Arpat, dopo il cedimento alla discarica ex Cava fornace nessun danno irreversibile
Presentiamo il quadro completo dei risultati delle analisi in parte già anticipati, dall’Ing. Stefano Santi, responsabile del Settore Indirizzo Tecnico delle Attività della Direzione tecnica, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta lunedì 13 maggio presso il Comune di Montignoso (MS), a seguito del cedimento del muro esterno della discarica Programma Ambiente Apuane sita nei Comuni di Montignoso (MS) e Pietrasanta (LU).
Lo scenario che si è evidenziato risulta coerente con un evento di natura accidentale, incidentale e di durata limitata nel tempo, a cui generalmente non sono associati impatti irreversibili sull’ambiente.
Nel percolato fuoriuscito dalle pertinenze della discarica è stato rilevato il rispetto dei limiti previsti dal Testo unico ambientale (D.Lgs 152/06) relativi agli scarichi industriali in acqua superficiale, per tutti i parametri ricercati, ad eccezione di alluminio, ferro e solidi sospesi.
In particolare, è stato osservato:
- per il ferro un valore di concentrazione di 7,1 mg/l, contro un limite normativo di 2 mg/l;
- per l’alluminio un valore di concentrazione di 7,7 mg/l, contro un limite normativo di 1 mg/l;
- per i solidi sospesi un valore di concentrazione di 3347 mg/l, contro un limite normativo di 80 mg/l.
La presenza di questi contaminanti è compatibile con la natura della tipologia dei rifiuti conferiti in discarica. Quest’ultima era stata autorizzata per accogliere i residui prodotti dal taglio di marmo e granito (marmettola).
Questi rifiuti contengono sicuramente alluminio (utilizzato per far sedimentare più velocemente la marmettola), ferro (derivante dal materiale degli utensili per il taglio del granito), mentre i solidi sospesi sono legati alla mobilizzazione della terra e dell’argilla franata da parte dell’acqua.
Gli esiti delle analisi chimiche eseguite dal laboratorio ARPAT sul campione prelevato dal fosso non rilevano la presenza di inquinanti che, per tipo o concentrazione, facciano presupporre l’eventualità di danni o pericoli a carico delle risorse ambientali.
Considerato che la discarica è autorizzata anche per il conferimento di rifiuti contenti amianto, nel campione è stato ricercato anche questo parametro. Data la complessità delle analisi, questa ha richiesto tempi più lunghi. I risultati analitici sono stati prodotti dal laboratorio di ARPAT in data 14 maggio ed hanno evidenziato la presenza di amianto sotto forma di crisotilo (pietra di colore bianco a base di silicati di magnesio – tipologia mineralogica serpentino) e tremolite (pietra di colore grigio-verde a base di silicati di ferro, calcio e magnesio – tipologia mineralogica anfiboli). Il primo veniva utilizzato nella produzione di materiali contenenti amianto, il secondo, in quanto presente in rocce metamorfiche dette pietre verdi, trovava largo impiego nel mondo delle pietre ornamentali. Le due specie di amianto individuate possono essere compatibili con i materiali presenti all’interno della discarica.
Il sedimento presente nel percolato si è depositato sul fondo del Fosso Ginese sotto costante battente di acqua, quindi intrinsecamente in sicurezza in quanto indisponibile ad essere volatilizzato e respirato.
ARPAT è intervenuta nelle fasi emergenziali e nei giorni successivi per monitorare l’evoluzione dell’evento accidentale. Nell’immediato il personale ARPAT ha eseguito il predetto campionamento, lungo il Fosso Ginese, a valle rispetto al punto di scolo delle acque fuoriuscite dalla discarica, effettuando contestualmente alcune verifiche al contorno della discarica. Successivamente è stato effettuato un nuovo sopralluogo all’interno della ditta Programma Ambiente Apuane per verificare l’andamento delle attività intraprese per la risoluzione dell’incidente.
Infine, il 13 maggio è stata effettuata un’ulteriore misurazione di parametri chimico-fisici nelle acque lungo il Fosso Ginese fino al lago di Porta. I parametri chimico-fisici misurati (in particolare la conducibilità) sono rientrati in un range di valori tipici del corso d’acqua misurato.
L’Agenzia seguirà costantemente le ulteriori attività di intervento e ripristino dei luoghi.
di Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat)