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Greenreport per l’Europa a tutto Green deal! Contro l’onda nera di negazionisti e frenatori la nuova maggioranza Ursula apre ai Verdi. E al NextGenerationEu 2.0

 |  Editoriale

Inizia oggi una settimana cruciale per l’Europa. Giovedì sapremo se il pacchetto Green deal sarà depotenziato oppure rafforzato e integrato con “protezioni sociali”, e se al centro del programma ci sarà il nuovo NextGenerationEu, un piano finanziario 2.0 allargato all’adattamento climatico e alle nuove economie per rilanciare concretamente le sfide e ambientali e sociali.

Greenreport racconterà questa “transizione” difendendo il sogno di un'Europa forte e sostenibile, competitiva e con l’ambizione di trainare il mondo verso le energie rinnovabili e la riduzione delle emissioni killer che stanno accelerando a mille i disastri del cambiamento climatico. Perché sia di esempio nelle azioni concrete di adattamento agli shock dei micidiali effetti del climate change, e possa assumere la leadership industriale, tecnologica e di azioni concrete nella lotta climatica e per la decarbonizzazione, lanciando nuova occupazione e nuove economie. E perché riesca, migliorando anche la comunicazione delle sue politiche e dei target e dei risultati, a sgonfiare le troppe balle spaziali che ancora volano gonfie di falsi di negazionisti e frenatori interessati, di quelli che oggi cavalcano un presunto “furore ideologico” che avrebbe portato la Commissione Ue uscente a lanciare e gestire l’operazione Green deal.

A far scendere velocemente dai loro cavalli di battaglia i difensori dello stare fermi e del non toccare le economie climalteranti, e a disattivare i franchi tiratori della nuova maggioranza Ursula, basterebbe il conto umano ed economico dell’escalation di catastrofi provocate dall’unico vero “furore” di cui l’Europarlamento dovrà occuparsi e preoccuparsi, quello prodotto dalla crisi climatica a colpi di eventi sempre più estremi, terrificanti, frequenti ed “esplosivi”, con vittime e danni mai visti prima. Con l’Italia uno dei bersagli più vulnerabili.

Giovedì mattina sapremo se l’Europa che ha finanziato i Pnrr degli Stati membri con target di resilienza climatica, continuerà a farlo allargando la “maggioranza Ursula” ai Verdi che in queste ore limano il “protocollo d’intesa” che oggi invieranno a Ursula von der Leyen, la quale giovedì mattina, a Strasburgo, di fronte agli Europarlamentari, presenterà la piattaforma programmatica per la nuova maggioranza. Includerà la sua Commissione anche i Verdi con i loro 53 eurodeputati, peraltro essenziali per formare il quorum del bis alla presidenza mettendo così al sicuro i numeri del nuovo governo europeo? Vedremo.

Ursula, con sano realismo, ha cercato l’accordo con i Verdi che, da parte loro e con altrettanto sano realismo, hanno aperto all’ingresso in maggioranza in coalizione con Popolari, Socialisti e Renew, su linee programmatiche con le loro priorità. Su questo scioglieranno le loro riserve. Sulla transizione verde rafforzata da nuove politiche e nuovi finanziamenti sono schierati anche i Socialisti e Democratici, anche loro pronti a chiedere target ancora più ambiziosi al 2040, Renew che chiede un rafforzanento della sostenibilità e competitività industriale dell’Europa e più attenzione alla biodiversità, e il Ppe della von der Leyen – e di Tajani – pronto ad attuare quanto già approvato con verifiche su nuovi obiettivi. Nessuna marcia indietro, insomma.

Vedremo se davvero si sono sgonfiati i sogni dei Conservatori dell’Ecr e dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni non solo di governare l’Europa, ma di immaginare alternative climalteranti. L’Europarlamento sarà comunque un laboratorio in ebollizione e in evoluzione, e il Green deal sarà il bersaglio preferito anche dei cosiddetti “Patrioti”, gli eurodeputati dei gruppi di estrema destra e filo-putiniani, orbaniani con una fetta di Conservatori Ecr. La loro missione è chiara: cancellare la parola “green” da ogni piano, e faranno pesare l’essere la terza forza, dopo Popolari e Socialist-Democratici, e prima dei Conservatori. Ma tutti insieme – meloniani e leghisti con la new entry del generale-guastatore Vannacci che gioca la sua partita in piena autonomia, ungheresi di Viktod Orbàn, francesi di Le Pen-Bardella, tedeschi dell'Afd, polacchi del Pis, truppe sparse nelle retrovie della maggioranza Ursula – proveranno a diluire gli obiettivi delle misure green, anche se la sconfitta dei lepenisti francesi e l'alleanza socialisti-verdi-liberali in Germania chiude scenari più preoccupanti.

