Cancellato l'Asgs: la crescita sostenibile sparisce dai radar della Commissione Ue, un'operazione di revisionismo miope che ci riporta indietro di anni
Approvando la parte di orientamento politico del pacchetto d’autunno del Semestre europeo, il Collegio dei commissari Ue ha cancellato – a sorpresa – l’Analisi annuale della crescita sostenibile (Asgs), ovvero il documento che ormai da dieci anni dava la bussola sia alle raccomandazioni politiche per l’eurozona sia a quelle specifiche per i singoli Stati membri, oltre a costituire l’architrave dell’intero sistema rappresentato dal Semestre europeo.
«La scusa per non pubblicare il documento – spiega a greenreport Monica Frassoni, presidente dell’European alliance to save energy e dell’European centre for electoral support – è stata l’uscita imminente del Competitivity compass», documento di policy atteso per gennaio: «Quindi “competitività” e sostenibilità vengono assimilate con un’evidente forzatura che ci riporta indietro di molti anni, quando il tema della sostenibilità, che non è solo salvaguardia dell’ambiente, veniva considerata la parte meno rilevante della politica europea. Si tratta di un segnale molto preoccupante di revisionismo miope».
Se la “crescita sostenibile” è stata negli scorsi lustri pietra angolare della strategia «su cui l’Europa ha costruito una leadership internazionale, conquistandosi un vantaggio sempre più riconosciuto, ora siamo un po’ meno comprensibili – per dirla col già presidente del Comitato economico e sociale europeo, Luca Jahier, intervenuto sul media paneuropeo Euractiv – Soprattutto pare abbiamo perso un asse strategico strutturale e strutturante delle politiche, sia europee che nazionali. Costruito passo dopo passo in dieci anni, cassato in poche ore, con un tratto di penna».
Se queste sono le premesse che a febbraio dovrebbero portare alla presentazione del Clean industrial deal, di fatto la nuova politica industriale europea, occorre mantenere la guardia alta: la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen ha ottenuto la fiducia del Parlamento europeo su presupposto di sburocratizzare, ma non tradire, la linea di sviluppo sostenibile nata col Green deal. Un equilibrio delicato, eppure già bersaglio strutturale dei conservatori, dal Ppe all’estrema destra.