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Effetto imbuto sui treni in Toscana, Legambiente: serve uno sprint sulla cura del ferro

 |  Editoriale

Arrivati al cuore dell’estate, un periodo di grandi spostamenti lungo lo Stivale, si moltiplicano i ritardi sulle tratte ferroviarie, condizionate anche dagli innumerevoli cantieri avviati da Trenitalia per manutenzione e potenziamento della cura del ferro che serve al Paese. Ma i risultati si vedranno nel medio-lungo periodo, mentre i sempre più intensi ritardi gravano sulle spalle di chi viaggia oggi.

È esemplare l’esempio della Toscana e di Firenze in particolare, dove nel sottosuolo avanza il Passante dell’Alta velocità ferroviaria. «Il lavoro nel primo tratto, potenzialmente considerato il più critico, si è sviluppato positivamente», spiega il presidente Eugenio Giani, che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo al cantiere insieme all’ad di Rfi.

Il passo è sicuro ma lento, con 1 km scavato finora. «Nel 2028 con il sotto-attraversamento di Firenze, Rfi pensa di risolvere almeno una parte dei problemi che attanagliano la rete: la saturazione causata dall’Alta velocità – argomenta oggi sul Corriere fiorentino Lorenzo Cecchi, responsabile Mobilità di Legambiente Toscana – Ma se un eventuale guasto a nord di Campo di Marte potrebbe essere depotenziato come impatto, nel caso avvenisse a sud, a Rovezzano per esempio, dove di recente si è verificato, non cambierebbe nulla. Servirebbe il raddoppio della direttissima, che è stato previsto ma non c’è un progetto e chissà se e quando lo faranno. Il fatto che tra Firenze e Roma passino la direttissima e la linea lenta in parallelo con vari punti di interscambio, è un unicum in Italia. E il fatto che ci siano troppi treni la rallenta. Ma potrebbe essere un’opportunità se venisse gestita ottimizzando i flussi di traffico. Infatti i pendolari sanno bene quanto spesso i treni Av facciano fermare i regionali: il cosiddetto “inchino” dei regionali dovrebbe essere l’eccezione, invece è prassi perché dal 2009 i treni Av sono triplicati».

Eppure la Toscana non è certo tra le peggiori regioni d’Italia per servizio ferroviario, semmai il contrario. Come documenta il più recente rapporto Pendolaria – pubblicato in primavera proprio da Legambiente – la Tosana è in quarta posizione nazionale per numero di utenti del servizio regionale (dopo Lombardia, Lazio e Campania) con 200mila viaggiatori e viaggiatrici al giorno. Si piazza anche nella parte alta della classifica delle regioni per i km di ferrovie elettrificate (1060).

«Il paradosso – aggiunge Cecchi al Corsera – è che, soprattutto dopo l’acquisto dei nuovi treni Rock e Pop, sia come numero che come età del materiale rotabile, la Toscana è tra le regioni più virtuose. Solo che l’effetto “imbuto”, oltre a ritardi infrastrutturali, fa sì che in Toscana si paghi il conto di scelte nazionali come appunto il notevole aumento di treni Av».

In sostanza, documenta Pendolaria, la Toscana è promossa per numero di treni (257) che compongono la flotta regionale (seconda in Italia dopo la Lombardia) e per età media dei treni; bocciata invece per le linee nell’area meridionale della regione, come la Grosseto-Siena inclusa tra le peggiori del Paese, a causa della mancanza di interventi e per l’assenza di un orario cadenzato delle corse.

Sono tante le linee che richiedono investimenti urgenti: il potenziamento della Firenze-Empoli-Pisa-Livorno, il raddoppio e l’elettrificazione della Empoli-Siena e della Firenze-Siena-Grosseto; il raddoppio della Firenze-Lucca; il potenziamento della Montevarchi-Firenze-Prato, Firenze SMN-Prato-Pistoia, Grosseto-Pisa, Piombino Marittima-Firenze.

In definitiva il rapporto Pendolaria in Toscana sottolinea la necessità di dare priorità al trasporto regionale invece di prevedere impattanti cattedrali nel deserto, come la stazione AV di Creti, e al contempo garantire l’accesso al servizio AV esistente.

Per farlo in tempi utili servirebbe una solida regia nazionale, a partire dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che però sul tema latita: mentre non solo in Toscana, ma in tutta Italia, si moltiplicano ritardi mostre sulle tratte ferroviarie, l’unica preoccupazione del ministro sembra l’irrazionale e costosissimo ponte sullo Stretto di Messina.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.