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Il 53% delle abitazioni italiane è ancora in classe F o G

Bankitalia, l’efficienza energetica premia il prezzo delle case: valgono oltre il 25% in più

Per rispettare la direttiva Ue “Case verdi” servono incentivi che tengano conto dei miglioramenti nelle prestazioni energetiche e della condizione economica dei beneficiari
 |  Nuove energie

All’interno della Relazione annuale sul 2023 pubblicata oggi, la Banca d’Italia ha introdotto un focus incentrato sull’impatto della classe energetica sui pressi delle case. Riportiamo di seguito integralmente il focus, con la versione integrale della Relazione disponibile qui.

Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nel 2021 il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici residenziali sono stati responsabili del 12,5% delle emissioni complessive di gas serra del Paese.

Il recente aggiornamento della direttiva UE/2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy performance of buildings directive, Epbd) prevede un obiettivo di riduzione delle emissioni delle abitazioni di circa un quinto rispetto ai valori del 2020, da raggiungere entro il 2035 principalmente attraverso la ristrutturazione degli immobili a bassa efficienza energetica.

L’efficienza energetica è misurata dall’indice di prestazione energetica, che è tanto maggiore quanto minore è il consumo annuo di energia teoricamente necessario per assicurare un livello standardizzato per alcuni servizi essenziali (riscaldamento e raffreddamento dell’immobile, produzione di acqua calda, illuminazione).

Questo consumo è stimato sulla base di complessi modelli ingegneristici che tengono conto, in particolare, delle caratteristiche fisiche e delle dotazioni dell’immobile e delle condizioni climatiche della località in cui è sito.

In Italia ogni edificio viene associato a una delle dieci classi energetiche previste dalla normativa nazionale, dalla A4, la più efficiente, alla G, la meno efficiente. La classe energetica è – anche grazie alla sua facilità comunicativa – il parametro di riferimento utilizzato dagli operatori per confrontare la qualità energetica degli immobili all’interno di un mercato locale.

Secondo le stime dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), nel 2022 in Italia il 53% delle abitazioni si collocava nelle classi più basse (G e F), mentre solo il 12% era ad alta efficienza (classi da A1 a A4) .

Utilizzando le informazioni relative a un campione di abitazioni messe in vendita in Italia tra il 2018 e il 2022 sulla piattaforma digitale Immobiliare.it (la cui composizione in termini di classe energetica è sostanzialmente in linea con le statistiche dell’Enea), si stima che il prezzo di vendita richiesto per una casa nelle classi da A1 a A4 sia, a parità di altre caratteristiche, superiore del 25% in media rispetto al prezzo di un’abitazione in classe G.

Il premio legato all’efficienza energetica è assai variabile sul territorio, anche all’interno di una stessa regione; è maggiore nelle zone climatiche più fredde, dove gli interventi necessari ad aumentare la classe energetica sono più complessi e verosimilmente più costosi e i risparmi energetici sono più elevati, rispetto alle zone con clima più temperato.

Questi risultati suggeriscono che le misure di sostegno pubblico dovrebbero coprire solo una parte dei costi sostenuti per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, sia per fornire un incentivo a non spendere più del necessario sia perché i benefici sono in parte capitalizzati nel valore di mercato dell’immobile.

Tenuto conto dell’eterogeneità dei costi e dei benefici, nel disegno di queste misure andrebbero considerati fattori quali l’entità del miglioramento atteso delle prestazioni energetiche e la condizione economica dei beneficiari.

Redazione Greenreport

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