Cave ed eventi meteo estremi, la malagestione dei ravaneti contribuisce a siccità e alluvioni
Seguire la riunione congiunta delle commissioni consigliari Marmo e Ambiente (venerdì 21 giugno) con ordine del giorno “Questioni ambientali legate all’estrazione del marmo” è stato molto istruttivo su come vengono visti e affrontati i problemi: la torbidità da marmettola di fiumi e sorgenti è ancora presente (ma ormai saltuaria e ridotta rispetto al passato) ma, a lungo termine, grazie all’impegno del Comune, diminuirà ancora, lentamente ma progressivamente.
Con nostra sorpresa abbiamo così scoperto che il vero scopo della riunione non era affrontare i problemi ambientali dell’escavazione (un tema della massima importanza per la città), ma esporre l’autodifesa dalla trasmissione di Report del 21 aprile, colpevole di aver turbato la prospettiva delle “magnifiche sorti e progressive”di leopardiana memoria che attenderebbero la nostra città.
La relazione introduttiva del dirigente al marmo, dopo la giusta rivendicazione degli altissimi livelli di conoscenza scientifica e di professionalità raggiunti dall’ufficio, ha concentrato principalmente sul solo inquinamento di fiumi e sorgenti da marmettola (e, un tempo, anche da idrocarburi) la parte sulle problematiche ambientali legate alle cave.
L’excursus storico ha mostrato come il problema degli idrocarburi, emerso nel 1991, sia stato seriamente affrontato e rapidamente risolto e come quello della marmettola – negli anni ’80 pesante e quotidiano nel Carrione – si manifesti ormai solo saltuariamente (dopo piogge intense). È stata infine particolarmente rimarcata la strategia dell’ufficio volta, attraverso il continuo impegno, a perseguire la costante e progressiva riduzione della dispersione della marmettola nei comparti ambientali.
Legambiente, pur riconoscendo i rilevanti e indubbi miglioramenti conseguiti negli ultimi decenni, anche grazie agli interventi della magistratura, trova questa rassicurante narrazione decisamente non all’altezza delle problematiche e dell’elevato livello di conoscenze raggiunto.
Salta agli occhi, infatti, che non sia stato nemmeno sfiorato il tema delle alluvioni generate dalla gestione dei ravaneti: un tema verso il quale tutte le amministrazioni degli ultimi vent’anni hanno mostrato un profondo disinteresse, sebbene la responsabilità dei ravaneti sia stata evidenziata dai periti del tribunale già per l’alluvione del 2003.
Un ruolo confermato nel 2018 dalla Regione Toscana a seguito della nostra richiesta di ricalcolare – tenendo conto del ruolo idrologico dei ravaneti – le portate di piena allora stimate (che avrebbero comportato l’abbattimento di alcuni ponti nel centro storico, poi salvati proprio grazie alle nostre osservazioni tecniche).
Eppure, contrariamente all’inquinamento da marmettola, il rischio alluvioni è in continua crescita a causa dei ravaneti (perché impoveriti di scaglie e sempre più ricchi di terre).
Ugualmente ignorato è stato il crescente rischio di crisi idriche estive (anch’esso aggravato dalla conduzione dei ravaneti). Eppure, come abbiamo proposto innumerevoli volte, una diversa gestione dei ravaneti permetterebbe di ridurre sensibilmente sia il rischio alluvioni che quello delle crisi idriche estive.
Ma anche per la marmettola, perché mai dovremmo accontentarci di un progressivo miglioramento nell’arco di decenni quando – con un’ordinanza “cave pulite come uno specchio” – potremmo ottenere risultati sostanziali nell’arco di pochi mesi (come è stato fatto trent’anni fa per gli idrocarburi)?
Anziché sprecare le elevate professionalità di cui dispone l’ufficio marmo per tessere una rassicurante narrazione autoassolutoria, non sarebbe meglio impiegarle (sostenendole con una decisa volontà politica) per affrontare rapidamente i problemi ambientali legati al marmo che attanagliano la città da decenni?
di Legambiente Carrara