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Il caso di malaria in Veneto non era autoctono, dietrofront della Regione

Ma con la crisi climatica il rischio cresce anche in Italia: entro fine secolo oltre il 20% della popolazione potrebbe tornare a rischio contagio
 |  Prevenzione rischi naturali

La direzione Prevenzione della Regione Veneto ha comunicato ieri «un caso di malaria autoctona in una persona senza storia di viaggi recenti in paesi in cui la malattia è endemica», riscontrato dall’azienda ospedaliera di Verona. Ma oggi, a valle di una più approfondita analisi epidemiologica, l’allarme è rientrato.

«A seguito di verifiche incrociate con l’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) è emerso, infatti, un recente viaggio all’estero in area endemica per malaria - inizialmente non dichiarato - che consente di classificare il caso come importato. Non si tratta pertanto di caso di malaria autoctono ma di importazione», sottolinea dunque la stessa direzione veneta.

È utile ricordare che la malaria è una malattia infettiva che si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare infette da un parassita (Plasmodium). Si manifesta con febbre, brividi intensi, sudorazione, mal di testa, nausea, vomito, dolori muscolari; oggi la malaria è una malattia trattabile e può essere curata efficacemente se diagnosticata e trattata tempestivamente, riducendo così il rischio di complicazioni gravi.

È importante sottolineare che la malaria non si trasmette da persona a persona tramite contatto diretto, saliva, o rapporti sessuali, ma esclusivamente attraverso il contatto con sangue infetto o la puntura di zanzare infette.

Il tipo di zanzare in grado di trasmettere questo parassita – ovvero zanzare femmine infette di diverse specie del genere Anopheles – non risulta ad oggi presente nel nostro territorio. In Italia, la malaria è stata eradicata ufficialmente negli anni ‘70 grazie a campagne di bonifica e di controllo delle zanzare, oltre all’uso di farmaci specifici. 

Ma l’avanzare della crisi climatica rende l’Italia di nuovo soggetta al concreto rischio di un ritorno della malaria lungo lo Stivale. Nonostante quello Veneto sia fortunatamente un falso allarme, una recente ricerca condotta dal Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) informa che, senza un cambio di passo nella lotta alla crisi climatica, entro il 2100 oltre il 20% della popolazione italiana sarà di nuovo a rischio contagio malaria, dato che il riscaldamento del clima favorirà i vettori come le zanzare.

Redazione Greenreport

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