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Il costo medio di un'auto in Italia è arrivato a 30.096 euro, cresce il fatturato ma calano le vendite

L’aumento a partire dal 2011 è pari al 58%, mentre nello stesso periodo il potere d’acquisto delle famiglie è calato del 3%
 |  Trasporti e infrastrutture

Nell’ultimo anno in Italia il fatturato autovetture è cresciuto dello 0,3% a 46,91 miliardi di euro, mentre sono calate le immatricolazioni (-0,5%, a 1.558.704) ed è aumentato il prezzo medio delle autovetture (+0,8%, ovvero +228€, a quota 30.096€).

È quanto emerge dai dati messi in fila dall’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae), in qualità di membro del Sistema statistico nazionale. A influire su questa dinamica sono ben poco le auto elettriche, dato che rappresentano ad oggi una minima parte del parco circolante.

Il 2024 infatti si è chiuso con una quota auto elettriche a batteria (Bev) al 4,2%, identica al 2023; le ibride plug-in (Phev) scendono al 3,3% (-1,1%), mentre le altre (mild e full hybrid) guadagnano il 4% arrivando al 40,2% di share; le auto a benzina crescono dello 0,8% al 29%, mentre le diesel retrocedono del 3,9% fermandosi al 13,9%, col Gpl infine che segna +0,3% arrivando al 9,4%.

L’Unrae respinge le accuse di forti incrementi di prezzo nell’arco degli ultimi 12 mesi, dichiarando che nel 2024 la fascia di auto sotto i 14mila euro ha rappresentato il 5% del mercato e quella sotto i 20mila euro è data attorno al 30%, mentre «il numero dei modelli immatricolati nei segmenti A e B è pari rispettivamente a 24 e 79, con quote di mercato pari rispettivamente a 8,3% e 48,1%».

Se si guarda ad un orizzonte temporale più lungo, invece, l’aumento dei prezzi «è stato innegabilmente molto importante». Da cosa è dipeso?

Posto che secondo i produttori parlare di «prezzo medio totale del mercato non ha alcun senso», dato l’ampio mix di canali, di segmenti e di alimentazioni, i contenuti di prodotto «non sono assolutamente gli stessi anche solo di pochi anni fa: in termini di dispositivi di sicurezza (Adas), sia obbligatori per normative europee che opzionali, e di infotainment, il valore di una vettura nel 2024 non è neanche paragonabile a quello della stessa vettura nel 2019. Da ultimo, ma non certo per importanza – sottolinea Unrae – i fattori di produzione hanno subìto in questi anni un aumento vertiginoso dei costi che inevitabilmente si è riverberato sui prezzi di vendita. I costi dell’energia, in un’industria di fatto energivora benché non ufficialmente classificata come tale, sono schizzati in alto in tutta Europa per i ben noti motivi. I prezzi delle materie prime hanno subìto rincari a due cifre per quelle tradizionali e a tre cifre per quelle critiche, presenti in abbondanza nelle vetture di ultima generazione. I costi della logistica internazionale, che incidono pesantemente in una supply chain globalizzata, sono esplosi a causa della situazione geopolitica con focolai di crisi in vari nodi cruciali».

Il risultato finale in ogni modo parla chiaro: sono stati immatricolati circa 1,5 mln di veicoli nel 2024, ovvero con un crollo del 18,7% rispetto al 2019. In assenza di politica industriale, col Governo Meloni che ha addirittura definanziato il Fondo automotive per 4,6 mld di euro l’anno – a guidare il crollo del mercato auto resta il contesto economico: ovunque in Europa i costi dei veicoli sono cresciuti, ma nel caso particolare dell’Italia aiuta il fatto che il prezzo medio di un’auto sia aumentato del 58% dal 2011 a 2023, mentre il potere d’acquisto delle famiglie è calato del 3%, come evidenziato sempre da Unrae per sgombrare il campo da chi ipotizza che le difficoltà della filiera automotive dipendano dal Green deal. Del resto anche il calo del potere d’acquisto del resto è una scelta politica, perché l’alternativa sarebbe redistribuire la crescente concentrazione di ricchezza in poche mani.

Redazione Greenreport

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