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Greenreport vota per un nuovo clima in Europa

 |  Editoriale

Greenreport vota per un nuovo Europarlamento e una nuova Commissione che in questo tempestoso passaggio climatico possano riaccendere la speranza popolare nei 27 Stati membri nella battaglia climatica, rilanciando il nuovo Green deal, oggi sottoposto all’ossessivo bombardamento delle destre e di chi ancora si attesta sul fronte della sottovalutazione e della disinformazione e dello scetticismo.

Greenreport, tanto per essere chiari, come e più della prima ora, si batterà affinché la nuova Europa riesca a comunicare molto meglio il suo principale investimento per il presente e il futuro sostenibile, il piano dei piani che la propaganda negazionista e sovranista ha trasformato in “prescrizioni & vincoli” che hanno permesso di agitare scenari di perdite di centinaia di migliaia di posti di lavoro a partire dall’automotive e di costi a partire dall’edilizia green.

La nuova Europa per la quale votiamo deve riuscire a comunicare molto meglio le immense opportunità di crescita e competizione globale nella creazione di lavori, filiere, economie e tecnologie in tanti settori. E l’Italia della green economy è un fortissimo asset industriale in crescita per tutto ciò che serve per l’adattamento climatico.

Votiamo l’Europa che rilanci sé stessa, la identità, contro i manipolatori e i sabotatori di ogni investimento green. I record di temperatura osservati e battuti uno via l’altro, l’ultimo rischiosissimo aumento registrato di 0,26°C negli ultimi decenni dai team internazionali di scienziati dell’Ipcc e validato nell’ultimo report “Indicators of global climate change”, dimostra il balzo di 1,19 °C nel decennio 2014-2023, un pericoloso aumento su 1,14 °C del periodo 2013-2022.

Il riscaldamento della superficie terrestre e oceanica e marina corre a ritmi senza precedenti, molto sopra le temperature medie dell'era preindustriale, e hanno aumentato frequenza e intensità di eventi estremi con ondate di calore mai registrate, vasti incendi, gravi siccità, gravissime alluvioni.
Il riscaldamento globale non è più un rischio climatico, ma è il nemico numero uno nel nostro continente. Chi finge di non capire che gli indicatori climatici stanno cambiando rapidamente, che anche il maggio alle nostre spalle ha superato la soglia limite certificata da Copernicus come mese globalmente più caldo dal 1850, è complice delle devastazioni, alimenta il pompaggio di gas serra da attività umane climalteranti.

Nella prossima conferenza di Bonn l’Europa dovrà predisporre un timing di reazioni per essere protagonista nella conferenza sul clima Cop29 di novembre a Baku, in Azerbaigian. La transizione energetica ed ecologica invita a correre. Non c’è più tempo da perdere.

E noi italiani che viviamo in una delle aree-target e hot spot di rischiosità climatica estrema e già oggi siamo tra le più colpite del pianeta, non possiamo più stare alla finestra a guardare l’effetto che fa. Ecco perché serve il Green deal e serve tirar fuori dai cassetti il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, definire obiettivi, cogliere le immense opportunità della nostre aziende che trasferiscono saperi, tecniche e tecnologie soprattutto all’estero, e trasformare la crisi climatica in sostenibilità ambientale, sicurezza e posti di lavoro.

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.