«No al condono»: flash mob contro il Salva-Milano davanti al tribunale
«Nessun condono per operazioni speculative che non risolvono né i problemi dello spazio pubblico né quelli dell’abitare». Con questo slogan, associazioni ambientaliste e comitati di cittadini manifestano oggi davanti al Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo contro il decreto "Salva-Milano", che ieri ha avuto il via libera alla Camera con 172 voti a favore e 41 contrari.
Per Legambiente Lombardia si è commesso un grave errore. «La Camera dei deputati ha votato un provvedimento che offre una ‘interpretazione autentica’ della legge urbanistica del 1942 - si legge nel testo con cui l'associazione ha chiamato i cittadini a mobilitarsi contro le nuove norme - ma senza troppo definire gli “ambiti edificati e urbanizzati” dove, ad esempio, poter di fatto sostituire a un edificio preesistente un altro del tutto nuovo, anche con caratteristiche e volumetria completamente diversi».
Il problema, per il Cigno verde lombardo, è che siamo di fronte a un'operazione che maschera un vero e proprio condono, «autorizzando una semplice ristrutturazione edilizia, con oneri molto più favorevoli al costruttore di un’autorizzazione preventiva, che tenga conto di tutti gli aspetti di pianificazione esistenti. Insomma, un “condono” ambrosiano che attraverserà però tutta l’Italia».
Tutto ciò nasce infatti a Milano, sottolineano i circoli locali di Legambiente, «sono oltre centocinquanta le realizzazioni immobiliari che la procura meneghina ha in osservazione, avendo inoltre provocato la chiusura degli uffici comunali a nuove richieste».
Ecco perché, viene spiegato, i circoli milanesi si uniscono alla mobilitazione contro il cosiddetto “Decreto Salva Milano” «per chiedere che in città le pratiche urbanistiche siano invece inserite in processi trasparenti di pianificazione. L’indubbia attrattiva immobiliare del capoluogo lombardo non deve trasformare la città in un discount di rendite immobiliari acquisite a basso costo».
Milano, prosegue Legambiente Lombardia, «ha davanti a sé grandi sfide di trasformazione per far fronte sia ad emergenze sociali, sia alla crisi climatica. Tutti obiettivi che richiedono non solo di smettere di consumare suolo (cosa che Milano, più o meno, sta già facendo), ma di liberare superfici verdi e permeabili, e anche di ripensare il paesaggio urbano in una chiave più inclusiva che escludente».
«Il decreto salva Milano è una seria ipoteca sull’interesse pubblico, perché tende a ridefinirne i contorni in ambito politico piuttosto che in linea con i valori costituzionali», commentano i circoli di Legambiente della città di Milano. «Basta svendere diritti edificatori, privandosi così delle fonti di entrata che ovunque, in qualsiasi altra grande città europea, permettono di sviluppare grandi piani di investimento pubblico»