Skip to main content

Le «eco-follie» del Governo smascherate anche dal Financial Times

 |  Editoriale

Dopo gli ambientalisti e gli industriali delle rinnovabili, anche la grande stampa internazionale mette all’angolo il Governo Meloni con le sue manovre per frenare la transizione ecologica.

È il caso del Financial Times, il quotidiano londinese punto di riferimento per la finanza globale – non proprio un covo di marxisti o figli dei fiori – che ha dedicato un articolo rovente al decreto Agricoltura, che adesso sta affrontando la conversione in legge al Senato.

Mentre la presidente Meloni parla di «eco-follie ideologiche di cui l'Italia e i suoi agricoltori sono stati vittime», il Financial Times porta alla luce come non solo i sostenitori dell’energia verde, ma anche molti agricoltori, siano contro questa narrazione.

Il decreto blocca infatti la possibilità di installare impianti fotovoltaici a terra a seguito della «frenesia nazionale suscitata dai commentatori televisivi di destra che sostenevano che i prodotti iconici italiani (dal Prosecco ai pomodori) erano minacciati dalle rapaci aziende fotovoltaiche. Molti agricoltori si fanno beffe di queste affermazioni, sottolineando che non tutti i terreni destinati all'agricoltura sono coltivabili, soprattutto nei luoghi in cui non c'è irrigazione», spiega il quotidiano finanziario.

L'Italia ha «16 milioni di ettari agricoli ma quasi un quarto è incolto» per molti motivi, dalla scarsa qualità del suolo alla mancanza di irrigazione, dalla frammentazione delle proprietà terriere alla carenza di manodopera o d’interesse da parte dei proprietari.

In un contesto simile, basterebbe l’1% dei territori agricoli a far spazio a tutti gli impianti fotovoltaici necessari da qui al 2030. Ma il Governo Meloni ha scelto la strada della propaganda, alimentando di fatto la crisi climatica. Risultato? Nessuna soluzione per gli agricoltori e 80 miliardi di euro a rischio per gli investimenti sulle rinnovabili. Un approccio che, a quanto pare, non sta sfuggendo neanche all’occhio vigile degli investitori internazionali.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.