Il colpo di coda del presidente Biden protegge gran parte della costa Usa da nuove trivellazioni per petrolio e gas
L’amministrazione Biden è ormai agli scampoli finali, l’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente Usa è alle porte, ma con un colpo di coda ha vietato nuove trivellazioni offshore per cercare petrolio e gas lungo gran parte delle coste statunitensi.
Facendo leva sull’Outer continental shelf lands act, Biden ha emanato ieri due memorandum presidenziali per escludere la possibilità di nuove concessioni per i combustibili fossili in un’area pari a 625 milioni di acri – o 253 milioni di ettari – che comprende l'intera costa orientale dell'Atlantico; il Golfo del Messico orientale; la costa pacifica degli Stati Uniti di California, Oregon e Washington; parti del Mare di Bering settentrionale in Alaska.
«Trivellare al largo di queste coste – dichiara Biden – potrebbe causare danni irreversibili ai luoghi a noi cari e non è necessario per soddisfare il fabbisogno energetico della nostra nazione. Non vale i rischi. Mentre la crisi climatica continua a minacciare le comunità in tutto il paese e stiamo passando a un'economia basata sull'energia pulita, ora è il momento di proteggere queste coste per i nostri figli e nipoti».
Dalla California alla Florida, governatori repubblicani e democratici, membri del Congresso e comunità costiere hanno lavorato e chiesto una maggiore protezione dell’oceano e delle coste dai danni che le trivellazioni offshore di petrolio e gas naturale possono portare. Il canto del cigno di Biden ha ascoltato queste richieste: «Questa azione critica è una grande vittoria per le comunità costiere, la fauna marina e il nostro futuro collettivo – commenta Ben Jealous in qualità di direttore esecutivo di Sierra club, la più grande e influente associazione ambientalista Usa – Non ci sarà mai un modo sicuro per profanare le nostre acque. Finché sarà consentito continuare, le trivellazioni offshore e l'inquinamento che causano continueranno a rappresentare una minaccia per le comunità costiere, le economie e gli ambienti. Dobbiamo continuare a lavorare per realizzare una transizione verso un'energia pulita che ponga fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili, faccia crescere la forte economia che ha già costruito con lavori che sostengono le famiglie e preservi la nostra acqua pulita e la nostra aria pulita».
Grazie a questi due memorandum, al termine del proprio mandato Biden può dire di aver protetto 670 mln di acre di terre e acque statunitensi: più di ogni altro presidente a stelle e strisce della storia. Ma al di là del pur importante risultato simbolico, resta il fatto che tra pochi giorni Donald Trump potrà innestare la marcia indietro. E nel frattempo, Nonostante la presidenza Biden, gli Stati Uniti hanno già oggi il volto del più importante petrostato al mondo, con produzione da record di petrolio e gas fossile.
Tant’è che Trump progetta già di aumentare l’export di gas naturale liquefatto (Gnl) verso l’Unione europea. In questo caso, come dimostra un recentissimo studio del dipartimento dell’Energia degli Usa, a rimetterci sarebbero però anche i consumatori americani oltre al clima, perché salirebbe la bolletta energetica del Paese. Le politiche climatiche non fanno presa sulle decisioni di Trump, ma dove non arriva la scienza potranno forse essere gli interessi economici a portare un po’ di raziocinio.