
Roma 2026, il comitato One Water lancia il primo Forum Euromediterraneo dell’acqua

Parte nel migliore de modi l’avventura italiana dell’EuroMediterranean Water Forum 2026. Il nostro Paese ospita il prossimo anno il primo forum Euromediterraneo dell’acqua. E oggi, nel corso della presentazione a Montecitorio dell’evento, di cui greenreport è media partner, è subito emerso il carattere trasversale e unitario della sfida che Roma ha deciso di portare avanti. A illustrare quanto sia rilevante questo appuntamento sono state infatti personalità come monsignor Fisichella (che svelando un piccolo retroscena, ha fatto sapere che il comitato organizzatore One Water Italy era stato già settimane fa inserito per queste giornate nell’agenda delle udienze papali, salvo poi dover rinviare a causa dei problemi di salute), ministri come quello dell’Ambiente Pichetto Fratin e quello degli Esteri Tajani, il sindaco di Roma Gualtieri, il presidente del Lazio Rocca, scienziati ed esperti del settore, con anche la commissaria Ue all’Ambiente Roswell che ci ha tenuto a mandare un videomessaggio.
L’importanza dell’appuntamento che si terrà a Roma il prossimo anno è duplice: perché si tratta di una prima assoluta, considerando che finora un analogo evento aveva coinvolto i soli Paesi dell’area del Mediterraneo, mentre ora per la prima volta il forum coinvolge anche tutti i Paesi europei e dei Balcani; e perché più si fanno evidenti gli effetti della crisi climatica in termini di eventi meteo estremi – dalle alluvioni ai fenomeni di siccità – più appare chiaro come sia urgente e da affrontare a livello sovranazionale una gestione consapevole della risorsa idrica, sia in termini di approvvigionamento e tutela del bene e sia in termini di mitigazione del rischio idraulico.
È stato monsignor Fisichella, nel suo intervento presso l’aula dei gruppi parlamentari della Camera, a sottolineare che «noi non siamo i padroni dell’acqua, noi siamo i custodi dell’acqua. L’acqua appartiene alla natura, non a noi. Noi abbiamo il compito di rispettarla e difenderla, il compito e la responsabilità di accrescere quanto ci è stato affidato. L’acqua, quando non è rispettata, presenta i suoi volti, tanti volti: ci sono i volti belli, ma anche quelli che portano violenza, distruzione e morte, perché non è stata rispettata la natura. Allora, dove avvengono investimenti, necessari e utili, si deve tenere d’occhio non la legge dell’economia, ma quella del rispetto verso la natura».
Non a caso il titolo scelto per questa giornata di presentazione del primo Forum Euromediterraneo dedicato al tema è «Acqua: cura della risorsa e accesso universale». E a insistere sul tasto della necessità di garantire l’accesso universale a questo bene essenziale sono stati un po’ tutti gli interventi, con Rocca che ha ricordato che Kofi Annan «affermava che nel XXI secolo l’acqua sarebbe stata uno dei maggiori fattori di conflitto e instabilità globale» e che bisogna superare le «attuali gravi diseguaglianze riguardanti l’accesso all’acqua», al ministro Tajani, che impossibilitato a partecipare di persona all’appuntamento ha inviato un messaggio in cui sottolinea che l’acqua non è solo «essenziale per la salute e il benessere» ma è anche «fattore di sviluppo e crescita dell’economia» e «la risposta a una sfida così importante non può che richiedere un impegno collettivo» per «assicurare che le risorse idriche siano accessibili a tutti, per preservarle e utilizzarle in modo efficiente, senza sprecarle».
L’Italia, ha fatto sapere il ministro degli Esteri, «sta anche lavorando per l’istituzione di un inviato speciale per la diplomazia ambientale, con particolare riguardo alle tematiche, strategiche per il nostro Paese, relative all’acqua». Non solo. Il prossimo anno, Roma ospiterà anche la riunione dei ministri degli Esteri e dell’Ambiente dell’Unione per il Mediterraneo dedicata all’acqua: parteciperanno oltre 40 ministri dell’Ue ma anche di altri Paesi che affacciano sul bacino, dal Marocco alla Giordania, ed esponenti dell’Arab water council.
Il filo conduttore che porterà all’Euromediterraneo dell’acqua, ha spiegato la presidente del comitato One Water Italy Maria Spena, sarà «la diplomazia Blu, quindi il nesso tra acqua e pace e quindi l’equazione fondamentale ‘cibo acqua energia’ e quindi anche la blue economy, se pensiamo che senza acqua il 19% del Pil italiano non sarebbe possibile e se pensiamo che tutta la blue economy oggi porta il 10% del Pil. Quindi c’è un grande interesse, una grande sensibilità che deve partire soprattutto dai cittadini su un uso razionale dell’acqua».
