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Il nuovo imperialismo di Trump per le materie prime critiche, visto dalla Groenlandia

 |  Editoriale

La gelida e sempre più ambita Groenlandia è un territorio autonomo del Regno di Danimarca, membro della Nato, eppure il presidente in pectore degli Usa – Donald Trump – ha accennato alla possibilità di impiegare la forza militare per soggiogarla agli interessi statunitensi.

Durante una conferenza stampa dal suo resort Mar-a-Lago di Palm Beach (Florida) che ha fatto il giro del mondo, Trump non ha escluso l'uso dell’esercito per l’annessione forzata della Groenlandia. «Non posso dare assicurazioni in questo senso», ha risposto a domanda diretta di un giornalista, precisando di «non potersi impegnare» in questo momento: «Può darsi che dovrò fare qualcosa in futuro».

Trump non è nuovo a simili ambizioni, dato che già durante la sua prima presidenza, nel 2019, aveva proposto di “comprare” la Groenlandia dalla Danimarca; stavolta ha alzato ulteriormente l’asticella dello scontro, minacciando neanche troppo velatamente di invadere il territorio. Allo stesso tempo, l’Europa sta invece facendo leva sul proprio soft power per rafforzare la collaborazione con l’isola artica.

Da Copenaghen storicamente arriva ogni anno un sussidio alla Groenlandia per oltre 500 milioni di euro, per un’isola dove vivono circa 60mila abitanti; la scorsa primavera la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è invece volata nella capitale Nuuk per siglare nuovi accordi di collaborazione nell’ambito del pacchetto “Global gateway”, che garantirà alla Groenlandia 225 milioni di euro entro il 2027. Investimenti che l’Ue conta evidentemente di poter ben ripagare, dato che «la Groenlandia ospita 25 delle 34 materie prime critiche necessarie per la transizione verde e digitale. L'Ue – evidenzia nel merito la Commissione – sosterrà la Groenlandia nello sviluppo di attività ad alto valore aggiunto lungo la filiera, garantendo al contempo i più elevati standard di sostenibilità in Europa».

In questo complesso quadro, come si collocano le dichiarazioni di Trump? Boutade o minaccia reale? «La Groenlandia appartiene ai groenlandesi. Il nostro futuro e la lotta per l’indipendenza sono la nostra preoccupazione», ha risposto laconicamente il primo ministro della Groenlandia, Múte B. Egede.

Secondo l’esperto Ulrik Pram Gad, ricercatore senior presso l'Istituto danese per gli studi internazionali, interpellato dalla radio groenlandese Knr, ancora non è possibile sapere se davvero Trump è interessato a inglobare la Groenlandia agli Stati Uniti: «Potrebbe non saperlo nemmeno lui stesso. È chiaro che ha scoperto che parlare della Groenlandia suscita buone reazioni. Quindi probabilmente ne sentiremo parlare ancora. È grave nel senso che abbiamo un boss mafioso con armi nucleari. La famiglia Trump ha scoperto che c'è un pubblico composto principalmente da uomini che pensano che "afferrare" le donne e anche i Paesi sia un buon modo per essere un americano virile e forte. E la Groenlandia rientra bene in questa narrazione».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.