Termovalorizzatore, il debunking di Aisa impianti sul caso San Zeno
Il Polo di gestione rifiuti presente a San Zeno (AR) è gestito da una società a partecipazione quasi integralmente pubblica – il solo Comune di Arezzo pesa per circa l’85% –, che porta avanti complesse attività per chiudere a livello locale il cerchio dell’economia circolare.
A San Zeno complessivamente operano un impianto per la selezione delle frazioni secche (a partire dal multimateriale, come nel caso delle plastiche) da avviare a riciclo, un termovalorizzatore per valorizzare energeticamente le frazioni secche non riciclabili, e un nuovo biodigestore anaerobico per ricavare biometano e compost da 70mila t/a di rifiuti organici, provenienti da raccolta differenziata (Forsu), sfalci e potature.
Nell’area è inoltre in corso l’attuazione di un articolato piano industriale che prevede di realizzare una nuova linea di termovalorizzazione da 75mila t/a – per lavori da 24 mln di euro, iniziati quest’estate – da affiancare a quella già esistente da 45mila t/a.
Nei giorni corsi, alcuni partiti di minoranza nel Consiglio comunale aretino (Arezzo 2000, Avs, M5S) hanno rivolto pesanti critiche alla progettualità in corso a San Zeno, mettendo in fila alcune informazioni inesatte e la richiesta di un Consiglio comunale aperto da dedicare al tema.
«Chiedo, nella trattazione di progetti di carattere pubblico evidentemente complessi, una maggiore serenità di giudizio – commenta nel merito il presidente di Aisa impianti, Giacomo Cherici – Il polo tecnologico di San Zeno è a disposizione per ospitare lo svolgimento del Consiglio comunale aperto, occasione per conoscere direttamente questa realtà che organizza da tanti anni open day, seminari, concerti, spettacoli e occasioni di incontro e condivisione». Per contribuire a fare chiarezza sul tema, il presidente ha dunque risposto puntualmente alle inesattezze emerse dalla minoranza in Consiglio comunale, risposte che proponiamo integralmente di seguito.
AISA Impianti ha presentato un progetto “triplo” della capacità attuale di combustione
È stata presentata la richiesta di mantenimento della linea da 45.000 tonnellate annue, oltre quella da 75.000 già autorizzata ed in fase di costruzione a fianco dell’attuale. Ciò che è aumentato sensibilmente è la raccolta differenziata dell’organico da cui la produzione di biometano, fatto positivo e ambientalmente rilevante.
Mantenere la linea di recupero energetico da 45.000 tonnellate annue sarebbe un disincentivo allo sviluppo delle raccolte differenziate
Nel Nord Europa, in Austria, in Germania, ma anche nel Nord Italia, la raccolta differenziata ha percentuali altissime contemporaneamente a una dotazione impiantistica molto più sviluppata della Toscana per recuperare energeticamente gli scarti delle raccolte differenziate. Al contrario ampie aree del Paese e nazioni prive di impianti sono costrette a trasportare i propri rifiuti a distanza, vanificando anche le raccolte differenziate o peggio ricorrere alle discariche.
Negli altri ATO della Toscana i livelli di sviluppo della raccolta differenziata sono ben più alti rispetto alla Toscana meridionale, senza peraltro si registrino criticità a livello impiantistico
Gli altri ambiti non hanno criticità anche se hanno una potenza di termovalorizzazione più bassa perché fanno uso di una discarica autorizzata per oltre 4 milioni di metri cubi di rifiuti dove vengo smaltiti gli scarti della raccolta differenziata, contrariamente alle indicazioni comunitarie che privilegiano il recupero energetico allo smaltimento in discarica. Il recupero energetico è alternativo alla discarica, non alla raccolta differenziata.
L’utilizzo della linea da 45.000 tonnellate annue sarà consentito a terzi non meglio specificati
I “terzi” non sono altri che il gestore del servizio di nettezza urbana come disciplinato dalla Autorità di Ambito Territoriale Ottimale; oltre a comunità o territori in emergenza come già accaduto in occasione di incendi, Covid19, terremoti e alluvioni. Zero Spreco è un impianto strategico nazionale sotto la disciplina delle Autorità.
Mantenere in esercizio la linea da 45.000 tonnellate anche dopo l’attivazione di quella da 75.000 non può non determinare un aggravio della pressione sull’area, già carica di criticità ambientali e sanitarie
Nella documentazione a corredo dell’istanza di AISA Impianti sono presenti due studi eseguiti nel corrente anno, uno sul carico ambientale e l’altro sugli aspetti sanitari. Entrambi gli studi dimostrano allo stato dei fatti e delle conoscenze che il mantenimento in esercizio della L45 non provoca criticità. Questi aspetti vengono valutati dalle Autorità e l’Azienda deve ottemperare a ogni richiesta o integrazione che le Autorità ritenessero necessaria. A questo modo solo dopo un’ampia e profonda verifica gli enti preposti possono rilasciare l’autorizzazione. Nulla è lasciato al caso tantomeno all’autonomia di Aisa Impianti. Proprio in questi giorni le Autorità stanno richiedendo le integrazioni che ritengono necessarie.
Da anni continuano a ripetersi le segnalazioni dei cittadini sulle emissioni di cattivi odori provenienti verosimilmente dall’impianto in questione, problema che nel progetto non è stato assolutamente considerato
La contestazione è fuori tema. L’istanza riguarda il mantenimento in esercizio della linea di recupero energetico da 45.000 tonnellate, attiva dal 2000. Le lamentele dei cattivi odori sono del 2022 e 2023, in occasione della rottura di un portellone del compostaggio e prima dell’attivazione del biodigestore che ricordiamo essere una BAT (tecnica migliorativa). È evidente che la termovalorizzazione non causa di maleodoranze. Quando poi si afferma che la questione odori nel progetto non è stata considerata significa che chi lo dice non lo ha letto: abbiamo proposto soluzioni migliorative anche su tale ambito. Infine si ricorda che l’Azienda, in regime di autotutela, effettua proprie indagini e controlli ed ha fatto già investimenti per 1,5 milioni in tutto il reparto di biofiltrazione e compostaggio.
Non si venga a giustificare questo progetto con l’idea che dai rifiuti si produce energia elettrica o che in tale modo la TARI verrebbe diminuita: si tratta di propositi da libro dei sogni.
Oggi produciamo circa 18milioni di kilowattora, pari al consumo di circa 18mila abitanti, e con entrambe le linee arriveremo al fabbisogno di 63mila abitanti. L’energia elettrica prodotta viene venduta ed il ricavato utilizzato per ridurre la TARI, inoltre serve per alimentare tutti gli altri reparti dell’Impianto: selezione, compostaggio, digestione anaerobica. Senza il recupero energetico l’energia elettrica dovrebbe essere acquistata ed il suo costo a carico dei cittadini.
AISA Impianti ha un solo interesse economico: più bruci più guadagni
La Centrale svolge un servizio di pubblico interesse con tariffe regolamentate che devono garantire l’equilibrio economico-finanziario, non il semplice profitto economico. L’interesse pertanto non è di AISA Impianti ma della collettività e dell’ambiente. È ecologicamente giusto rinunciare a 63 milioni di kilowattora da fonte rinnovabile e continuare ad andare in discarica?
Oltre al cattivo odore, vi sono problemi di viabilità e mezzi pesanti che passano a qualunque ora perché l’inceneritore continua a funzionare 24 ore/24
Nei documenti allegati all’istanza, vi è anche uno studio della viabilità e i mezzi scaricano e caricano principalmente di giorno e nei giorni feriali. Il mantenimento della L45 porterebbe il vantaggio di azzerare i flussi degli scarti in uscita.
Tre volte l’incenerimento significa anche rischiare malattie. Ricordiamoci che fu fatta un’indagine epidemiologica nel 2014.
Questa indagine riguardava un’area ad alta concentrazione di aziende insalubri e non arrivava a conclusioni. Nel nostro procedimento autorizzativo, successivamente al 2014, sono stati fatti indagini ed approfondimenti che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e delle norme applicabili, non individuano pericoli. Qualora il Consiglio di amministrazione della Società avesse informazioni circa la possibilità di cagionare danni all’ambiente e/o alla salute, non esiterebbe a fermare l’Impianto.
di Giacomo Cherici, presidente Aisa impianti