Essere inseriti nel Pantheon dei GreenHeroes dal Kyoto club e dal grande Alessandro Gassmann, che dire? È il bel riconoscimento della grande storia del giornalismo ambientale sulle spalle del diciottenne greenreport, il primo quotidiano ecologista italiano, e potremmo chiuderla qui, tanta è l’emozione del suo costante supporto.
Ma la navigazione è appena ricominciata, con più certezze e con la barra dritta dell’eroe che per tanti anni è stato al timone, Luca Aterini, punta della redazione, con l’ambizioso format della nuova piattaforma editoriale e il coinvolgimento social.
C’è bisogno di greenreport oggi, eccome se c’è bisogno. Crisi climatica, salvaguardia degli ecosistemi, aumento della consapevolezza di noi italiani – tra i popoli più smemorati e tendenti alla rimozione dei problemi –, investimenti e “buone azioni” per l’adattamento ai guai climatici e per reti di protezione dai grandi rischi naturali, come impongono le alluvioni e il ribollire in questi giorni del sottosuolo dei Campi Flegrei. Richiedono un salto di qualità anche nell’informazione ambientale e scientifica e nella comunicazione.
Bisogna svegliare dal lungo sonno la politica – nel mezzo della campagna elettorale dove salvo rare eccezioni sono scomparse parole come green economy o ambiente o emergenza climatica –, bisogna azionare velocemente il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, adottato per poi essere chiuso in un cassetto, bisogna abbandonare i miraggi come quello del Ponte sullo Stretto per lanciare piuttosto veri ponti sulla realtà fatta di debolezze e fragilità croniche e recuperando ritardi imperdonabili in prevenzione.
Il supporto dell’informazione scientifica, dei nostri tanti esperti di università, centri di ricerca e delle grandi associazioni ambientaliste, a partire da Legambiente che ha contribuito a far nascere il nostro quotidiano online, influenza e indirizza scelte per la transizione ecologica e energetica che fanno bene all’Italia, alle nostre economie e all’occupazione.
Noi, con questo spirito, siamo sintonizzati con una comunità di comunità, che sedimenta e radica una forte cultura dell’interesse generale, contro le troppe tossine in circolo di un anti-ambientalismo e un negazionismo climatico impregnati di egoismo, individualismo, allarmi e paure, ignoranza e disprezzo anche delle capacità del nostro tessuto sociale ed economico.
Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano e, tempo fa, Gassmann ha trasformato un suo tweet con l’hashtag #Romasonoio, diventato in pochi minuti virale, in mobilitazione vera: “Noi romani dovremmo metterci una maglietta con su scritto 'Roma sono io' armarci di scopa, raccoglitore e busta per la mondezza, e ripulire ognuno il proprio angoletto di città. Roma è nostra, voglio vederla pulita. Diffondete questa notizia. Basta lamentarsi, basta insulti, facciamo!”.
Dalle condivisioni e dai commenti molti passarono alle ramazze, ripulendo piazze e strade e giardini. Ecco perché il suo complimentone e la sua spinta ci aiutano. Le sue idee sono le nostre, sono scritte nell’atto di nascita e nell’atto di rinascita di greenreport.