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Piombino, Legambiente Toscana apre (con cautela) alla nuova acciaieria Metinvest Adria

Ferruzza: «Necessario conoscere le tecnologie che verranno effettivamente utilizzate e tenere nel giusto conto la gestione degli impatti»
 |  Toscana

«Per quanto riguarda l’annunciato progetto di nuova acciaieria a Piombino, come associazione accogliamo con favore la notizia, in quanto lo scenario di reindustrializzazione ecosostenibile è l’unico possibile: uno scenario che può infatti coniugare mirabilmente la tutela ambientale con la salvaguardia dei posti di lavoro».

Commenta così Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, la notizia arrivata ieri dal ministero delle Imprese circa la firma sul Protocollo d’intesa tra il gruppo italiano Danieli e quelli ucraino Metinvest, per dare corpo alla partnership in Metinvest Adria spa: la società cui sarà affidata la costruzione e gestione di una nuova acciaieria a forno elettrico da 2,7 mln di tonnellate/anno.

«Allo stesso tempo – aggiunge perentorio Ferruzza – è necessario conoscere le tecnologie che verranno effettivamente utilizzate e tenere nel giusto conto la gestione degli impatti delle nuove produzioni, in termini energetici, idrici e di uso del suolo, studiando il flusso dei materiali da riciclare, il riutilizzo degli inerti e le quote di smaltimento finale dei rifiuti connessi. Ricordiamo infine che occorrerà anche pianificare un reticolo viario e ferroviario più efficiente e interconnesso tra aree industriali e zona portuale e, in questo senso, ci pare ineludibile e non più rimandabile il completamento della SS 398 fino al porto».

Già nel marzo 2024, Legambiente insieme a Wwf e Greenpeace aveva già delineato 8 condizioni irrinunciabili per “definire” la nuova acciaieria davvero sostenibile: devono essere adottate le migliori tecnologie disponibili per la decarbonizzazione del settore siderurgico; non deve essere consentito alcun consumo di suolo vergine o di suolo non compreso nelle aree industriali esistenti; si deve assicurare una corretta trasparenza ambientale e sostenibilità dell’impianto sul materiale in entrata e in uscita dal sito; occorre completare la bonifica del Sin di Piombino; privilegiare le energie rinnovabili per i processi produttivi; stimare le emissioni climalteranti e inquinanti e gestire in modo sostenibile le risorse idriche. A oggi né le imprese né le istituzioni coinvolte dal progetto hanno però espresso posizioni sul merito di queste nostre proposte.

«Speriamo che questa sia l'occasione per rilanciare anche la bonifica ambientale del sito (ad oggi conclusa al 49% sui terreni e ferma al 4% per la falda), una bonifica attesa da troppi decenni ormai – aggiunge Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente nazionale – Oltre a restituire alla cittadinanza porzioni di territorio abbandonate ormai da troppo tempo, cosa che riteniamo sia fondamentale, ricordiamoci anche di tutelare contestualmente la salute intervenendo sulla situazione di inquinamento e degrado ambientale estremamente preoccupante dell'area. Le bonifiche devono diventare, sia a livello nazionale che regionale, un volano per il rilancio economico e la transizione ecologica dei territori».

In conclusione, Legambiente Toscana auspica la presenza di una governance territoriale chiara e determinata, che con il coinvolgimento della società civile, sappia rendere Piombino e la sua area industriale un modello di innovazione e sostenibilità, un polo quindi attrattivo per altre imprese e per altri possibili investimenti.

Redazione Greenreport

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