Il porto di Genova è rimasto senza testa, difficile guardare al futuro per il più grande scalo italiano
Il porto di Genova, riconosciuto unanimemente baricentro dell’economia marittima italiana e tra i principali centri nevralgici della marittimità del Mediterraneo, si trova ad essere al centro di una tempesta perfetta e, per colmare la misura, senza un nocchiero capace di reggere saldamente la barra del timone, parafrasando il Sommo Poeta.
È sotto gli occhi di tutti il caos generalizzato che ha investito la Liguria e il suo scalo commerciale, attualmente senza presidente e retto da un commissario – Paolo Piacenza, dall’8 settembre 2023 – peraltro già segretario generale ai tempi della passata presidenza Signorini che, di quel ciclone di cui facevo cenno sopra costituisce se non l’occhio, almeno una parte assai rilevante, stando alle notizie di cronaca e attribuendo il comunque il beneficio dell’innocenza fino al terzo grado di giudizio, in sincronia culturale e ideale con la civiltà giuridica di cui l’Italia – erede naturale del diritto romano – costituisce la culla.
Uno spirito di prudenza dovrebbe indurre il governo in carica e, segnatamente, il titolare del dicastero competente (il ministero delle infrastrutture e dei trasporti) a nominare, senza perdere tempo, la figura di un nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale e, subito dopo, questi a contrattualizzare un nuovo segretario generale.
In tal modo si darebbe a tutti gli operatori portuali, e marittimi più in generale, un forte segnale di discontinuità, scegliendo magari figure professionali serie e preparate provenienti dall’esterno e fuori da ogni dinamica localistica.
Un Paese normale deve essere in grado di produrre i propri anticorpi, che siano in grado di neutralizzare tutte le tossine che – anche solo ipoteticamente – potrebbero inquinare i flussi delle scelte e delle decisioni che si riverberano negativamente sulla società e sulla economia di sistema. Il porto di Genova non si può certamente definire sano e, forse, un intervento chirurgico a questo punto si rende doveroso.