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Carrara, due morti per il marmo (e un infortunio ogni due giorni). Rossi: «Un inferno»
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Quelle di Carrara sono da secoli le cave di marmo più famose al mondo, ma da tempo al prestigio si sono sommate molte ombre. L’anno scorso una nuova legge regionale è intervenuta a normare il settore, ma molte sono le criticità che ancora affollano l’area, sia dal punto di vista ambientale sia sociale sia economico, come non ha mancato di evidenziare anche l’ultimo dossier di Legambiente in materia. Ieri ai numeri si sono aggiunte purtroppo nuove lacrime.
Un costone di marmo delle Apuane ieri è crollato seppellendo i corpi e la vita di due cavatori, i cui corpi sono stati recuperati solo stamattina. Un terzo lavoratore è stato salvato grazie alla prontezza dei soccorritori giunti sul luogo, mentre altri sono stati colti da malore (con il direttore della cava colpito da un infarto) per lo shock. Una tragedia sulla quale pende ancora un pesante interrogativo: poteva essere evitata?
«È con grande sofferenza e angoscia che ho appreso del terribile incidente in una grande cava di marmo a Carrara che ha drammaticamente coinvolto alcuni lavoratori – ha dichiarato il presidente della Regione, Enrico Rossi, recandosi sul luogo – È un incidente gravissimo e inaccettabile su cui è necessario fare piena luce e accertare eventuali carenze legate alla sicurezza. Non possiamo andare avanti così. Non siamo disponibili ad accettare tutto questo come una fatalità: Dobbiamo capire cosa è avvenuto e perché, se ci sono state violazioni delle procedure, perché spesso, in passato, quando ci sono stati morti, è stato per mancato rispetto dei protocolli. Avevamo avuto un periodo in cui pareva che le cose potessero volgere per il meglio - ha detto ancora Rossi - ma da un anno a questa parte siamo di nuovo precipitati nell'inferno: ci sono stati quattro morti e non è accettabile. L'attività estrattiva si deve poter conciliare con la vita, con il lavoro in sicurezza. Ora dobbiamo fare un punto vero, con le istituzioni, le forze sociali, i lavoratori e le imprese per capire cosa dobbiamo ancora fare e per farlo».
Gli incidenti sul lavoro, tra le cave di Carrara, purtroppo finora hanno rappresentato un evento tutt’altro che raro. Secondo i dati recentemente diffusi dall'Asl di Massa Carrara e ricordati dall’Ansa, dal 2005 si contano 1.258 infortuni, circa 1 ogni 2 giorni. Nove i morti negli ultimi dieci anni. Numeri da brivido che richiamano la necessità sempre più urgente di ripensare il comparto. La presidente dell'Ordine dei geologi della Toscana, Maria Teresa Fagioli, nello stringersi attorno alle famiglie delle vittime, afferma che ci sono «falle nella sicurezza, scarsa informazione degli operatori poca attenzione nei controlli mentre media e normatori sembrano più attenti all’estetica del paesaggio Apuano che alla vita di chi per generazioni lo ha pazientemente modellato, ed ancor meno alla sua intrinsecamente pericolosa natura geologica». Si tratta di «una miscela micidiale, nella qual cosa sia prevalso nell’ultimo disastro saranno i giudici a definirlo».
Intanto, i sindacati di settori hanno proclamato per oggi uno sciopero generale del comparto marmifero. «Resta un grande vuoto, il pensiero va alle famiglie delle vittime – dichiara l'assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo, stamattina all'incontro convocato a Carrara dalle organizzazioni sindacali del settore lapideo – La Regione, nell'ambito delle proprie competenze, intende fare tutto il possibile per aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro affinché giorni tristi come oggi non debbano ripetersi ancora». Durante il suo intervento l'assessore ha infine ricordato che la Toscana ha una legge, la 27 del 2008, che ha istituito il Fondo di solidarietà per le famiglie delle vittime di incidenti mortali sul luogo di lavoro. «Fondo – ha concluso – che ovviamente vorremmo non utilizzare mai», ma dal quale sarà invece necessario attingere ancora una volta.
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