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Incendi boschivi in Toscana: nel 2024 meno roghi e meno estesi

Ma con il meteo estremo anche l’antincendio boschivo si deve riorganizzare
 |  Toscana

Quest’anno in Toscana è piovuto più del solito a primavera e a giugno, e forse anche per questo – ma anche per le forze e l’organizzazione messe in campo e i non troppi eventi in contemporanera - ci sono stati meno incendi di boschi o meno gravi. 

La provincia toscana con più incendi boschivi è stata Grosseto (51): seguono Firenze (33) e Siena (32). Ma se si guarda la superficie percorsa dalle fiamme è invece Siena la più colpita: 93 ettari di superficie boscata, prima anche per la superficie non boscata attaccata dal fuoco (185 ettari contro i 150 di Massa Carrara e i 140 di Grosseto). Quanto ai cosiddetti “incendi di vegetazione”, dove l’antincendio regionale interviene a supporto dei vigili del fuoco che ne hanno competenza, si contano 299 interventi in tutto l’anno (82 nel fiorentino, 36 nel grossetano e 38 nel senese). 

La vice presidente della Regione e assessora all’agricoltura, Stefania Saccardi, ha detto che «E’ stato un anno più fortunato, ma è un dato che non può farci stare tranquilli perché le stagioni con cui ci confrontiamo sono sempre più siccitose e con temperature altissime, che non sono mancate neppure stavolta. Per cui il rischio incendi è sempre molto alto». 

Settembre si è chiuso  in ogni caso con un bilancio decisamente positivo per la Toscana. Al Centro regionale antincendi boschivi della Pineta a Monticiano nel senese si tirano le somme e nei primi 9 mesi dell’anno si contano in tutta la regione 210 incendi boschivi: quasi la metà (ridotti del 44%) rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Meno incendi rispetto al 2023, quando se ne registrarono 242, al 2022 (571) e al 2021 (405).
Inoltre si è ridotta (ad un terzo) anche la superficie boscata percorsa dalle fiamme: fino al 30 settembre, un dato per ora stimato in attesa dei rilievi ufficiali, risulta di 283 ettari rispetto agli 855 della media decennale, dove 145 ettari di quest’anno sono l’esito di soli quattro incendi (a gennaio a Roccalbegna in provincia di Grosseto, il 27 luglio e 25 agosto nel senese a San Casciano dei Bagni e a Abbadia San Salvatore, il 13 agosto a Massa).  Un abisso rispetto ai 2.065 ettari di bosco bruciati nel 2022, i 1.567 del 2019, i 1.277 del 2018 (l’anno dell’incendio a Calci sui Monte Pisani) e i 2.079 del 2017.

La Saccardi evidenzia che «Per questo, è importante che la macchina continui a lavorare e lavori bene: in collaborazione con i quattromila volontari che sono sicuramente un valore aggiunto e che ringrazio,  in collaborazione con vigili del fuoco e carabinieri forestali ed utilizzando a Monticiano il centro di addestramento e formazione di altissimo livello della Pineta». 

Luglio ed agosto sono stati anche quest’anno i mesi più impegnati per l’Organizzazione antincendi boschivi toscana: 74 incendi nel primo mese e 85 nel secondo, ma la Saccardi fa notare che «A parità comunque di numeri in questa regione le conseguenze sono sempre minori rispetto ad altre: merito della macchina dell’antincendio boschivo ben organizzata ed addestrata E questo fa bene all’ambiente ma anche ai bilanci pubblici.  Quando brucia un bosco si crea infatti una ferita nell’ecosistema ma c’è anche  un costo vivo proporzionato alle forze di ‘lotta attiva’ dispiegate.  L’incendio dello scorso luglio a Galceti di Prato, che ha bruciato otto ettari e mezzo, è costato ad esempio 86 mila euro: 82 mila il rogo del 25 agosto scorso ad Abbadia San Salvatore in provincia di Grosseto che ha mandato in fumo 32 ettari di bosco.  Per questo è importante investire sulla prevenzione. Gestendo bene i boschi per evitare gli incendi – riassume Saccardi – ma anche coinvolgendo la popolazione per scongiurare comportamenti a rischio ed istruendo i cittadini su cosa fare durante un incendio, per ridurre i pericoli per loro e i soccorritori».

Per mantenere ed aggiornare la complessa macchina organizzativa che opera nella previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi la Toscana investe circa 16 milioni l’anno, compreso il contratto per gli elicotteri. Il 40% è destinato alla prevenzione.

Ma cambia il clima nel mondo , cambiano gli incendi e cambiano le strategie. In Toscana il più grande incendio degli ultimi 30 anni è stato quello del settembre 2018, a Calci, ma nell’ottobre 2021 c’è stato un grosso incendio all’isola d’Elba nell’ottobre e nel mese autunnale che prima segnava la fine della stagione degli incendi boschivi ci sono stati decine di roghi in successione negli anni 2018, 2021 e 2023.
La Saccardi ha sottolineato che «Di fronte a eventi di tali dimensioni come quelli nel corso di questa estate a cui abbiamo assistito nel Mediterraneo in Portogallo, in Turchia o in Grecia, oppure in Italia sul Gargano o in provincia di Roma, anche le più evolute organizzazioni di antincendio boschivo si trovano inermi, non potendo contrastare il fenomeno con un approccio esclusivamente emergenziale. L’ambizione è, quindi, spostare avanti il raggio di azione dell’attività, non limitarci a rincorrere il problema, ma farci trovare preparati di fronte alla simultaneità di eventi sempre più intensi». 

In Toscana anni di fortissimo impegno sono stati il 2012 (nei mesi invernali e estivi), l’estate 2017 e 2022 e l’inverno 2019, oppure ci sono stati incendi caratterizzati da alte velocità ed elevate intensità, come a Calci nel 2018 (1100 ettari distrutti) o a Massarosa in provincia di Lucca a luglio del 2022 (900 ettari). 
La vicepresidente della Regione ha concluso: «Negli ultimi dieci anni il periodo a rischio per lo sviluppo di incendi si è allungato. Per fronteggiare periodi di rischio così lunghi e intensi occorre mettere in campo organizzazioni di anticendio boschivo sempre più flessibili, spiegate al massimo livello di operatività quando necessario ma ridotte al minimo dei periodi di minor rischio». 

Redazione Greenreport

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