Toscana: geologi e agronomi insieme contro i dissesti e per la salvaguardia del territorio
La Federazione degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali e l'Ordine dei Geologi della Toscana fanno squadra per contrastare i dissesti e salvaguardare l’ambiente. La collaborazione che è stata presentata, dai presidenti degli agronomi Alessandro Trivisonno e dei geologi Riccardo Martelli, che hanno illustrato il percorso strategico: «Per limitare l'impatto di fenomeni atmosferici estremi, sempre più frequenti, e proteggere città e comunità rurali è necessario adattare le politiche di gestione del territorio e questo richiede un approccio multidisciplinare. La collaborazione permette di unire competenze diverse, ma complementari, per una visione sistemica del territorio. Geologi, agronomi e forestali hanno già avviato un tavolo di confronto, il cui primo risultato è l'individuazione di alcune linee di lavoro comune, tra le quali uno studio congiunto per fornire indicazioni e metodologie utili alla gestione dei boschi (oggi purtroppo spesso abbandonati). L’obiettivo è migliorare la permeabilità del suolo e frenare sia i dissesti che fenomeni come il trascinamento di tronchi e rami verso valle, che rischiano di ostruire canali tombati e ponti«.
Gli Ordini stanno anche studiando come una gestione oculata delle colture in campagna possa frenare i dissesti e favorire la biodiversità.
La terza linea di approfondimento riguarda infine le città e le zone antropizzate, «Per studiare materiali, assetti e alberature che possano a loro volta contribuire a migliorare la capacità di assorbimento del suolo e a mitigare gli altri effetti del cambiamento climatico (incluse le conseguenze portate dalle bolle di calore)».
Martelli ha sottolineato che «La necessità di avviare questa sinergia scaturisce dalla consapevolezza dell'urgenza di una nuova e più ampia riflessione sui cambiamenti climatici e dalla necessità di un cambio di passo nella pianificazione territoriale. Per questo non si può prescindere dall’adottare sistemi di governo delle aree agricole e boscate, capaci di rallentare e diminuire gli afflussi di acqua che si generano nel corso di eventi eccezionali e che impattano pesantemente sulle nostre aree urbane. Dobbiamo partire da una più approfondita conoscenza della zone boscate e, iniziando da lì, puntiamo a presentare alcune proposte entro il mese di novembre».
Trivisonno evidenzia che «Di fronte agli eventi catastrofici ai quali assistiamo sempre più frequentemente, è fondamentale mantenere alto il livello di attenzione e rifuggire il rischio di abituarci, dando tali eventi ormai per scontati. In quanto professionisti che lavorano sul territorio ogni giorno, siamo consapevoli che è arrivato il momento di essere ancora più attivi e propositivi, ponendoci come interlocutori per un nuovo approccio alla gestione del territorio. Ripensare le politiche è diventata un'urgenza, non possiamo più rimandare se vogliamo garantire la sicurezza ambientale alle prossime generazioni».
Il geologo Gaddo Mannori ha aggiunto: «I cambiamenti climatici ci impongono una crescente attenzione alle zone interne– ma questa necessità va purtroppo contro il trend di progressivo abbandono delle campagne e delle zone montuose. Si tratta quindi di decidere come trovare un equilibrio nei prossimi anni».
L’agronomo forestale Giordano Fossi a ha concluso: «Una conoscenza puntuale del territorio è essenziale non solo per monitorare le criticità e per difenderci dai cambiamenti climatici, ma anche per valorizzare le risorse, a partire dalla risorsa acqua».