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L’eredità di Fulco Pratesi. Il gigante dell’ambientalismo che ha restituito all’Italia il suo lato migliore: una Natura protetta da 106 Oasi Wwf, la tutela degli animali braccati, le battaglie antinucleari, una nuova cultura ecologista

 |  Editoriale

Greenreport si stringe ai figli Isabella, Carlo Alberto, Francesco e Olympia e ai nipoti e a tutti gli amici del Wwf e a quanti hanno avuto la grande fortuna di conoscere Fulco Pratesi.

Fulco aveva appena compiuto 90 anni da gigante dell’ambientalismo italiano. Ha inventato dal quasi nulla e contro quasi tutti un’avventura ecologista straordinaria come quella del Wwf Italia. Ha colorato sulla carta dei suoi inseparabili taccuini e con estrema eleganza e precisione paesaggi e amatissimi animali. Ha divulgato con libri anche per ragazzi il rispetto per la Natura e per la naturalità dei luoghi. Ha regalato a tanti italiani, ignari di vivere su una Penisola dei Tesori naturali, la passione per l’ecologia. Ha trasmesso saggezza all’irruenza del movimento ambientalista. Soprattutto, per 60 anni c’era sempre, Fulco, ovunque e in ogni battaglia in nome della difesa dei beni più preziosi: l’ambiente e i suoi viventi, la biodiversità strepitosa che oggi rischiamo di distruggere a ritmi impensabili e velocissimi, la lotta ai cambiamenti del clima senza freni, oggi boicottata dalle scelte scioccanti del trumpismo, che sta segnando un prima e un dopo negli equilibri geo-strategici globali e uccide ogni speranza con la seconda tragica uscita degli Usa dall’Accordo sul clima di Parigi.

Fulco è stato, come si suol dire, uno dei “padri fondatori” dell’ecologismo italiano. Architetto e urbanista, naturalista e giornalista, scrittore di libri straordinari, disegnatore e promotore di migliaia di iniziative che hanno arricchito il concetto di ecologia, aumentando la consapevolezza del problema e della sua complicata vastità. Ci ha regalato quell'ottimismo realistico, e da lui abbiamo imparato che tra i “ferri del mestiere” dell’ambientalista la prima regola è quella della conoscenza e dell’amore per la meravigliosa Natura che ci circonda – perché senza questo approccio i nostri avversari non li potremmo mai combattere e battere –, evitando il pessimismo e il piagnisteo e la facile esagerazione apocalittica. Fulco è stato uno straordinario affabulatore e conoscitore della storia dell’evoluzione della Natura italiana, una sorta di “navigatore” nella naturalità della Penisola, meglio di Google Maps: bosco dopo bosco, pianta dopo pianta, animale dopo animale di ogni specie, che lui osservava e disegnava con una bravura quasi innata, proprio come fanno i grandi maestri. Ha tessuto reti con personalità e ambienti che negli anni hanno dato maggior forza e dignità all’ambientalismo di cui custodiva i grandi valori e la strenua lotta ad ogni spreco. Fino all’estremo sacrificio personale del divieto dell’aria condizionata a favore del classico ventilatore e del basso consumo dell’acqua perché “bisogna consumarne poca e va fatto capire quanto è preziosa”.

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Fulco è stato anche parlamentare dei Verdi dal 1995 al 1997, ma in un Parlamento che pensava ad altro lui ha scritto e ha contribuito a far approvare leggi fondamentali che oggi tutelano la Natura italiana. In terre di cacciatori senza regole fu rivoluzionaria quella che da tutti viene considerata “la legge Pratesi” approvata l’11 febbraio del 1992, numero 157, che nel suo articolo 1 recita: “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale”. Fulco da esperto qual era, elencò le specie estinte in Italia dagli inizi del Novecento, un’agghiacciante verità: “Nel 1918 muore l’ultima lince delle Alpi; nel 1920 la gru fu estinta come nidificante grazie alla bonifica delle aree di riproduzione di Portogruaro (il cui nome deriva proprio da questo uccello) e al saccheggio sistematico dei suoi nidi; il francolino scompare dalla Sicilia nel 1869; la quaglia tridattila si estingue in Sicilia verso il 1920; l’ultimo avvoltoio barbuto delle Alpi viene abbattuto il 29 ottobre 1913 nel Gran Paradiso, e l’ultimo lupo delle Alpi è ucciso in Valtellina nel 1874…”.

E dobbiamo a Fulco anche la legge quadro del 6 dicembre 1991, n. 394, la prima a dettare i principi fondamentali che portarono all’istituzione e alla gestione delle nostre aree protette, permettendo di proteggere un immenso patrimonio di biodiversità fino ad allora alla mercé dell’arrembaggio dell’abusivismo edilizio no limits e di bracconieri e inquinatori, definendo finalmente le linee guida per l’assetto del territorio più green oggi sotto protezione. Come ricorda oggi il Wwf, il suo orgoglio più grande erano le 106 Oasi Wwf che oggi tutelano 27.000 ettari di territorio, come un sistema a rete di aree protette, che lui conosceva metro per metro e seguiva una per una.