Noi speriamo, con tanti nostri europarlamentari, che l’Europa riparta dal Green deal, provi a far diventare il nostro continente entro il 2050 la prima vasta area del pianeta a impatto climatico zero, azzerando le emissioni nette di gas a effetto serra, aumentando economie e occupazione. Non è un target lunare ma l’obiettivo – controfirmato dagli Stati membri, Italia compresa – stabilito nelle Conferenze delle Parti dell’Onu. La nuova Europa della nuova Commissione dovrà rendere più “attraenti” le scelte, spiegando con chiarezza le opportunità per tutti, i posti di lavoro da creare, le nuove economie da mettere in pista, i benefici effetti sulla competitività internazionale e anche del nostro made in Italy, già forte nel suo strategico comparto green economy.

Se nei cinque anni di legislatura alle spalle, in varie fasi sono stati rivisti al ribasso i target del Green deal per non scontentare Stati o categorie produttive che, molto a torto, immaginano di essere penalizzate dalle politiche ambientali quando in realtà lo sono già e lo sarebbero ancora senza le nuove politiche ambientali, la nuova maggioranza deve trasformarlo sul serio nello “sbarco sulla Luna”, come Ursula lo paragonò con efficacia dopo il lancio nel gennaio 2020, con la “legge europea sul clima” che rese vincolante l’impegno alla neutralità climatica entro il 2050, la riduzione entro il 2030 delle emissioni dell’Ue di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, l’obiettivo intermedio per il 2040 indicato a febbraio 2024 al 90%.

Cose concrete, non sulla Luna. E ben finanziate. Per raggiungere l’obiettivo 2030, nel luglio 2021 la Commissione ha lanciato il pacchetto Fit for 55 per ridurre le emissioni e azzerarle nel settore dei trasporti con lo stop a produzione e vendite di auto e furgoni a diesel e a benzina dal 2035, puntando sull’elettrico ma mantenendo uno spiraglio per veicoli a carburanti sintetici e e-fuel ricavati da idrogeno e CO2. L’Italia si è fatta riconoscere astenendosi dopo la bocciatura della sua proposta di inserimento dei biocarburanti, e poi votando contro la direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, le “case green” di nuova costruzione a emissioni zero entro il 2030 e quelle esistenti a emissioni zero entro il 2050. Nel Paese che ha speso in 3 anni ben 194 miliardi di euro per bonus e superbonus edilizi per rifare le facciate, è passata la bufala degli alti costi degli interventi di efficientamento energetico tutti sulle spalle di cittadini e dei conti pubblici!

Per finanziare il Green deal la Commissione europea investe oggi un terzo dei 1.800 miliardi di euro del NextGenerationEu e del bilancio settennale dell’Ue. Se, come chiede anche Meloni, occorre “correggere un po’ il tiro”, l’unica correzione utile è di correggerlo facendo molto di più per la difesa dal clima che cambia. Se per contrastare l’effetto pandemia, la Commissione ha emesso debito comune finanziando il NextGenerationEu, per le transizioni ecologica e la lotta alla “pandemia climatica” l’interesse della Ue dovrebbe spingere verso il nuovo NextGenerationEu 2.0. Se, come chiede anche Meloni, serve “correggere un po’ il tiro”, l’unica correzione utile è quella di correggerlo facendo molto di più in un continente che brucia record di temperature medie mai subìte prima dall’umanità, che dovrebbe dichiarare lo “stato di emergenza climatica” per vittime e danni da siccità o inondazioni e aree urbane intrappolate nelle bolle di calore.

Se per contrastare l’effetto pandemia Covid, la Commissione ha emesso debito comune per finanziare il NextGenerationEu, per la lotta alla “pandemia” climatica l’interesse della Ue dovrebbe essere quello di spingere verso un nuovo NextGenerationEu 2.0.

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.