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Da tempo il mondo dell’agricoltura ha scoperto di dover fare i conti con i cambiamenti climatici. I dati sono allarmanti e solo per restare al 2024 ci dicono che siccità e maltempo hanno devastato le coltivazioni da Nord a Sud. Grano -20%, olio di oliva -32% secondo Coldiretti, che registra anche un calo della produzione di vino del 13%. Frutta e florovivaismo non se la cavano meglio con perdite nell’ordine dell’11,2% e del 3,9% (fonte Istat).
I danni attribuibili a eventi climatici estremi sono stati calcolati sempre da Coldiretti in 6 miliardi nel 2022, 6,5 nel 2023 e 8 miliardi e mezzo nel 2024. C’è quindi una crescita esponenziale proprio negli ultimi anni, quelli che hanno visto 79 eventi meteo estremi con danni al settore, oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), la Puglia con 17, la Sicilia e il Veneto con 14, la Sardegna con 11. Territori dalla grande vocazione agricola sempre più in difficoltà con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti sradicati.
A fronte di tutto questo ci si aspetterebbe una spinta forte da parte del mondo agricolo verso un cambio di passo, una svolta che abbracci il meglio delle pratiche più rispettose dell’ambiente e invece l’atteggiamento è quanto mai timido. Se una narrazione superficiale ha messo il mondo agricolo sul banco degli imputati per il contributo all’inquinamento di acqua e suolo, è pur vero che il contributo c’è ed è pesante. Causa e vittima del suo stesso impatto ambientale contribuendo alle emissioni di gas serra, emettendo in atmosfera metano, protossido di azoto e anidride carbonica fino all’uso di fertilizzanti che avvelenano e impoveriscono il suolo.
E questo spiega forse la resistenza ad abbracciare la transizione green. È stata in effetti la più grande delle organizzazioni di categoria a ostacolare l’introduzione di misure più restrittive da parte dell’Unione Europea sull’uso di pesticidi, ed è sempre la Coldiretti per bocca del suo presidente Prandini a evocare il ritorno al nucleare.
La recente svolta in capo alla Commissione europea, che di fatto allenta i vincoli del Green deal, ha trovato ampio sostegno nei partiti conservatori ma anche nelle organizzazioni di categoria che, probabilmente, non vedevano l’ora di liberarsi dalle limitazioni imposte dalle politiche comunitarie, dalla strategia Farm to Fork e anche da quella riforma della Pac, che mirava a ridurre le emissioni del settore agricolo, aumentare la resilienza alle sfide climatiche e promuovere pratiche agricole più sostenibili.
Eppure, gli effetti dei cambiamenti climatici sono sempre più evidenti proprio in campo agricolo, le rese sono sempre minori, le alte temperature aiutano la diffusione di nuovi infestanti, il fabbisogno idrico aumenta, alcune colture non sono più idonee per aree dove sono state coltivate per secoli, la biodiversità è un valore a rischio. Tutto questo non può essere fronteggiato con alcuna forma di negazionismo ma nemmeno con una politica che miri esclusivamente al risarcimento dei danni. Occorre investire invece in un’agricoltura sostenibile, prediligendo le pratiche dell'agricoltura di conservazione, la rotazione delle colture e l'agricoltura biologica, utilizzare la tecnologia per sviluppare l’efficienza ottimizzando l’uso di fertilizzanti.
Non sembra proprio questa la direzione intrapresa dal Governo, in evidente sintonia con Coldiretti, visti i ritardi, denunciati da Legambiente, all’attuazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc). Ci sono 37 misure che riguardano il settore agricolo e della pesca che non sono state finanziate.
«E pensare, commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, che lo stesso Piano ricorda che al 2050 il settore dell’agroalimentare italiano rischia perdite economiche di 12,5 miliardi di euro all’anno in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Di questo passo, oltre ai danni alla produzione e ai territori, la crisi climatica costerà sempre più cara nella spesa per le famiglie».