1995 Fulco ad Astroni foto di CIRO FUSCO

Fulco ha restituito all’Italia il suo lato migliore partendo da uno shock personale, che ricordava sempre come “salutare”. Era il 1963 ed era armato di fucile, impegnato in una battura di caccia nelle foreste dell’Anatolia. Rimase impietrito e quasi ipnotizzato di fronte ad una bellissima orsa con i suoi tre cuccioli. Fu l’incontro “folgorante” di una vita con un animale che con il suo sguardo lo trasformò da cacciatore a primo difensore delle altre specie viventi, e promoter della cultura dell’ecologia. Tre anni dopo, era il 1966, tenne a battesimo la sezione italiana del World Wildlife Fund For Nature, il Wwf, in una stanza del suo studio romano di architetto dove ospitava le prime riunioni. La sua nuova associazione irruppe come aria nuova nel panorama italiano. Raccoglieva fondi e li reinvestiva nella salvaguardia di aree e ambienti naturali. Nel comitato promotore c’era anche Franco Tassi, che è stato protagonista della nascita e poi presidente del Parco nazionale d'Abruzzo. Il loro primo atto fu quello di strappare ai cacciatori il lago di Burano, sulla splendida costa maremmana circondata da macchia mediterranea e dune.

Erano gli anni della nascita del primo ambientalismo. Nel novembre 1965 si era costituita a Parma la Lega nazionale contro la distruzione degli uccelli, che nel 1975 diventò Lipu, Lega italiana per la protezione degli uccelli. Da una costola di Italia Nostra, Giulia Maria Crespi e Renato Bazzoni diedero vita alla Fondazione Italiana per l’Ambiente, a difesa dei beni culturali. Pochi interessati fecero caso alle novità verdi – dagli Stati Uniti ai Paesi europei – dove scienziati, demografi ed economisti lanciavano i primi Sos per gli equilibri ecologici manomessi dalle industrie inquinanti, e il 22 aprile del 1970 organizzarono cortei da New York ad altre decine di città statunitensi e europee per l’Earth Day, la “Giornata della Terra”, la prima mobilitazione per rilanciare le scomode verità scientifiche dell'effetto serra. Era l'esordio di un movimento tutto nuovo, e il Corriere della Sera fu l’unico a riportare la notizia in prima pagina con il titolone: “Tutta l'America mobilitata per la Giornata della Terra", e il bel reportage del grande Ugo Stille.

Erano mature le condizioni per lanciare un sasso nella stagnante politica italiana. Si mosse una parte del nostro mondo accademico guidato dall'economista Aurelio Peccei che, a fine anni '60, promosse il “Club di Roma” con scienziati e manager impegnati su analisi e proposte sulle grandi scelte per il futuro, e commissionò un report ai ricercatori del Massachussets Institute of Technology, e il primo gennaio del 1971 a Roma presentò il clamoroso “The limits to growth”. Lanciava l’allarme per il rischio di esaurimento delle risorse naturali. A dar man forte culturale e scientifica arrivarono poi i libri di Gregory Bateson “Steps to an ecology of mind” e di James Lovelock, scienziato inglese che lanciò l’Ipotesi Gaia. Si infrangeva, insomma, un muro di gomma e, dal 5 al 17 giugno 1972, si mosse l'Onu che convocò a Stoccolma la Conferenza “Una sola Terra”, che aumentò l’attenzione verso nuovi rischi incombenti. E Barry Commoner, docente universitario e scienziato newyorkese, impegnato nelle prime denunce contro il rischio nucleare pubblicò “The closing circle”, altro testo di riferimento per il pensiero ecologista. Sarebbe poi nata nel 1971 Greenpeace e nel 1980 come struttura dell'Arci la Lega per l'ambiente, che divenne autonoma dal 1986.

FulcoPenne

Fulco, in quegli anni, portò il Wwf ai primi risultati tangibili con la protezione del lupo promossa con l’Operazione San Francesco, per la salvezza dell’animale allora braccato e sull’orlo dell’estinzione, e dell’orso e della foca monaca e di altre specie predate dai cacciatori. Lanciò l’ecologia domestica per far sì che ogni nostro piccolo gesto potesse far bene al pianeta. Contribuì con la sua determinazione e autorevolezza, insieme al nascente movimento ecologista con Italia Nostra, Greenpeace e Legambiente, alle battaglie referendarie antinucleari, per la protezione della natura, contro la caccia e per la difesa di ecosistemi ricchissimi di biodiversità. «Se considereremo la natura e il nostro Pianeta come un posto da conquistare e dominare, allora sarà la nostra fine», ripeteva nei suoi ultimi appelli.

Addio Fulco. Amavi profondamente la Natura e il tuo Wwf come “quinto figlio”. Ma sei e sarai sempre accanto a chi lotta per l’ambiente.

fulco luciano

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.