
L’Orologio dell’Apocalisse segna 89 secondi alla catastrofe: crisi climatica, malattie e intelligenza artificiale fanno spostare le lancette più velocemente di quanto non abbia fatto da sola la corsa agli armamenti nucleari

Siamo sempre più vicini alla catastrofe. Balliamo sull’orlo del precipizio come mai abbiamo fatto negli ultimi 78 anni di storia, compresi i decenni della guerra fredda e la corsa agli armamenti nucleari. A suonare la sveglia sono gli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, fondato dai fisici del Progetto Manhattan dopo lo sgancio della bomba atomica sopra le città di Hiroshima e Nagasaki. Dal 1947, due anni dopo la fondazione dell’organizzazione da parte di Albert Einstein, Robert Oppenheimer e scienziati dell’Università di Chicago che avevano contribuito a sviluppare le prime armi atomiche, gli “atomic scientists” hanno lanciato l’Orologio dell’Apocalisse, un dispositivo metaforico ma costruito attorno a dati scientifici, che misura quanto sia prossimo il pericolo di una catastrofe globale da cui l’umanità uscirebbe, se ne dovesse uscire, decimata. Nel 1947, tutto considerato, le lancette vennero fissate sulle 23.53. Due anni dopo, con il primo test nucleare sovietico andato a buon fine, vennero spostate per la prima volta un po’ più avanti verso la mezzanotte, l’ora della catastrofe. Altri spostamenti sono stati fatti nei decenni successivi, fino ad arrivare a soli 90 secondi a mezzanotte, un tempo risicato ma rimasto in vigore fino all’altro giorno. Ora la decisione di scendere anche sotto quella soglia: mancano 89 secondi all’Apocalisse. E il motivo non risiede più soltanto nel rischio nucleare, che pure rimane alto.
Tradizionalmente, l’Orologio (ovvero le analisi degli scienziati) considerava come fattore che potesse mettere a rischio l’umanità soltanto un eventuale conflitto nucleare. Oggi invece vengono prese in considerazione anche le minacce legate al cambiamento climatico e alle nuove tecnologie. Già lo scorso anno, scrive il comitato del Bulletin of the Atomic Scientists, questi fattori erano stati messi sotto i riflettori, ma «nonostante gli inequivocabili segnali di pericolo» non sono state attuate le misure necessarie per arginarli. A presiedere il comitato è il fisico Daniel Holz, professore dell’Università di Chicago, e con lui ci sono tra gli altri il Nobel per la Pace Juan Manuel Santos e il fisico Robert Socolow, professore emerito dell’Università di Princeton. «Continuare ciecamente sulla strada attuale è una forma di follia», spiegano motivando le ragioni che li hanno portati a togliere un altro secondo all’Orologio dell’Apocalisse. «Stati Uniti, Cina e Russia hanno il potere collettivo di distruggere la civiltà» e dunque «hanno la responsabilità primaria di riportare il mondo indietro dall’orlo del baratro, e possono farlo se i loro leader iniziano seriamente a discutere in buona fede delle minacce globali».
I fattori che hanno determinato l’avvicinamento delle lancette all’ora fatale includono ancora le armi nucleari, alle quali si aggiungono ora la crisi climatica, l’intelligenza artificiale, le malattie infettive e i conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Spostare le lancette avanti di un secondo è, sottolineano gli scienziati, un «segnale forte»: «Poiché il mondo è già pericolosamente vicino al precipizio, lo spostamento anche di un solo secondo dovrebbe essere considerato un’indicazione di pericolo estremo». Per quanto riguarda i conflitti in corso, gli scienziati temono che possano sfuggire al controllo quelle in Ucraina e quelle che incendiano l’area mediorientale. «I Paesi che hanno armi nucleari stanno aumentando le dimensioni e il ruolo dei loro arsenali, investendo centinaia di miliardi di dollari in armi che possono distruggere la civiltà», è l’allarme lanciato dal comitato. «Il processo di controllo degli armamenti nucleari sta collassando e i contatti ad alto livello tra le potenze nucleari sono del tutto inadeguati di fronte al pericolo che incombe».
Ma a destare preoccupazione più di quanto non sia avvenuto in passato sono anche le conseguenze del cambiamento climatico determinato dall’utilizzo di combustibili fossi e dalla conseguente emissione nell’atmosfera di massicce dosi di gas serra. Gli scienziati sottolineano il consistente aumento, in quello che è stato l’anno più caldo mai registrato, di eventi meteo estremi come alluvioni, cicloni, ondate di calore, siccità e incendi. «La crescita dell’energia solare ed eolica è stata impressionante, ma rimane insufficiente per stabilizzare il clima», dicono gli scienziati evidenziando che su questo fronte è necessario imprimere una decisa accelerazione. La realtà, almeno in parte, sembra però andare in un’altra direzione. Quella del precipizio. «A giudicare dalle recenti campagne elettorali, il cambiamento climatico è considerato una bassa priorità negli Stati Uniti e in molti altri Paesi». E ora bisogna invertire la rotta. Anche perché, aggiungono, adesso bisogna prestare la massima attenzione anche a malattie emergenti come l’influenza aviaria, al «rischio che terroristi o Paesi possano raggiungere la capacità di progettare armi biologiche per le quali non esistono contromisure» e anche alle applicazioni a scopo militare delle tecnologie spaziali e dell’intelligenza artificiale. Spiegano i due “scienziati atomici” Herb Lin, del Center for international security and cooperation, e Hank Holland, della Hoover institution della Stanford university: «Le proposte di integrare l’intelligenza artificiale nelle armi da guerra sollevano domande sulla misura in cui le macchine saranno autorizzate a prendere o sostenere decisioni militari, anche quando tali decisioni potrebbero uccidere su vasta scala. Anche se un essere umano prende sempre la decisione finale sull’uso delle armi nucleari, come e quando, se non del tutto, l’IA dovrebbe essere utilizzata per supportare tale processo decisionale? Come dovremmo pensare alle armi autonome letali, che identificano e distruggono obiettivi senza l’intervento umano? Nel frattempo, la disfunzione sempre crescente nell’ecosistema dell’informazione mondiale interrompe la capacità della società di affrontare sfide difficili e l’IA ha un grande potenziale per accelerare il caos e il disordine».
