Ecco come sta l'acqua toscana, spiegato dall'Arpat
Dopo la presentazione dell’Annuario dei dati ambientali 2024, tenutasi a Palazzo Sacrati il 28 ottobre 2024, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha rivolto alcune domande al direttore tecnico, Marcello Mossa Verre, per comprendere meglio le informazioni ambientali contenute nel nuova edizione dell'Annuario. Riportiamo di seguito l’intervista.
Intervista
Qual è, in sintesi, lo stato di salute dell’ambiente in Toscana?
«La situazione si presenta non dissimile dagli anni precedenti, alcune matrici ambientali sono in via di miglioramento, mentre altre risultano stazionarie e altre ancora necessitano di attenzione.
La qualità dell’aria, ad esempio, sta progressivamente migliorando e siamo vicini alla soluzione di alcune criticità che hanno caratterizzato, negli anni passati, la nostra regione; mi riferisco al caso dell’inquinamento da polveri nella piana di Lucca e quello da biossido di azoto nella centralina per la rilevazione del traffico cittadino posta in viale Gramsci, a Firenze.
Se gli sforzi hanno dato i risultati attesi, oggi siamo di fronte a nuovo scenario, poiché la normativa per la qualità dell’aria è in fase di aggiornamento. L’Unione europea, infatti, ha adottato una nuova direttiva che introduce limiti, per gli inquinanti atmosferici, maggiormente restrittivi ponendo nuove sfide da affrontare e azioni più incisive da realizzare negli anni futuri, quando verrà recepita nel nostro paese.
Questi nuovi obiettivi richiedono una costante raccolta di dati necessari anche per prendere decisioni in linea con i limiti più sfidanti introdotti dall’Europa.
Per quanto riguarda, invece, le acque, registriamo qualche lieve miglioramento ma raggiungere gli obiettivi previsti dalle norme di riferimento, risulta sempre più complesso e ancora di più lo sarà dopo la revisione della Direttiva acque, tuttora in corso, da parte dell’Unione Europea».
In particolare, qual è lo stato delle nostre acque: fiumi, laghi, mare e acque sotterranee e come il cambiamento climatico incide su di esse?
«L’obiettivo definito dalla normativa è quello di raggiungere la classe di qualità “buona”. Nonostante questo traguardo sia nel tempo slittato, ancora oggi, possiamo dire che, per centrarlo, sarebbero necessari sforzi e impegni difficilmente realizzabili. Con maggiore facilità, siamo riusciti, nel tempo, a risollevare le situazioni più critiche, portando la qualità di alcuni corsi d’acqua in classe sufficiente ma, raggiungere lo stato di buono richiede ulteriori azioni.
Questa situazione è dovuta a vari fattori. Infatti, sui corpi idrici superficiali incidono molte componenti, non ultimi gli effetti dei cambiamenti climatici.
Se consideriamo lo stato ecologico delle acque superficiali, questo è definito principalmente sulla base dello stato di salute di alcuni indicatori biologici (organismi acquatici quali macroinvertebrati, macrofite, diatomee e fauna ittica) che risentono anche della quantità di acque che transita nei corsi d'acqua. I fiumi toscani hanno un regime torrentizio, quindi, sono molto sensibili agli eventi meteorologici. Il cambiamento climatico ha tra i suoi effetti le cosiddette “bombe d’acqua”, ovvero precipitazioni intense, del tutto anomale, in grado di “gonfiare” in breve tempo i corsi d’acqua superficiali provocando anche danni alla biodiversità presente nell’alveo.
Per quanto attiene, invece, allo stato chimico delle acque superficiali, possiamo dire che la classificazione di buono o non buono di un corpo idrico risente della presenza di taluni inquinanti ma è influenzata anche dalle tecniche analitiche che migliorano con metodiche sempre più aggiornate e attrezzature sempre più sofisticate in grado di ricercare piccole quantità di " nuovi inquinanti”, oltre ad inquinanti più tradizionali.
In ogni caso, la definizione della nostra rete di monitoraggio è ormai datata ed era stata concepita, in maniera molto cautelativa, concentrando gran parte dei punti di monitoraggio a valle nei corpi idrici superficiali e, quindi, nelle zone maggiormente antropizzate. Attualmente, insieme alla Regione Toscana, stiamo riprogettando la rete per garantire una maggiore rappresentatività dei punti di prelievo rispetto all’intero corso dei fiumi e favorire al massimo l’accesso in sicurezza agli stessi da parte del nostro personale.
Guardando al mare, possiamo dire che, nel complesso, sta bene; si registra un miglioramento lento nonostante la presenza di sostanze inquinanti persistenti, come il mercurio.
Le acque sotterranee sono “controllate speciali”, infatti, monitorate in modo costante, soprattutto per la verifica della presenza di contaminanti “emersi” negli ultimi anni, come ad esempio, i cosiddetti PFAS. La situazione, ad oggi, risulta sotto controllo, senza particolare preoccupazione, ma il monitoraggio dovrà essere garantito con continuità».
Per approfondimenti, visualizza le slide presentate dal Direttore tecnico in occasione della presentazione dell'Annuario dei dati ambientali
di Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat)