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Tre anni, oltre 12 mila civili uccisi e 12 milioni senza i più basilari mezzi di sussistenza. E mentre l’inedito asse Trump-Xi Jinping tende la mano a Putin, i leader europei volano a Kiev per sostenere il popolo ucraino

 |  Editoriale

In questi tre anni, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) più di 12.600 civili sono stati uccisi e oltre 29.000 sono rimasti feriti. Sono stati colpiti almeno 2.400 bambini. A dicembre 2024 erano 669 quelli rimasti uccisi. E il 2024, tra l’altro, è stato l’anno in cui le vittime tra i civili sono aumentate del 30% rispetto al 2023. Chi è scampato alla morte, non se la passa bene. Da 36 mesi milioni di persone vivono in condizioni di costante paura e quelle residenti nei territori occupati affrontano gravi restrizioni e un accesso limitato agli aiuti umanitari. Gli attacchi dell’esercito russo alle infrastrutture stanno aggravando la crisi. Oltre il 10 per cento del patrimonio abitativo ucraino, sempre stando ai dati Onu, è stato danneggiato o distrutto, lasciando almeno due milioni di famiglie senza un rifugio adeguato. Circa 12,7 milioni di persone hanno bisogno dei più basilari mezzi di sussistenza. Il sistema energetico ha subito pesanti danni, l’interruzione delle forniture si è ripetuta come un incubo per tre inverni di fila lasciando le città senza elettricità, riscaldamento e servizi essenziali in condizioni di implacabile gelo. Più di 3.600 scuole e università sono state colpite, costringendo centinaia di migliaia di bambini all’apprendimento a distanza. Fattore secondario, rispetto al dover rimanere al buio e al freddo, o alla mancanza di che mangiare almeno due volte al giorno? Fino a un certo punto. Se la cosa va avanti da tre anni e non si vede la luce in fondo al tunnel, se la situazione sembra aggravarsi anziché migliorare, fino a un certo punto, per un popolo che da tre anni combatte per non perdere la propria libertà.

«Dear Volodymyr…». Caro Volodymyr, dice oggi, in occasione della visita dei leader europei in Ucraina, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Intervenendo all’International Summit a Kiev e rivolgendosi al presidente ucraino Zelensky, la presidente della Commissione europea ricorda: «Il 24 febbraio 2022 è un giorno che vivrà per sempre nell’infamia. Oggi ci uniamo a voi nel ricordo degli eroi caduti in Ucraina e di quelli che ancora combattono in prima linea». Nel terzo anniversario dell’invasione Russa, l’Ue fa sentire il suo sostegno con parole e atti concreti che segnano una netta distanza rispetto alla posizione assunta da Donald Trump. Se il presidente degli Stati Uniti ha riabilitato Vladimir Putin avviando negoziati in Arabia Saudita dai quali è stato tenuto fuori Zelensky, se ha chiesto all’Ucraina l’equivalente di 500 miliardi di dollari in risorse naturali come compenso per gli aiuti militari forniti dagli Usa, se ha iniziato a diffondere una narrazione che stravolge i ruoli di aggressore e aggredito, i tre presidenti di Commissione Ue, Consiglio europeo ed Europarlamento hanno diffuso oggi una nota congiunta in cui si ridà una giusta lettura di quanto avvenuto nel febbraio 2022: «Tre anni fa, la Russia ha iniziato la sua guerra di aggressione illegale e su larga scala contro l’Ucraina. La brutale guerra della Russia prende deliberatamente di mira i civili e le infrastrutture critiche. Il popolo ucraino ha dimostrato coraggio nel difendere il proprio Paese e i principi fondamentali del diritto internazionale. Rendiamo omaggio a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita e hanno perso i propri cari per l'indipendenza e la libertà dell’Ucraina. La Russia e la sua leadership sono gli unici responsabili di questa guerra e delle atrocità commesse contro la popolazione ucraina. Continuiamo a chiedere che vengano accertati tutti i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità commessi. Accogliamo con favore i recenti passi compiuti verso l’istituzione di un Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina». Non solo. Se Trump, citando cifre un po’ a caso, ha affermato che gli Usa hanno speso più di tutti per dare armamenti e sostegno finanziario a Kiev e fatto capire che ora i rubinetti si chiudono, von der Leyen sfrutta l’intervento di oggi a Kiev per mettere in chiaro un paio di cose. La prima, riguardo i prossimi mesi: «La nostra prima priorità resta quella di dare forza alla resistenza dell’Ucraina». La seconda, sulle cifre e su chi è stato il principale sostenitore, anche dal punto di vista finanziario, dell’Ucraina: «Finora, la nostra Unione e gli Stati membri hanno sostenuto l’Ucraina con 134 miliardi di euro. È una cifra superiore a quella di chiunque altro». E che continuerà ad aumentare, perché von der Leyen annuncia un nuovo pagamento di 3,5 miliardi di euro per l’Ucraina che arriverà già a marzo. E, confermando quanto anticipato sempre nel vertice di Kiev dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, aggiunge che ci sarà un Consiglio europeo speciale. «Presenterò un piano completo su come aumentare la nostra produzione di armi e le nostre capacità di difesa in Europa – spiega von der Leyen – e anche l’Ucraina ne avrà beneficio. Nessuno vuole più pace del popolo ucraino. Ma una pace giusta e duratura si ottiene solo con la forza».

