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Atlante dell’infanzia di Save the children: in Italia sempre meno bambini e sempre più poveri

Dal report emerge il record negativo di natalità, 750 mila famiglie con minori in povertà assoluta, costi per asili nido e beni primari aumentati dall’11 a 19%, forti disuguaglianze sociali e territoriali, città bollenti e pochi spazi verdi in cui muovere i primi passi
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Non solo in Italia nascono sempre meno bambini. Quelli che ci sono si ritrovano in numero sempre maggiore in condizioni di povertà. Il dato emerge dalla XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Un due tre…Stella. I primi anni di vita”, realizzato da Save the children e pubblicato oggi. Il titolo è gioioso, richiama un gioco divertente, ma il contenuto del testo lancia più di un allarme, a cominciare dal fatto che nel 2023 il nostro Paese ha conosciuto un nuovo record negativo per la natalità, con meno di 380mila nuovi nati, e dal fatto che negli ultimi quattro anni i prodotti alimentari e i servizi per la prima infanzia hanno subito un incremento di prezzi molto alto (rispettivamente +19,1% e +11,3%), mentre solo un bambino su 3 tra 0 e 2 anni accede a un asilo nido, con - oltretutto - forti disparità territoriali. La povertà, viene sottolineato nel testo, continua a colpire i minori, specialmente i più piccoli: la povertà assoluta colpisce il 13,4% delle bambine e dei bambini tra 0 e 3 anni, e circa 200mila di età compresa tra 0 e 5 anni vivono in povertà alimentare, in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Quasi un bambino su dieci della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, ovvero ha vissuto in una casa che in inverno non era riscaldata in modo adeguato.

L’Atlante di quest’anno di Save the children evidenzia che in questo contesto i primi mille giorni di vita si trasformano da essere una grande opportunità per far fiorire interessi e capacità a diventare un percorso a ostacoli, che lascia indietro e penalizza quelli che nascono nei contesti più fragili.

In Italia, le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 748mila. Famiglie che negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti anche con l’aumento dei prezzi di alcuni beni e servizi essenziali per la prima infanzia. Da un’analisi realizzata con il Centro Studi di Confindustria, emerge infatti che dal 2019 al 2023 una spesa indispensabile, come quella per “latte e pappe” è salita del 19,1% (più dell’aumento dell’inflazione pari al 16,2%). Il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3%, con riferimento in particolare all’offerta privata, mentre per i posti finanziati dai Comuni l’aumento è pari all’1,5%. Secondo un’elaborazione svolta con il Centro Studi Confindustria sui dati diffusi da Federconsumatori, tra il 2014 e il 2024, i costi pre-nascita come visite mediche, ecografie, abbigliamento premaman, sono cresciuti del 37%. E ancora: aumenti significativi per le famiglie sono arrivati anche nelle spese del primo anno di vita, in particolare per le famiglie con i redditi medio bassi, tant’è vero che dal 2021 al 2024 le spese per i pannolini, ad esempio, sono cresciute dell’11% per quanto riguarda i costi minimi, ovvero per i pannolini meno cari (552 euro annui). La fotografia restituita dal XV Atlante dell’Infanzia mostra ancora troppe disuguaglianze sociali e territoriali nei servizi per la prima infanzia, come tra l’altro emerge da un video nel quale Save the ha raccolto una serie di testimonianze.

Tra l’altro, meno di un bambino su tre dagli 0 ai 2 anni trova posto in un asilo nido, un servizio che si dimostra fondamentale per combattere le disuguaglianze, con forti disparità territoriali. 

Con i progetti Pnrr i posti negli asili nido si stima raggiungeranno la media nazionale del 41,3%, avvicinandosi all’obiettivo europeo del 45% per il 2030, ma molti territori dove la povertà educativa è più forte rischiano di restare indietro: Campania e Sicilia attualmente hanno il tasso di copertura più basso in Italia (rispettivamente del 13,2% e del 13,9%), in base alle stime sui progetti in corso, non riuscirebbero a raggiungere neanche il 33%. Eppure, le due regioni rappresentano la seconda e la terza regione, dopo la Provincia Autonoma di Bolzano, per incidenza dei bambini 0-2 sulla popolazione, con alti tassi di povertà minorile e dispersione scolastica.

E poi c’è il dato dei minori in povertà assoluta, che in Italia sono 1 milione 295mila, pari al 13,8% del totale. Sono i bambini e le bambine ad essere i più poveri a confronto con le altre generazioni: 6,2% degli anziani over 65, del 9,4% dei 35-64enni, e dell’11,8% dei 18-34enni.

Nel 2023, l’8,5% del totale delle bambine e dei bambini vivevano in povertà alimentare, una percentuale cresciuta rispetto al 7,7% del 2021. Il 9,7% della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata.

Queste deprivazioni nei primi anni vita costituiscono per i bambini che le vivono fattori nocivi alla salute e al benessere che continuano ad avere un impatto anche nelle fasi successive della vita, diventando fattori di trasmissione della povertà alle generazioni successive.

Come detto, nel 2023 l’Italia ha raggiunto un nuovo record di denatalità, con solo 379.890 nuovi nati. Le bambine e i bambini tra 0 e 2 anni rappresentano attualmente appena il 2% della popolazione nazionale, ma la disparità tra generazioni è destinata ad aumentare in futuro: secondo le previsioni Istat, infatti, se oggi bambini e giovani fino a 18 anni sono il 15,3% della popolazione, nel 2050 saranno il 13,5%. Al contrario, la generazione più anziana (over 65) passerà dall’attuale 24% al 34,5% nel 2050.

Anche dal punto di vista territoriale, i dati confermano questa tendenza negativa per la natalità: nel 2023 in 340 Comuni italiani, non è nato nessun bambino e in 72 Comuni non ci sono bambini sotto i 3 anni.

Dall’Atlante emerge anche un’altra questione, ovvero che non è facile per una bambina o un bambino muovere i primi passi nelle nostre città, in particolare nelle aree più periferiche e svantaggiate. Le aree verdi scarseggiano, le temperature aumentano in maniera esponenziale a causa della crisi climatica e gli spazi pubblici disponibili e fruibili, come le biblioteche, sono pochi. Ecco alcune evidenze. La prima: a luglio di quest’anno, 349mila bambini sono stati esposti a temperature al suolo medie pari o superiori ai 40 gradi. Un trend in forte crescita negli ultimi 5 anni, sia per il mese di luglio che di agosto. La seconda: per quanto riguarda il verde negli oltre 100 capoluoghi di provincia, l’estensione delle aree verdi urbane copre appena il 2,9% dei territori comunali. I giardinetti e i piccoli parchi con aree giochi, sono solo una fetta piccolissima di tutto il verde urbano, pari al 10,9% e, anche in questo caso, con evidenti differenze territoriali. La terza: nel 2022, delle 8.131 biblioteche in Italia, 8 su 10 sono di pubblica lettura. Di queste ultime, il 58,8% ha uno spazio dedicato ai bambini da 0 a 6 anni.

Redazione Greenreport

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