Aree idonee per le rinnovabili, cosa cambia in Toscana con la nuova bozza di decreto
Con oltre 700 giorni di ritardo e dopo due bozze infruttuose, il ministero dell’Ambiente – di concerto coi dicasteri per Cultura e Agricoltura – ha prodotto una nuova bozza (in allegato) del decreto per l’individuazione delle Aree idonee agli impianti rinnovabili.
I tempi stringono, dato che il provvedimento dovrà essere formalizzato entro fine giugno per rispettare le milestone del Pnrr; la nuova bozza è stata formulata sulla base delle osservazioni emerse dalla commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni, capitanata dalla Regione Sardegna di Alessandra Todde, che appena insediata ha varato una moratoria di 18 mesi sui nuovi impianti rinnovabili.
Il peggior viatico per far ripartire l’iter legislativo, ma anche per questo la nuova bozza rafforza il ruolo delle Regioni nell’individuazione delle Aree idonee, un punto su cui da tempo insiste anche l’assessore toscana all’Ambiente, Monia Monni.
In primo luogo, la bozza di decreto sulle Aree idonee rivede le cifre del burden sharing, ovvero della ripartizione fra le Regioni e le Province autonome dell’obiettivo nazionale al 2030 di una potenza aggiuntiva pari a 80 GW da fonti rinnovabili rispetto al 31 dicembre 2020, come previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec, anch’esso peraltro da aggiornare entro il 30 giugno).
Per la Toscana cambia poco: si parla d’installare 4,25 GW di nuovi impianti al 2030, rispetto ai 4,212 GW della prima bozza. Un target che resta ben distante rispetto ai 10,4 GW chiesti alla Sicilia, ai 8,7 GW lombardi o ai 7,3 attesi in Puglia.
A cambiare è il resto. Entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto coi rispettivi criteri generali per l’individuazione delle Aree idonee – ad esempio una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di 3 km per gli impianti eolici di 500 metri per quelli fotovoltaici – spetterà alle Regioni delimitare sul proprio territorio le aree idonee e quelle non idonee, le ordinarie e le vietate; se gli obiettivi non verranno rispettati, sarà la presidenza del Consiglio dei ministri a poter agire i poteri sostitutivi.
La bozza di decreto è ora attesa in Conferenza unificata per proseguire l’iter legislativo, ma il tempo stringe: manca meno di un mese allo sforamento della deadline imposta dal Pnrr.
Nel mentre le rinnovabili continuano ad arrancare: per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 servirebbero +12 GW di impianti rinnovabili l’anno, mentre il primo quadrimestre 2024 si è fermato ad appena +2,3. Tant’è che, secondo Legambiente, continuando a questo ritmo l’Italia raggiungerà gli obiettivi 2030 solo nel 2046.