Nel senese l’alluvione mette la parola fine alla vendemmia, in pericolo anche gli olivi
L’ennesima alluvione che si è abbattuta tra stanotte e stamattina in Toscana, alimentata dalla crisi climatica dovuta all’impiego dei combustibili fossili, ha compromesso una filiera agricole tra le più tipiche e preziose per il territorio locale: la vendemmia.
«I problemi principali – spiega Federico Taddei, presidente Cia agricoltori italiani di Siena – riguardano le uve, per quelle aziende che ancora devono concludere la vendemmia, in un’annata che ha visto la raccolta delle uve in ritardo rispetto alla media. Le importanti precipitazioni di ieri, temiamo che abbiamo compromesso e messo la parola fine alla vendemmia: grappoli rovinati, e troppa acqua per evitare le muffe che vanno ad incidere sulla sanità del chicco e qualità delle uve. L’uva rimasta è completamente infradiciata In cantine a lavoro è andata via la corrente elettrica e hanno dovuto sospendere i lavori in cantina post vendemmia, in questi casi dobbiamo attendere che la situazione torni nella normalità».
Inoltre, i campi della zona colpita dal nubifragio sono allagati ed in molti casi è davvero complicato anche raggiungerli: «Un grosso problema che potrebbe riguardare danni a strutture, abitazioni e terreni lo abbiamo riscontrato nella piana di Sovicille, Rosia e dintorni – aggiunge il direttore Cia Siena, Roberto Bartolini – Stiamo monitorando dalle prime ore di oggi tutta la situazione con i nostri tecnici».
Per finire, ulteriori danni potrebbero gravare anche sull’altro comparto fondamentale per l’agricoltura locale, ovvero la filiera dell’olio. «Per quanto riguarda le olive, potrebbero esserci dei problemi come la caduta dalla pianta – conclude nel merito Taddei – ma è ancora presto per fare valutazioni, così come lo è per le produzioni orticole invernali. Chi non ha ancora seminato dovrà fare i conti con i terreni zuppi di acqua».
Un contesto che conferma il paradosso di quelle categorie agricole – non quelle del biologico, ad esempio – che in questi mesi, soprattutto prima delle elezioni Ue, si sono scagliate prima contro il Green deal europeo e poi contro le aree idonee agli impianti rinnovabili. Le fonti energetiche rinnovabili sono infatti un elemento chiave per la transizione energetica, e rappresentano le tecnologie più efficienti per decarbonizzare la nostra economia abbandonando i combustibili fossili, un passo fondamentale per difendere (anche) agricoltura e paesaggio dall’incremento di eventi meteo estremi.