Con la crisi climatica cresce il rischio tsunami nel Mediterraneo, fino a +30% al 2070
Le coste del Mediterraneo sono uno degli scenari più iconici e fragili del nostro pianeta. Qui, le comunità umane hanno prosperato per millenni, sfruttando le risorse del mare e affrontando le sue sfide. Tuttavia, oggi il Mediterraneo affronta nuove minacce legate ai cambiamenti climatici e ai fenomeni naturali.
Uno degli aspetti più preoccupanti è l’innalzamento del livello del mare, un fenomeno in corso che, combinato con i movimenti verticali del suolo costiero (subsidenza), sta alterando profondamente le caratteristiche delle coste e aumentando i rischi legati agli eventi estremi, come gli tsunami.
Ma cosa significa esattamente? E in che modo questi cambiamenti influenzano la probabilità e l’intensità delle inondazioni tsunami nelle nostre coste? Gli tsunami rappresentano un pericolo concreto anche per il Mar Mediterraneo. Questa regione, caratterizzata da intensa attività geologica e sismica, è stata teatro di numerosi eventi nel corso della storia. Basti pensare al maremoto provocato dall’eruzione di Santorini nel II millennio a.C., o al disastroso tsunami del 1908 che colpì Messina e Reggio Calabria dopo un violento terremoto.
Gli tsunami nel Mediterraneo possono essere innescati principalmente da terremoti sottomarini, ma anche da collassi vulcanici, frane costiere o sottomarine e, in certe località, persino da condizioni meteorologiche particolari. A causa della configurazione geografica chiusa del bacino mediterraneo, le onde di maremoto generate dai terremoti sottomarini possono propagarsi rapidamente rendendo fondamentale un’allerta tempestiva (https://cat.ingv.it/it/) .
Le coste del Mediterraneo: una regione vulnerabile
Con circa 150 milioni di persone che vivono lungo le coste del Mediterraneo e un numero crescente di turisti nei mesi estivi è essenziale comprendere meglio come i cambiamenti climatici e geologici influenzano il rischio legato agli tsunami per proteggere le comunità costiere.
Innanzitutto il fenomeno dell’innalzamento del livello del mare compromette il benessere e le attività di milioni di persone che vivono lungo le coste. Tra il 2006 e il 2018 il livello medio globale del mare è aumentato alla velocità di 3.7 ± 0.5 mm/anno a causa del riscaldamento globale e si prevede un’ulteriore crescita nel corso di questo secolo. Infatti, secondo le proiezioni dell’IPCC, entro il 2100 il livello del mare potrebbe essere fino a 1,1 metri più alto rispetto a oggi.
Inoltre, i movimenti verticali del suolo costiero portano a variazioni significative delle linee di costa. Sono dovuti sia a cause naturali (fenomeni tettonici, vulcanismo, compattazione del suolo) che prodotti dall’uomo (estrazione di fluidi, attività mineraria) e possono accelerare l’innalzamento del livello del mare lungo le coste su scala regionale e locale, con impatti drammatici e conseguenze sociali ed economiche, soprattutto nelle isole basse, nelle pianure costiere, nelle lagune e nelle aree del delta dei fiumi.
Proiezioni future
Studi recenti sugli tsunami nel Mar Mediterraneo tengono conto degli effetti combinati dell’aumento del livello del mare e dei movimenti verticali del suolo costiero. Le analisi mostrano che entro il 2070 ci sarà un aumento generale delle inondazioni da tsunami rispetto alle stime attuali con variazioni locali significative. Per esempio, le probabilità di superare altezze massime di inondazione di 1 metro sono in crescita e si aggirano tra il 10% e il 30% rispetto ai livelli attuali. Le mappe illustrate nella figura in pagina offrono una visione chiara di questo cambiamento.
In questa figura l’immagine a sinistra mostra la probabilità media di superare l’altezza massima di inondazione di 1m nei prossimi 50 anni considerando le coste attuali (così come fornite dal modello TSUMAPS-NEAM). Tenendo conto della variazione del livello del mare causata dai futuri cambiamenti climatici e dai movimenti verticali del suolo , l’immagine di destra evidenzia come l’innalzamento del livello del mare aumenti in percentuale la pericolosità degli tsunami in tutto il Mediterraneo. Fanno eccezione solo 2 aree, i Campi Flegrei e Santorini, che sono aree vulcaniche attive e in sollevamento. Questo tipo di analisi è fondamentale per pianificare misure preventive, come aggiornare le mappe di evacuazione e adattare le infrastrutture costiere.
Verso una maggiore consapevolezza
Questo studio è stato realizzato nell’ambito dei progetti europei TSUMAPS-NEAM e SAVEMEDCOASTS2, entrambi coordinati dall’INGV. Studi come questo sottolineano l’importanza di integrare i dati sull’innalzamento del livello del mare e sui movimenti costieri nelle analisi del rischio legato ai fenomeni naturali, come gli tsunami. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e un coordinamento efficace tra ricerca, istituzioni e comunità locali sarà possibile mitigare le conseguenze di questi rischi sulle popolazioni costiere. Ogni passo verso una maggiore consapevolezza e collaborazione può fare la differenza nel proteggere le coste mediterranee, un patrimonio di inestimabile valore per le generazioni presenti e future.