
Nove indagati per l’esplosione al deposito Eni di Calenzano: «Lavori fatti a impianto in funzione»

Quell’esplosione era «un evento prevedibile ed evitabile» e venne commesso un «errore grave e inescusabile». Il procuratore di Prato Luca Tescaroli parla del dramma che si è consumato il 9 dicembre scorso al deposito Eni di Calenzano, in cui morirono cinque persone. Secondo quanto emerge dall'analisi della documentazione di sicurezza rilasciata, spiega, erano presenti criticità in quel sito, «vale a dire la presenza di fonti di innesco, come il motore a scoppio di un elevatore», che «ha generato calore in un'area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività di Sergen».
La procura di Prato ha dunque inviato avvisi di garanzia alla società Eni spa e a nove persone - sette dirigenti di Eni e due della società appaltatrice Sergen - per le ipotesi, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali per l'esplosione al deposito Eni in provincia di Firenze.
Negli avvisi di garanzia, la procura mette in luce il modello di lavoro adottato da Eni nell’impianto di Calenzano: i dirigenti dell’azienda e i responsabili del deposito sono accusati di «una pluralità di delitti di omicidio colposo e lesioni colpose», per aver operato «a vantaggio della stessa Eni in assenza di un modello organizzativo, adottato prima dei fatti, che contenesse misure precauzionali volte a impedire la situazione di rischio prevedibile ed evitabile che ha prodotto le 4 esplosioni e l’incendio». Si legge ancora che «per interesse e vantaggio» Eni e i suoi dirigenti hanno «permesso la contemporaneità dell'attività lavorativa di manutenzione e di carico di autobotti nella stessa area sotto le pensiline, senza interrompere i carichi delle autobotti, agevolando così - sostiene il procuratore Tescaroli - il mantenimento della produttività funzionale all'attuazione delle strategie imprenditoriali dettate dalla stessa casa madre Eni spa ed escludendo la necessità di dilatare i tempi di attesa degli autisti mentre avvengono manutenzioni lungo le pensiline di carico». Tale modalità, sottolinea la procura, «è risultata indistintamente comune a tutti i depositi, non avendo rilevato specifiche ulteriori sulla documentazione di Eni spa, sicché l'interesse e il vantaggio sono ancor più ampliati su scala nazionale».
Gli indagati sono Patrizia Boschetti, come datore di lavoro committente responsabile della struttura organizzativa e gestione operativa del centro Eni spa di Roma; Luigi Collurà dirigente con delega di funzioni sulla sicurezza del deposito Eni di Calenzano; Carlo Di Perna, responsabile manutenzioni e investimenti depositi Centro Eni spa; Marco Bini, preposto Eni richiedente il permesso di lavoro che ha classificato l'attività di Sergen; Elio Ferrara, preposto Eni che ha autorizzato il rinnovo del permesso di lavoro a Sergen per il 9 dicembre 2024; Emanuela Proietti responsabile del servizio prevenzione protezione (Rspp) di Eni; Enrico Cerbino , responsabile del progetto esterno (project manager external) per le Manutenzioni e investimenti depositi Centro (Eni); Francesco Cirone, datore di lavoro e Rspp della impresa esecutrice Segen srl di Viggiano (Potenza); Luigi Murno, preposto della Sergen.
Eni prende atto delle informazioni di garanzia annunciate ed emesse oggi dalla Procura di Prato in relazione all'incidente al deposito di Calenzano e in una nota diffusa alle agenzie di stampa «conferma, come fatto finora, la propria piena e totale collaborazione all'autorità giudiziaria, con la volontà prioritaria di contribuire a individuare le cause e le dinamiche ad esse associate all'origine dell'incidente». Nella nota la stessa Eni «conferma altresì il proprio impegno al risarcimento dei parenti dalle vittime dell'incidente e, con la maggiore tempestività possibile consentita dai tempi dalle attività di perizia, dei danni civili sul territorio, in avanzato stato di definizione complessivo». Il gruppo petrolifero ricorda poi che «come appreso, gli avvisi hanno riguardato responsabili e operatori di aree tecnico operative della Direzione Refining Revolution and Transformation di Eni legate alle attività del deposito, esponenti della ditta fornitrice Sergen, nonché la stessa Eni Spa per la responsabilità ex Legge 231, e consentiranno il proseguo delle attività investigative anche con il coinvolgimento dei soggetti interessati».
