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Alla fine gli impianti saranno 4, da ognuno arriva elettricità per 500 famiglie

A Peccioli avanza la Comunità energetica, via ai lavori per il primo impianto fotovoltaico da 1 MW

Macelloni: «Abbiamo voluto trasformare un problema, la crisi energetica globale, in un’opportunità per il territorio»
 |  Toscana

Dopo il primo via libera nell’estate del 2023, sono pronti a iniziare i lavori per dar vita alla Comunità energetica Peccioli, con l’obiettivo finale di installare 4 nuovi impianti rinnovabili per complessivi 4 MW: il primo da 1 MW sorgerà in un terreno di 1 ettaro di proprietà comunale lungo via Fontana, col quadro economico delineato dal Comune che prevede un investimento da oltre un milione e mezzo di euro.

«Abbiamo voluto trasformare un possibile problema, la crisi energetica globale che non è ancora alle spalle, visto le tensioni internazionali che sono ancora di strettissima attualità, in un’opportunità per il territorio – spiega il sindaco, Renzo Macelloni – L’obiettivo era inizialmente creare la prima comunità energetica sostenibile. Con lo scopo di migliorare l'efficienza energetica, ridurre le emissioni di gas serra e aumentare l'indipendenza energetica. Inoltre, possono creare posti di lavoro locali e rafforzare i legami comunitari. Ora il primo passo verso questo futuro è stato tracciato e, complice anche la modifica al piano operativo approvata nel consiglio comunale del 1° marzo scorso, possiamo strutturare una serie di interventi di riconfigurazione di tutto il polo produttivo che sorge lungo la Fila».

I lavori che prenderanno il via a breve prevedono che l’impianto possa produrre circa 1.362.384 kWh ogni anno, che potrebbero soddisfare il bisogno annuale di circa 500 famiglie, che diventeranno dunque 2.000 quando tutti e 4 gli impianti fotovoltaici verranno completati.

Le Comunità energetiche rinnovabili rappresentano un “nuovo” soggetto giuridico, delineato dal recepimento della direttiva europea Red II, costituibile a partire da un gruppo di singoli soggetti – come famiglie, stabilimenti produttivi e Comuni – che decidono di autoprodurre, accumulare e scambiarsi energia generata da fonti rinnovabili, nello spirito di una vera comunità e aprendo al contempo realizzazione di nuovi modelli di business.

Due i canali di accesso ai sostegni, per le Comunità energetiche: il primo prevede una tariffa incentivante su tutto il territorio nazionale, mentre il secondo riguarda i Comuni entro i 5mila abitanti e consiste in un contributo in conto capitale – finanziato con 2,2 mld di euro dal Pnrr – per coprire fino al 40% delle spese ammissibili.

Il primo passo per accedere agli incentivi è individuare un’area dove realizzare un impianto rinnovabile – ad esempio fotovoltaico – di potenza massima pari a 1 MW, per poi costituire una Comunità energetica tra utenti connessi alla medesima cabina primaria. Una volta autorizzato l’impianto, connesso alla rete e richiesto l’incentivo al Gse, l’energia condivisa all’interno della Cer – ovvero quella consumata dai membri mentre viene prodotta – può accedere alla tariffa incentivante.

Quando la produzione è superiore al consumo, alla Cer viene riconosciuto il valore economico dell’energia prodotta, senza ulteriori incentivi; in alternativa tale energia può anche essere accumulata tramite batterie, per poi essere utilizzata successivamente dagli utenti. In ogni caso è garantito un risparmio sui costi dell’energia per chi fa parte della Comunità, grazie a una maggiore autosufficienza.

Nel caso di Peccioli, la Comunità energetica è solo l’ultimo tassello che va a comporre la transizione ecologica in corso sul territorio, che è la vocazione dell’intero “sistema Peccioli”, alla base del quale ci sono le risorse in arrivo dal Triangolo verde con gli impianti gestiti dalla public company Belvedere: qui vivono una discarica per rifiuti non pericolosi, un impianto per il trattamento meccanico biologico e un nuovo biodigestore anaerobico, mentre è in corso l’iter autorizzativo in Regione Toscana per un innovativo impianto di ossicombustione che dovrebbe chiudere il ciclo sulla parte secca dei rifiuti, quindi diminuire enormemente i rifiuti che vanno in discarica.

Redazione Greenreport

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