No al ponte sullo Stretto di Messina, i cittadini in piazza chiedono risorse contro la siccità
Si levarru l'acqua, i figghi vannu via / Ma quali ponti, chi metroferruvia, è uno dei tanti slogan portati in piazza da migliaia di manifestanti che nel fine settimana – nonostante il caldo torrido – hanno affollato il corteo No ponte che si è riversato sulle strade di Messina per chiedere la chiusura definitiva della società Stretto di Messina spa e il relativo stop al contestatissimo progetto infrastrutturale.
«In una fase che in tanti hanno definito interlocutoria per le osservazioni al progetto definitivo del ministero dell’Ambiente e dello stesso comitato tecnico scientifico della Stretto di Messina spa, e per il conseguente rinvio dell’avvio dei cantieri, migliaia di No ponte sono tornati a marciare per ribadire – spiegano dal comitato – che i 14 miliardi di euro che il governo vuole impegnare per un’inutile e devastante infrastruttura, devono essere invece utilizzati per ammodernare le rete idrica, per una sanità migliore che smetta di funzionare secondo logiche aziendali e di profitto, per la messa in sicurezza del territorio dal rischio incendi, idrogeologico e sismico, per realizzare infrastrutture utili alle persone e non agli speculatori».
Un altro degli slogan gridati in strada dai manifestanti, non a caso, è stato Vogliamo l’acqua dal rubinetto, non il ponte sullo Stretto. Sulla Sicilia pesa infatti da mesi una gravissima siccità, che ha portato all’evaporazione dell’unico lago naturale presente sull’isola, mentre infrastrutture idriche fatiscenti non permettono di invasare l’acqua quando disponibile distribuendola in fase di necessità: dighe interrite, mai collaudate, acquedotti colabrodo e dissalatori fermi, in un contesto di crisi climatica, stanno facendo morire di sete la Sicilia.
E pensare che una prima proposta di Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica, per affrontare la doppia minaccia di siccità e alluvioni, c’è già: l’ha elaborata la Fondazione Earth and water agenda, arrivando a stimare la necessità di investimenti da 17,7 mld di euro l’anno per un decennio, dalle soluzioni basate sulla natura agli invasi, dal servizio idrico integrato agli usi agricoli e industriali dell’oro blu.
Di fronte a questa pressante esigenza, il ministro delle Infrastrutture Salvini ha presentato il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (Pniissi) finanziandolo con circa 900 mln di euro peraltro già stanziati in ambito Pnrr. A confronto, le risorse necessarie per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina sarebbero circa 14 volte di più.