Giù le mani dalle montagne toscane
L’11 Maggio scorso centinaia di cittadini ed amanti della montagna sono saliti sui crinali toscani in 5 località diverse dalle Apuane al Pratomagno, per protestare contro “l’approccio predatorio” promosso dalla Regione Toscana della giunta Giani rispetto all’ambiente montano, improntato allo sfruttamento e sviluppo ecologicamente, economicamente e paesaggisticamente insostenibile. Ciascun gruppo ha organizzato in autonomia il proprio evento ma tutti i partecipanti hanno elevato al vento il grido-slogan comune: “Giù le mani dalle montagne toscane!”
Le Apuane, rilievi che vengono, sempre più, letteralmente sbriciolati e consumati per soddisfare un lucroso mercato del lusso che beneficia pochi, nonostante siano un parco regionale, rappresentano senza dubbio il caso più iconico ed eclatante di sfruttamento distruttivo e insostenibile delle montagne nella regione (addirittura diventato recentemente un caso a livello internazionale). Le altre ragioni di protesta si focalizzano contro lo sviluppo insostenibile di aree naturali protette di valore nazionale ed internazionale: vanno dall’opposizione alla costruzione di una strada forestale nel cuore della splendida Oasi dell'Orrido di Botri in media valle del Serchio alla costruzione della funivia Doganaccia-Corno alle Scale sulla già martoriata Montagna Pistoiese; dal tristemente famoso impianto industriale eolico di Monte Giogo di Villore in Mugello all’asfaltatura della strada di crinale del Pratomagno. Secondo gli attivisti questi sono tutti progetti scriteriati e miopi di natura speculativa ai danni delle sempre più rare risorse comuni naturali, ecologiche e paesaggistiche; interventi decisi a tavolino sulla testa della gente, per il profitto di pochi e ai danni delle generazioni che verranno, ignorando ed aggirando sistematicamente i vincoli delle aree protette e dei piani paesaggistici. Sullo sfondo un!idea diffusa del fare a qualsiasi costo cementificando o asfaltando luoghi unici e fragili per trasformarli in zone dall’aspetto di suburbia e periferia urbana.
Per questi motivi i 5 comitati territoriali hanno organizzato Sabato scorso una serie di eventi di protesta, simultanei e coordinati, sulle rispettive montagne sotto forma di passeggiate ed escursioni. Centinaia di persone quindi si sono incontrate in cima ai rispettivi crinali per urlare, in simultanea, la loro contrarietà a questo approccio anacronistico e miope da parte di chi governa la Toscana, insistendo sul fatto che l’ambiente montano è un bene comune fondamentale, un bene tanto più prezioso e da tutelare efficacemente in un epoca di emergenze climatiche e rischi idro-geologici in aumento e diffusione esponenziali.
Gli attivisti delle Apuane si sono inerpicati per raggiungere le vette che sovrastano Carrara, con l’obbiettivo di intraprendere un’escursione “consapevole”; accompagnati da una guida d’eccezione, ovvero l’esperto alpinista, ex tecchiaiolo professionista e soccorritore montano Renzo Gemignani; durante il percorso hanno ammirato, non senza sospirare, Bettogli, Campanili, Montemaggiore e Serrone, cioè le vette che giorno dopo giorno lentamente ma inesorabilmente vengono divorate dall’industria del marmo.
In Mugello, lungo il percorso, gli escursionisti hanno letto brani del poeta errante Dino Campana sul Falterona, il Trono del cielo per gli Etruschi, vetta di fronte alla quale si sta progettando di costruire delle mega pale eoliche industriali alte 170 metri (altezza che corrisponde a due volte il Campanile di Giotto della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze); per poi soffermarsi sul torrente del Solstretto che ospita anfibi di specie protette insieme al gambero di fiume che rappresenta un prezioso indicatore ecologico (anch’esso protetto a livello regionale e comunitario).
In Media Valle di Serchio i partecipanti si sono riuniti nell'Oasi di Protezione limitrofa alla Riserva Naturale dell'Orrido di Botri, esponendo lo striscione con lo slogan “giù le mani dalle montagne toscane”. Hanno percorso i primi 800 metri del sentiero dei Carbonai, già trasformati in strada da un recente intervento. Si sono poi portati, tra splendide faggete, boschi di conifere e fioriture di orchidee selvatiche, percorrendo sentieri che rischiano una fine analoga, a punti panoramici che offrono la vista sulle vette del crinale appenninico e sulle imponenti e scoscese pareti che sovrastano l'Orrido, sulle quali nidifica l'aquila reale. Sulla Montagna Pistoiese un nutrito gruppo si è recato a Pian dei Termini per osservare da lì il crinale che fu dipinto dai Macchiaioli nel 1861 e dove ora si vorrebbe costruire questa dannosa, costosa e anacronistica infrastruttura, rovinando per sempre un paesaggio iconografico dell’Appennino.
Sul massiccio del Pratomagno, attivisti valdarnesi e casentinesi si sono ritrovati a 1400 metri di quota, provenendo da tre percorsi e direzioni diverse per dare vita a metà giornata, proprio sulla strada bianca di crinale che dovrebbe essere asfaltata, a una serie di riflessioni, cori e momenti di contemplazione del silenzio. Nonostante il forte vento di grecale, due grandi striscioni - tra cui lo slogan comune- sono stati issati di prima mattina sul simbolo di questo massiccio montuoso, la cosiddetta Croce del Pratomagno.
I comitati territoriali delle Apuane, Media Valle Serchio, Montagna Pistoiese, Mugello e Pratomagno