speciale. Per la Toscana la situazione è differente. Sono 13 i punti specifici in contrasto con gli articoli 116, 117 e 120 della Costituzione. Questa legge contraddice lo spirito dell’articolo 116 della Costituzione, individuando una serie ampissima di materie, circa 18, in modo generale e facendo diventare a statuto speciale, di fatto, tutte le Regioni. Ecco perché lo spacca Italia contrasta con l’articolo 116 della Costituzione che invece sottolinea particolari forme di autonomia in base alle specificità di ogni Regione».
Riguardo alla Toscana il presidente Giani fa l’esempio dei beni culturali, della geotermia, delle zone lacustri di interesse nazionale, come la laguna di Orbetello, dell’Arcipelago toscano, tutti ambiti che richiedono una specificità di gestione.
«Il ricorso della Toscana – aggiunge Andrea Pertici, avvocato e docente di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Pisa che ha collaborato con l’avvocatura della Regione – si basa su alcuni elementi della legge sull’autonomia differenziata che ci sembrano nettamente in contrasto con l’articolo 116 terzo comma della Costituzione, che è la principale norma violata, ma non la sola. Abbiamo sollevato le questioni del procedimento per concedere maggiori condizioni di autonomia, dove è emersa una marginalizzazione del Parlamento e, da un certo punto in poi, una perdita della possibilità di interagire da parte della Regione e un coinvolgimento limitato della conferenza unificata Stato-Regioni». Il tutto senza dimenticare che per i Lep «la legge prevede che siano solo individuati e non finanziati né garantiti, come invece sarebbe opportuno».
«Dopo la richiesta di referendum avanzata dai Consigli regionali e le oltre 500mila firme dei cittadini per abrogare l'autonomia differenziata – conclude il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo – oggi la battaglia contro questa norma che spacca l'Italia si arricchisce del ricorso della Toscana alla Consulta. Un'iniziativa utile e parallela al referendum, per fermare una legge ingiusta, che aumenta le disuguaglianze e crea 20 piccole Italie più deboli e fragili. Noi ci batteremo per costruire un'Italia in grado di aiutare i più fragili senza lasciare indietro nessuno, dove non ci siano cittadini di serie A e di serie B in base al luogo di nascita».