I vertici comunitari non faranno ovviamente mancare il loro contributo, per un’ottimale riuscita dell’appuntamento di Roma. La commissaria europea per l’Ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare e competitiva, Jessika Roswall, ha inviato un videomessaggio al comitato promotore One Water – che riunisce ministeri, imprese idriche, associazioni come Anbi e Utilitalia, la Fondazione Earth and Water agenda (Ewa) e molti altri soggetti attivi nella gestione della risorsa idrica – in cui sottolinea che «l’acqua è la base della vita, la nostra risorsa naturale più importante»: «Ci serve l’acqua per vivere, per coltivare prodotti, per fare affari. Guardando avanti, sappiamo che l’accesso all’acqua continuerà a svolgere un ruolo importante per le nostre economie. Quindi dobbiamo risolvere tutti i problemi legati a questa risorsa, che purtroppo è sempre più esauribile. Ci sono tante pressioni causate da inquinamento, alluvioni, cambiamenti climatici. La nostra sicurezza è sotto pressione, ma sono ottimista. Insieme agli Stati membri e con l’appoggio della società civile e delle imprese possiamo trasformare la situazione, dobbiamo fare un uso più efficiente dell’acqua».
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha detto che «Roma Capitale è orgogliosamente e felicemente parte del comitato 'One Water Italy', e il Forum sarà un’occasione per lanciare una grande strategia, un grande patto per l’acqua, che mette al centro politiche pubbliche e private, per valorizzare questa straordinaria risorsa»: «Ancora non è sufficientemente diffusa la consapevolezza di quanto sia fondamentale fare un vero salto di qualità nelle politiche per l’acqua. Ci piace che Roma sia un hub, un punto di riferimento per questa strategia. Roma è città dell’acqua per definizione. Abbiamo bisogno delle politiche di investimento, di tutela». Complessivamente, ha fatto sapere il sindaco, tra risorse di Roma Capitale, Pnrr, Mit, ricavi da tariffa e gli investimenti di Acea, sono stati programmati investimenti per 2,6 miliardi sull’acqua, «che puntano ad affrontare la grande sfida del governo della risorsa idrica in modo organico e complessivo»: «Pensiamo che una strategia adeguata possa aumentare la disponibilità di acqua, salvaguardando questa risorsa preziosa. Tutto questo richiede investimenti per ridurre le perdite, che a Roma Acea ha ridotto al 27%, rispetto al 41% del 2020, e questo significa 7 milioni di metri cubi recuperati, pari al consumo idrico di una città di 100mila abitanti. Noi vogliamo fare meglio e contenere le perdite di rete al 25%, al di sotto della soglia media europea. C’è la grande sfida dell’approvvigionamento e sono partiti i lavori del raddoppio dell’acquedotto Peschiera con un investimento di 1,5 miliardi di euro. Stiamo effettuando interventi, attesi da anni, in tante periferie su reti fognarie e collettori e abbiamo lanciato un grande piano di recupero e riutilizzo dell’enorme quantità di acqua recuperata e pulita che una città come Roma produce ogni giorno. Quindi, ridurre le perdite, aumentare gli approvvigionamenti e differenziare il consumo è la strategia fondamentale».
E poi c’è la strategia nazionale e anche quella, fondamentale, sovranazionale, entrambe illustrate invece dal ministro Pichetto Fratin. «L’acqua è fonte di vita, ma è una risorsa esauribile. Nel nostro G7 Clima, energia e ambiente, ad aprile scorso, abbiamo creato la Water Coalition: l’obiettivo sono strategie comuni per definire insieme percorsi di azione rispetto al cambiamento climatico, che incide sulla biodiversità, il degrado e la disponibilità della risorsa». La crisi climatica, ha sottolineato il titolare del Mase, ci sta portando ad accentuare l’attenzione sulla necessità di essere razionali nell’utilizzo della risorsa idrica, di limitarne il consumo, di utilizzare tecnologie più moderne. «Un Paese come l’Italia, immerso nel Mediterraneo e che soffre del cambiamento climatico, necessita di un coordinamento di tante azioni per una corretta gestione». Di fronte al 42% di perdite negli acquedotti, ha affermato Pichetto Fratin, la sfida è superare l’attuale numero dei gestori, passando dagli attuali oltre duemila a un auspicabile «centinaio con le spalle robuste per fare grandi investimenti, rinnovando per esempio gli acquedotti». Pichetto Fratin ha ricordato anche il tema della depurazione, con dieci miliardi di metri cubi l’anno di acque reflue' che potrebbero essere utili a fini irrigui. «Dobbiamo diventare un Paese più moderno sul fronte del cambiamento climatico», ha aggiunto il ministro, «la grande questione è costruire una cultura ambientale di equilibrato utilizzo della risorsa». Anche a questo servirà il Forum Euromediterraneo in programma a Roma per il prossimo anno.
