
Francia, prestito statale per nuovi reattori. Le sigle pro-rinnovabili: «125 miliardi di euro a carico dei contribuenti»

Il presidente francese Emmanuel Macron ha riunito ieri il Conseil de politique nucléaire, organismo a cui è deputata la politica nucleare di Parigi. L’incontro è servito per fare il punto sull’attuazione del programma Epr2 – su cui tra l’altro la Corte dei conti francese ha espresso serie riserve – che mira a costruire 6 nuovi reattori ad alta potenza, tra i quali quello di Penly, recentemente al centro di inchieste che parlano di materiali utilizzati fuori norma, e quelli di Gravelines e Bugey, che dovrebbero entrare in servizio entro il 2038. Ebbene, come si legge in un documento ufficiale dell’Eliseo, nel corso della riunione è stato anche esaminato il piano di finanziamento e di regolamentazione del programma di costruzione di sei reattori Epr2: «Questo schema – si legge nel resoconto dell’incontro – si basa su un prestito statale agevolato che copre almeno la metà dei costi di costruzione e un contratto per differenza sulla produzione nucleare ad un prezzo massimo di 100 €/MWh. Questa importante pietra miliare consentirà di finalizzare nelle prossime settimane le discussioni tra lo Stato e Edf e di avviare rapidamente gli scambi con la Commissione europea, in vista di una decisione finale di investimento di Edf nel 2026».
L'associazione di esperti, scienziati, ingegneri e giuristi specializzati in energie rinnovabili Énergies renouvelables pour tous ha effettuato il calcolo del costo del finanziamento del programma nucleare voluto da Macron, e in particolare del costo del prestito a tasso zero che lo Stato si appresta a concedere alla società elettrica Edf per finanziare la costruzione dei nuovi reattori. Un importo a cui bisognerà aggiungere molti altri costi correlati, fa notare tra l’altro l’associazione, tra cui il nuovo impianto equivalente a quello di la Hague e il centro di stoccaggio delle scorie nucleari di Bure. Si legge nella nota diffusa dagli esperti: «I calcoli effettuati dai nostri esperti, tra cui Frédéric Fortin, nominato nel 2020 dalla Commissione d'inchiesta del Senato sull'equilibrio finanziario delle concessioni autostradali, indicano che il costo della sovvenzione rappresentata dalla concessione di un prestito a tasso zero a Edf per finanziare la costruzione del programma Epr2 può essere stimato tra i 60 e i 125 miliardi di euro in 40 anni (non attualizzati), o tra i 25 e i 31 miliardi di euro attualizzati all'inizio della costruzione. Queste somme vanno considerate in aggiunta all'investimento per 6 Epr, stimato dalla Corte dei conti lo scorso gennaio in 79,9 miliardi di euro per il 2023».
«Il prestito a tasso zero che il governo francese intende concedere a EDF per contribuire a finanziare la costruzione dei 6 Epr non costerà “zero” alle casse pubbliche, anzi. Ci stiamo preparando a concedere una sovvenzione pubblica aggiuntiva corrispondente a un terzo del costo del programma nucleare degli anni '70, che rappresentava una potenza 6 volte superiore a quella del nuovo programma», sottolinea Frédéric Fortin, autore del calcolo.
Come se non bastasse, l’inclusione del costo del finanziamento a carico dello Stato nel costo complessivo dei 6 Epr aumenta significativamente il prezzo finale dell’elettricità. «Ad esempio – calcola l’associazione pro-rinnovabili – rielaborando il Cfd annunciato a 100 €/MWh per includere il costo del finanziamento a carico dello Stato, si ottiene una forbice tra 156 €/MWh e 186 €/MWh, a seconda dei diversi scenari per il costo del prestito senza interessi».
Oltre a questo costo di finanziamento, ci sono diverse altre voci di spesa nel settore nucleare che sono state decise o sono in fase di decisione, che comporteranno altre decine di miliardi di euro, continuano gli studiosi di Énergies renouvelables pour tous. Ad esempio, la decisione di Macron di reinvestire massicciamente nel sito di La Hague, il cui scopo è il riprocessamento del combustibile esaurito, «è passata sotto silenzio», denunciano. Ma, aggiungono, «questo progetto colossale è valutato tra i 27 e i 40 miliardi di euro, a seconda delle fonti».
Infine, sottolinea l’associazione, la decisione di fissare a priori i contratti per differenza (Cfd) per questa nuova centrale nucleare a 100 €/MWh, invece di optare per le energie rinnovabili i cui Cfd sono compresi tra i 45 e i 90 €/MWh, «rappresenta un deficit di 93 miliardi di euro in 40 anni (o 37 miliardi di euro attualizzati al 2023) per lo Stato, ipotizzando una media di 70 €/MWh».
Conclude Stéphane His, presidente dell’associazione: «Senza un vero dibattito o trasparenza, la Francia si appresta a spendere cifre faraoniche per finanziare la costruzione di nuove centrali che produrranno elettricità costosa, per non parlare degli altri costi legati al riprocessamento e alla gestione delle scorie. Questo massiccio impegno finanziario mette in discussione la strategia energetica del Paese, che continuerà a dipendere dalle importazioni di uranio per decenni, e l’onere che graverà sulle generazioni future, nonostante le energie rinnovabili siano molto più economiche e molto più facili e veloci da installare».
