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Geotermia, il Tar Toscana ha respinto il ricorso contro l’impianto pilota a Castel del Piano

«Il ricorso originario e quello per motivi aggiunti sono infondati», ma il via libera al progetto resta lontano
 |  Toscana

Il Tribunale amministrativo regionale per la Toscana (Tar), con sentenza allegata, ha respinto il ricorso presentato nel 2017 da Italia nostra e altri soggetti contro il progetto pilota – avanzato da Gesto Italia – per realizzare una centrale geotermoelettrica da 5 MW a Castel del Piano (GR) in località Montenero.

Si tratta di un progetto “pilota” in quanto, oltre alla taglia modesta proposta, si concentra su una tecnologia binaria Orc, a re-iniezione totale dei fluidi geotermici nel sottosuolo, come non ce n’è ancora in attività in tutto il Paese (mentre da decenni la tecnologia è già diffusa all’estero, dove le condizioni geologiche lo permettono).

L’impianto prevede la realizzazione di 6 pozzi, di cui 3 di produzione del fluido geotermico e 3 di reiniezione, in modo da garantire una portata di fluidogeotermico pari a circa 700 t/h. A seguito di positivo parere della Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (Cirm), nonché di successiva istanza per la pronuncia di compatibilità ambientale (del 25.06.2014), presentata al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (ex Mattm) e delle rituali richieste di integrazione tecnico-documentale, la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via/Vas ha rilasciato il proprio parere positivo alla realizzazione dell’impianto, con relative prescrizioni (il 30.09.2016). Italia nostra e altri si sono opposti, ma il Tar ha stabilito adesso che «il ricorso originario e quello per motivi aggiunti sono infondati».

Nonostante sia passato un decennio dall’inizio dell’iter, il via libera effettivo all’impianto, però, è di fatto ancora lontano. Alcune associazioni e comitati com’è evidente sono contrari, ma la contrarietà è stata rimarcata in passato anche da Comune e Regione Toscana (che invece si è espressa a favore per un impianto simile ad Abbadia, ad esempio), adducendo motivazioni di tipo paesaggistico e di tutela del comparto agricolo locale.

Resta dunque aperta la sfida di mandare in esercizio i primi impianti geotermici binari in Italia, dove questa tecnologia mostra ampie potenzialità. La tecnologia binaria Orc (Organic rankine cycle) permette di produrre calore ed energia da una fonte rinnovabile come la geotermia senza alcuna emissione in atmosfera, grazie all’impiego di uno scambiatore di calore e alla totale reiniezione del fluido geotermico nel sottosuolo.

Al contempo, rispetto alla tecnologia flash, le centrali binarie – a parità di potenza installata – presentano la necessità di maggiore consumo di suolo oltre a un più elevato impatto acustico. Dal punto di vista scientifico, inoltre, la realizzazione e successiva gestione di un impianto binario permetterebbe di valutare sul campo la fattibilità tecnica in Toscana, cosa che nelle altre zone attive della coltivazione geotermica – tradizionale e amiatina – viene ritenuta difficoltosa a causa di alcune caratteristiche del fluido geotermico, come alta temperatura e alta presenza di gas incondensabili.

Come del resto spiegava già un decennio fa Roland Horne, l’allora presidente dell’International geothermal agency (Iga) e professore di Scienze della Terra alla Stanford University, «la tecnologia a vapori di flash non è obsoleta così come non è innovativa quella a ciclo binario: entrambe sono sperimentate e utilizzate nel mondo da molti anni e sono da considerarsi “environmental friendly”. L’utilizzo della tecnologia è legata al tipo di fluido e non si può decidere a priori».

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Redazione Greenreport

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