Ma in questo terzo anniversario dall’invasione della Russa ai danni dell’Ucraina, l’Europa non si limita alle formule di sostegno né a soli impegni per ulteriori finanziamenti e forniture di armamenti. Mentre Trump tende la mano a Putin per portarlo a un dubbio tavolo delle trattative, mentre tra l’altro il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov esclude un cessate il fuoco lungo l’attuale linea del fronte in Ucraina per discutere in seguito le condizioni di pace, l’Ue ha appena approvato il sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. 

A finire nel mirino sono categorie non incluse finora, il che rende il raggio di azione di queste nuove sanzioni ampio come non era mai stato. Nel pacchetto figurano infatti le navi della flotta fantasma fin qui sfuggite ai controlli (nella lista nera sono finite altre 74 navi che hanno contribuito alle entrate energetiche della Russia, portando il numero totale delle imbarcazioni a 153) e tra gli oggetti per i quali è stato introdotto il divieto di esportazione verso Mosca ci sono strumenti apparentemente estranei alle vicende belliche, come i controller di gioco per le consolle di videogame, usati nei campi di battaglia per controllare il volo dei droni. «Per ridurre il rischio che le nostre sanzioni vengano aggirate – viene tra l’altro sottolineato nella nota congiunta dei vertici Ue in cui si annuncia la nuova tranche di misure restrittive – alcune disposizioni del 16° pacchetto sono ora rispecchiate anche nel regime sanzionatorio della Bielorussia. L’Ue ha inoltre aggiornato e rafforzato i regimi sanzionatori relativi alla Crimea e a Sebastopoli, nonché alle aree non controllate dal governo di Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia». Oltre al divieto di importazione di prodotti in alluminio lavorato dalla Russia, già in vigore, questo pacchetto include anche un divieto sulle importazioni Ue di alluminio primario dalla Russia. L’Ue ha anche deciso di vietare completamente lo stoccaggio temporaneo o il collocamento in regime di zona franca del greggio o dei prodotti petroliferi russi nei porti dell’Ue, cosa che finora era consentita se il petrolio rispettava il limite di prezzo ed era destinato a un Paese terzo. 

E mentre i leader europei da Kiev confermano il loro sostegno al popolo ucraino e le sanzioni alla Russia, la riabilitazione di Putin da parte di Trump fa entrare in campo anche il presidente cinese Xi Jinping. Che, come riferisce la principale emittente televisiva Cctv, elogia in una telefonata con il suo omologo russo «gli sforzi positivi compiuti dalla Russia e dalle altre parti interessate per risolvere la crisi». 

La sfida, per l’Europa, è enorme. Scrivono nella nota congiunta i presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento Ue: «Sottolineiamo la necessità di garantire che la comunità internazionale continui a concentrarsi sul sostegno all’Ucraina per il raggiungimento di una pace globale, giusta e duratura, basata sulla formula di pace ucraina». Formula che però nessun’altra potenza mondiale vuole riconoscere.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.