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Il Senato vota una riforma del Codice della strada inadeguata e pericolosa

Le associazioni contro “il codice della strage”: non in nostro nome

«Le dichiarazioni del ministro Salvini sono inaccettabili. Si tratta di una distorsione dei fatti bella e buona»
 |  Territorio e smart city

Le associazioni dei familiari delle vittime sulla strada e le associazioni ambientaliste e della mobilità sostenibile denunciano che «La tanto sbandierata riforma del Codice della Strada del ministro Salvini è giunta alle battute finali in Senato. Per questo, ancora una volta, le numerose associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, insieme alle associazioni ambientaliste e per la mobilità sostenibile e alle organizzazioni sindacali sono scese in piazza contro una riforma giudicata unanimemente inadeguata e pericolosa, poiché riduce regole e allenta controlli per auto e camion, mentre sottrae spazi sicuri per pedonalità e ciclabilità, attacca la mobilità sostenibile e toglie autonomia alle città peggiorando nettamente la sicurezza per tutti gli utenti della strada. Inoltre, questa drammatica misura fa il paio con la Legge di bilancio 2025, che taglia 154 milioni di investimenti su sicurezza stradale e mobilità sostenibile».
Ma al danno si aggiunge la beffa, visto che il ministro dei trasporto Matteo Salvini ha ripetutamente dichiarato come questa riforma sia fortemente voluta dalle associazioni che, a vario titolo, si occupano di sicurezza stradale. Le stesse associazioni che oggi erano a Roma in piazza Vidoni per un flash mob di protesta contro quella che invece ritengono una pessima iniziativa legislativa.
La protesta, che in In meno di 24 ore ha raccolto oltre 5000 sotto la petizione contro il “Codice della Strage”, ha riunito un’impressionante coalizione: AIFVS - Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, AFVS - Associazione Familiari e Vittime della Strada Ets, AVISL - Associazione Vittime Incidenti Stradali e Malasanità, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, Associazione Gabriele Borgogni, Associazione Rose bianche sull’asfalto, Associazione Alba Luci sulla buona strada, Associazione Manuel Biagiola, Associazione Marco Pietrobuono Onlus, Rete Vivinstrada, Fondazione Matteo Ciappi, Associazione Massimo Massimi, Associazione Andrea Nardini, Associazione Sonia Tosi, Fondazione Claudio Ciai, Associazione Dorothy Dream, Associazione Davide Marasco, Comitato Vivere meglio la città in memoria di Lucia Pozzi, Gruppo "Non correre, accorri!", Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Movimento Diritti dei Pedoni, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, Centro Antartide, AMODO e SPI-Cgil, Uil Pensionati. E Per tutti «Le dichiarazioni del ministro Salvini sono inaccettabili. Si tratta di una distorsione dei fatti bella e buona. Soprattutto in sfregio ai familiari delle vittime di violenza stradale, che dopo mesi di impegno e ore di audizioni parlamentari, hanno visto i propri appelli e proposte infrangersi contro un muro di gomma che ha impedito ai loro emendamenti di essere accolti nella riforma del CdS. Questa riforma non è in nostro nome né in quello delle migliaia di vittime sulle strade d’Italia»
I portavoce delle associazioni fanno notare che «Se da una parte le dichiarazioni del ministro indignano, dall’altra è l’intero impianto della riforma a preoccupare: massima tutela per i veicoli a motore, i cui guidatori secondo i dati Istat causano il 94% degli incidenti e il 98% dei morti, e restrizione delle misure in favore di pedoni, ciclisti, bambini e persone anziane, che sono la maggior parte delle vittime nelle città. È una riforma pericolosa: ad esempio, limita gli autovelox invece che la velocità, che è la prima causa delle collisioni con morti o feriti gravi; vieta controlli automatici sulla guida distratta al cellulare, che è fra i primi fattori di incidentalità; introduce una sola multa per più infrazioni, incentivando la violazione delle regole. È una riforma dannosa: rende più difficile creare o proteggere aree pedonali, piste e corsie ciclabili, zone a traffico limitato e a basse emissioni, fondamentali per la tutela dell’incolumità e della salute delle persone nelle città; e limita l’azione dei Comuni sottoponendoli a decreti ministeriali. In questo modo, la riforma ostacola la prevenzione aumentando anziché abbassare il conflitto e la violenza stradali, che già paghiamo con più di 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno. Riporta l’Italia indietro di 40 anni su mobilità sostenibile e sicurezza stradale, riducendo il livello di tutela della vita umana sulla strada, a danno di tutti, con qualsiasi mezzo di trasporto si muovano. Ci allontana ancora di più dal resto dell’Europa, dove già siamo al 19° posto su 27 per tasso di mortalità, andando in direzione opposta alle riforme grazie a cui gli altri Paesi lo hanno invece ridotto con successo».
Le associazioni dei familiari delle vittime sulla strada e quelle ambientaliste concludono: «Salvini racconta questa riforma come la soluzione al problema drammatico dell'incidentalità stradale, ma in realtà è esattamente il contrario, perché queste norme, che sono tutte incentrate sulla repressione e non intervengono in via preventiva sui fattori principali che sono velocità e distrazione, peggioreranno ancora di più le cose. Governo e Senato, con questa riforma del codice, votano sulla pelle delle persone: la sicurezza stradale ha un’altra direzione».

Redazione Greenreport

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