Trump & Musk, divisi da petrolio ed energia solare, uniti dalla ricerca del potere
Sembra tutta una parodia, una messa in scena surreale, un gigantesco scherzo giocato su scala planetaria. Ma no, non è così, è tutto vero, sta succedendo, adesso. E, soprattutto, c’è poco da ridere. Donald Trump, che vuole uscire dagli accordi di Parigi sul clima e rilanciare l’industria petrolifera americana, che a ogni comizio per tornare alla Casa Bianca si è presentato intonando lo slogan pro-trivelle «drill, baby, drill», ha scelto tra i suoi più stretti collaboratori per questo nuovo mandato Elon Musk, l’uomo che ha fatto fortuna entrando 20 anni fa esatti come principale investitore in una neonata fabbrica di auto elettriche, chiamata Tesla. Di più. Il neopresidente Usa che ha sempre snobbato le rinnovabili e negato la necessità di decarbonizzare perché il riscaldamento globale semplicemente non esiste, e certe volte fa freddo e certe volte fa caldo, «questi poveri fessi parlano di riscaldamento quando è semplicemente il meteo che è così», vuole al sul fianco proprio Musk, che a sua volta si dice convinto che «dall’energia solare arriverà la maggior parte della produzione di energia elettrica in futuro». Di più, di più: come primo annuncio in questa fase di transizione, Trump ha indicato «il Grande Elon Musk» come capo del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa, che in inglese si chiama Department of Government Efficiency e il cui acronimo messo nero su bianco nell’annuncio rilanciato via X da Musk, proprietario di X stesso, è “Doge”. Ovvero, il nome di una delle più famose “meme-coin” che popolano l’universo delle cripto-valute, Dogecoin, appunto, sorella di molto minore del più famoso Bitcoin, al quale però il cagnolino (il simbolo è uno shiba inu) contende visibilità (e investitori) proprio grazie ai “meme” lanciati via X dallo stesso Musk, che si diverte a giocare al classico “pump & dump” (tradotto “pompa e sgonfia”) e che in queste giornate si deve godere il prezzo della cripto più che raddoppiato dal giorno della vittoria di Trump.
Ma in questa specie di teatro dell’assurdo, dove fa capolino un altro cagnolino – Cricket, diventato povero lui famoso perché fatto fuori a 14 mesi con un colpo di pistola dalla sua proprietaria, la governatrice del South Dakota, Kristi Noem, a sua volta diventata nota al di qua dell’Atlantico proprio per la storia raccontata da lei stessa (Cricket non ubbidiva e non era buono per andare a caccia) nonché adesso per la sua nomina a capo del dipartimento per la Sicurezza nazionale Usa – in questa storia, si diceva – in cui compare anche un tal Lee Zeldin, avvocato fin qui noto al di là dell’Atlantico perché fautore della più spinta deregulation e del diritto delle aziende a produrre in barba alle minime misure di tutela ambientale, che ora Trump vuole alla guida dell’Environmental protection agency, in pratica l’organismo che dovrebbe tutelare l’ambiente – in questo quadretto che sembra fatto apposta per stupire e scandalizzare, si diceva, compare anche il capo della compagnia petrolifera Exxon Mobil, Darren Woods, che chiede a Trump di non far uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi. Intervenendo alla Cop29 in corso a Baku, in Azerbaigian, ha descritto i negoziati sul clima come un’opportunità per il nuovo corso della Casa Bianca: «Abbiamo bisogno di un sistema globale per gestire le emissioni globali», ha anche dichiarato Woods in un’intervista al New York Times. «Trump ha parlato di tornare al governo e di riportare il buon senso nel governo. Penso che potrebbe adottare lo stesso approccio in questo settore».
Si vedrà nelle prossime settimane quali altre sorprese e non-sorprese partorirà il nuovo corso statunitense. Intanto Musk, galvanizzato dall’aver puntato sul cavallo vincente nella sfida per la Casa Bianca, non la smette di lanciar bordate oltreoceano, e dopo aver fatto incursione in zona tedesca definendo «uno stupido» il cancelliere Scholz, è planato in zona italiana: prima, ha attaccato la magistratura per il caso migranti-Albania («quei giudici devono andarsene», sempre sulla solita X), e poi non ci ha pensato un attimo a replicare anche al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che era intervenuto con una nota per sottolineare che «l’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della Costituzione», che se ne deve «rispettare la sovranità» e che non le si può «impartire prescrizioni». Giù il sipario, o almeno un intervallo, una pausa? Macché, Musk non è rimasto in silenzio e anzi ha rilanciato all’indirizzo del Quirinale: «Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?»