In Sicilia ora è al contempo emergenza siccità e alluvione, via libera dalla Giunta regionale
Nel pomeriggio di ieri la Giunta della regione Sicilia si è riunita d’urgenza per deliberare lo stato d’emergenza dopo l’alluvione che ha colpito varie aree dell’isola tra il 19 e il 20 ottobre, nominando un nuovo commissario straordinario: il dg dell’assessorato alle Infrastrutture Duilio Alongi.
«Nostro obiettivo fondamentale – dichiara il presidente della Regione, Renato Schifani – è quello di garantire innanzitutto la sicurezza dei cittadini e ripristinare la viabilità regionale lì dove è stata danneggiata gravemente».
Sono stati dunque stanziati 2,8 milioni di euro dal Fondo di riserva per le spese impreviste del bilancio regionale per effettuare, «nel più breve tempo possibile», gli interventi ritenuti indispensabili per rimuovere le situazioni di pericolo e ripristinare lo stato dei luoghi colpiti dal nubifragio.
Investita in pieno dalla crisi climatica e dall’inadeguatezza delle proprie infrastrutture idriche, la Sicilia si trova così nella peculiare situazione di dover vivere al contempo un’emergenza alluvione e una dettata dalla siccità, dichiarato sempre dalla Regione ormai a febbraio.
Le piogge degli ultimi giorni, intense ma circoscritte nel tempo quanto nello spazio, hanno infatti solo lenito la sete dell’isola. Il Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias) informa che la precipitazione media regionale nei due giorni è stata di poco superiore a 40 mm, a causa dei ridotti accumuli registrati nell’estremo settore occidentale e su quello tirrenico: «Dopo un primo significativo sollievo ai suoli e alle colture, specie agli agrumi in maturazione, sono necessari – spiega nel merito Sias – ulteriori apporti per ripristinare pienamente le riserve idriche dei suoli e per produrre quel surplus necessario per alimentare le riserve idriche superficiali e sotterranee».
Risulta indicativo che appena un giorno prima del nubifragio, ovvero il 18 ottobre, la Giunta siciliana si fosse riunita proprio per discutere lo stato dell’arte sul fronte della siccità. Ad oggi è stata trasmessa al dipartimento nazionale della Protezione civile una proposta del secondo piano di interventi che include oltre 130 progetti, elaborati in risposta alle richieste pervenute da Ati, gestori idrici e da Comuni, oltre a 200 interventi di riparazione e acquisto di autobotti per i Comuni per oltre 8 milioni di euro.
«Questo piano – aggiungono dalla Giunta – è attualmente oggetto di una stretta interlocuzione con gli uffici competenti della Protezione civile di Roma e si sta tenendo conto delle osservazioni delle autorità nazionali e anche di quelle ricevute, fino a poche ore fa, dai Comuni e dai gestori».
All’interno di una polemica neanche troppo celata in corso col ministro della Protezione civile ed ex presidente della Sicilia, Nello Musumeci, la Giunta oggi guidata da Schifani precisa che «la crisi idrica in Sicilia è il risultato, oltre che della grave siccità, di decenni di ritardi nella manutenzione delle infrastrutture e nella pianificazione strategica. Nonostante ciò, l'attuale governo regionale ha intrapreso azioni concrete, anche grazie allo stanziamento di 20 milioni di euro approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso maggio (a fronte dei 590 milioni di euro richiesti, ndr) per fronteggiare l'emergenza, ai quali si sono aggiunti già 39 milioni del bilancio regionale e altri 40 sono previsti nel ddl delle variazioni di bilancio già approvato dalla giunta regionale e trasmesso all'Ars per il completamento dell'iter legislativo. Si continua a lavorare per ottenere ulteriori risorse necessarie al completamento degli interventi».
Un contesto di crisi costante in cui, dovrebbe essere ormai evidente, porre toppe su toppe giova poco al territorio. Servirebbe un intervento ben più esteso e ragionato, che metta a sistema le risorse nazionali con quelle regionali. Una prima proposta di Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica per affrontare la doppia minaccia di siccità e alluvioni, c’è già: l’ha elaborata la Fondazione Earth and water agenda, arrivando a stimare la necessità di investimenti da 17,7 mld di euro l’anno per un decennio, dalle soluzioni basate sulla natura agli invasi, dal servizio idrico integrato agli usi agricoli e industriali dell’oro blu.