Lucart resta sul tetto del mondo per responsabilità sociale d’impresa, cresce il punteggio Ecovadis
Per il terzo anno consecutivo Lucart, la multinazionale toscana della carta, spicca ai vertici della responsabilità sociale d’impresa sfoggiando la valutazione “Platinum” appena rinnovata dall’agenzia indipendente Ecovadis.
Con un punteggio pari a 85 su 100 (in crescita di un punto rispetto al 2023) Lucart si posiziona tra l’1% delle imprese più sostenibili sulle 130mila analizzate da Ecovadis in tutto il mondo – e in oltre 220 differenti comparti – negli ultimi 12 mesi.
«L’aver ricevuto questo premio per la terza volta consecutiva ci conferma che siamo sulla strada giusta e ci spinge a proseguire il nostro percorso per raggiungere i massimi standard di trasparenza in campo ambientale, sociale ed economico», commenta l’ad Lucart Massimo Pasquini.
Il rating Ecovadis esamina una serie di aspetti legati alla sostenibilità, raggruppati in quattro temi – ambiente, lavoro e diritti umani, etica, approvvigionamento sostenibile –, dove la media conseguita da Lucart arriva appunto a 85/100, ma raggiunge il punteggio massimo (100/100) sotto il profilo ambientale.
Una valutazione che si basa su standard internazionali di sostenibilità, come i dieci principi del Global compact dell’Onu, le convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), gli standard Gri (Global reporting initiative), lo standard ISO 26000 e i principi Ceres (Coalition for environmentally responsible economy).
Come documenta il 19° Rapporto di sostenibilità presentato a giugno da Lucart nell’auditorium romano di Save the children Italia, insieme a Legambiente, le buone performance sotto il profilo ambientale e sociale si coniugano – e di fatto favoriscono – quelle economiche. Non a caso la multinazionale è tra le principali realtà industriali annoverate dai GreenHeroes certificati da Kyoto club e Alessandro Gassmann.
Il gruppo cartario produce infatti 396mila tonnellate di carta l’anno in 10 stabilimenti produttivi (5 in Italia, 2 in Spagna e uno in Francia, Ungheria e Regno Unito), con un fatturato in crescita (+6,7%) a 765 milioni di euro e impatti ambientali in calo: rispetto al 2021 -7% di CO2 per emissioni dirette e -33% per le indirette, -35,9% di consumi idrici specifici rispetto a dieci anni prima (oggi l’azienda utilizza 9,48 mc di acqua per ogni tonnellata di carta prodotta) e -25% di intensità energetica rispetto al 2014.
Dal rapporto di sostenibilità, al contempo, emergono anche altri dati positivi per l’ambiente, a cominciare dall’utilizzo delle materie prime, considerato che oltre la metà della produzione dei prodotti Lucart si basa su carta da riciclare (per l’esattezza il 55% del totale, contro il 45% di cellulosa vergine), dagli imballaggi impiegati (dal 2021 al 100% riciclabili o compostabili, con l’80% caratterizzato da un contenuto di materia riciclata superiore al 30%) e dalla percentuale di rifiuti recuperati: nel dettaglio, Lucart genera 0,242 ton rifiuti per tonnellata di carta prodotta e avvia l’83,7% a recupero, un dato che potrebbe essere ancora più ampio – e più sostenibile – se fosse possibile recuperare energia dai rifiuti non riciclabili attraverso impianti di prossimità, abbattendo emissioni di CO2 e costi d’impresa.
«La nostra è una storia di sostenibilità e i numerosi riconoscimenti ottenuti negli anni lo testimoniano ampiamente – conclude Pasquini – Il nostro impegno si rinnova costantemente perché siamo consapevoli di quanto sia importante mettere al centro il benessere della comunità in tutte le sue declinazioni Esg».