Manicreative, dai banner pubblicitari (ri)nascono borse di design per il mondo dello sport
Nei romanzi di Dostoevskij si legge che sarà la bellezza a salvare il mondo, ma servono mani molto creative per provare a plasmare davvero la realtà seguendo un auspicio di questa portata. Nella piana fiorentina c’è chi ci sta provando dando vita a un nuovo progetto, Manicreative.
L’intento, per dirla con papa Francesco, è quello di passare dalla cultura dello scarto a una nuova armonia. In questo caso, realizzando accessori di design a partire dal recupero di quelli che altrimenti sarebbero diventati rifiuti, grazie al lavoro di persone che vivono condizioni di fragilità. Uno sforzo per l’innovazione circolare, profuso da due realtà storiche del territorio: Sicrea e Altremani.
Sicrea è un’azienda di comunicazione a tutto tondo, con una forte presenza nel settore delle fiere e un’attenzione trasversale alla sostenibilità: da questa primavera edita greenreport, da prima ancora promuove la Fondazione Earth and water agenda (Ewa), e gli stessi appuntamenti fieristici che realizza vengono impostati su criteri di transizione ecologica. Anche i più grandi, come mostra Scandicci Fiera (oltre 300mila visitatori) che quest’anno ha conquistato la certificazione legambientina EcoEvents.
Altremani è invece un marchio nato da quella che oggi è una cooperativa di tipo misto, sia A sia B: Convoi, che valorizza l’unicità di persone che altrove verrebbero semplicemente bollate come svantaggiate. Scommettendo sul loro inserimento lavorativo, offrendogli un ambiente “protetto” dove farlo. Sono 400 dipendenti di cui circa 250 soci, che spaziano dalle attività di assemblaggio conto terzi, minuteria metallica, centro stampa, lavanderia industriale. Dal 2008 avviano anche il laboratorio di design Altremani, che incrocia la tradizione artigianale locale con la realizzazione di prodotti a forte valenza sociale.
«Siamo partiti dal fatto che potevamo produrre nuovi oggetti utilizzando gli scarti di produzione di altre aziende del territorio – ci spiega Vega Donati, l’art director di Altremani – Abbiamo iniziato questo percorso con persone svantaggiate e con materiali che altrimenti sarebbero stati buttati via. Ora per una serie di fattori la gente è più attenta all’ambiente e abbiamo visto che questa cosa piace, funziona. Siamo diventati di moda e a noi va bene che ci vedano come una realtà bella e innovativa, ma non è stata una scelta. Mi hanno dato da gestire un laboratorio per produrre accessori di design con zero budget: diventare green è stata una necessità, ci siamo fatti strada intraprendendo un approccio che oggi fa tendenza».
Intervista
Quando è arrivato il momento della svolta?
«È stato un effetto collaterale arrivato a nostro favore dopo la pandemia Covid-19, che indirettamente sembra aver inciso sulla testa delle persone. A un mondo dove sembrava andare tutto bene è stato imposto uno stop, ponendo la necessità di essere più attenti a quello che ci circonda e vivere in modo un po’ più consapevole».
Crede sia emersa più nettamente una percezione di fragilità?
«Sì, prima molte persone non ci pensavano proprio. Dopo la pandemia in tanti si sono accorti che una condizione di fragilità poteva arrivare per tutti, all’improvviso».
La sinergia con Sicrea invece quand’è sbocciata?
«Con Sicrea e Mauro Niccoli in particolare ci conosciamo dai primi momenti del laboratorio Altremani e ci siamo sempre incuriositi a vicenda, per le potenziali collaborazioni che avremmo potuto avviare. Al tempo non era così diffusa una sensibilità verso i temi ambientali e sociali, ma su questo Mauro è sempre stato lungimirante (un contributo fondamentale per Manicreative è arrivato anche da Alessandro Hoffman, Responsabile tecnico di Sicrea con in tasca una laurea in Architettura e Design, ndr). Dopo la pandemia è arrivata l’occasione di lavorare insieme, e quest’anno abbiamo presentato per la prima volta Manicreative con una linea di borse dedicata al mondo dello sport, realizzate riusando il materiale pubblicitario utilizzato nelle fiere a cura Sicrea, come quella di Scandicci, Abita, il Carnevale di Viareggio e molte altre».
Di che materiali si tratta?
«Banner e roll-up pubblicitari, realizzati prevalentemente con materiali plastici. A fine fiera si trasformano in rifiuti che non è possibile avviare a riciclo, e da avviare dunque a smaltimento in discarica coi relativi costi. Grazie al progetto Manicreative, quei materiali non vengono buttati via ma arrivano nel nostro laboratorio a Sesto Fiorentino: qui vengono selezionati manualmente, valutando un banner alla volta. Le varie parti vengono dunque riassemblate in nuovi prodotti di design, che in primis devono essere belli per risultare appetibili agli acquirenti».
Anche a valle di questo processo di riuso restano rifiuti da avviare a smaltimento?
«Sì ma lo scarto è poco, perché la selezione manuale che facciamo permette di dedicare i banner più grandi alla produzione di borse grandi, i più piccoli ad altre soluzioni ad hoc. È importante far capire al pubblico la mole di lavoro che c’è dietro: i nostri prodotti vengono realizzati con materiali di recupero, ma non per questo costano meno. Scegliere grafiche e tagli, un banner alla volta, per restituirgli senso realizzando un nuovo prodotto, significa impiegare molto più tempo rispetto al realizzare una borsa con materiali vergini».
Oggi dov’è possibile comprare i prodotti di Manicreative?
«Direttamente nel laboratorio di Sesto Fiorentino, oppure in due nostri negozi monomarca – a Castagneto Carducci e da dicembre anche a Firenze – in cui vendiamo capi d’abbigliamento, accessori per la persona e la casa. E ovviamente nelle fiere Sicrea. Abbiamo visto che questo progetto piace: già durante l’anteprima in fiera questa primavera ho ricevuto molte chiamate da gente interessata ad acquistare le borse Manicreative, quando ancora non erano in vendita».