
Centrale nucleare di Flamanville: troppi problemi, il nuovo reattore è già spento

Niente da fare, la centrale nucleare di Flamanville sta creando più problemi che altro, in Francia. Il reattore è stato messo in funzione a settembre ma è stato collegato alla rete elettrica solo lo scorso dicembre, dopo 17 anni di lavori e costi lievitati per 6, arrivando a toccare la cifra monstre di 19,1 miliardi di euro. Era il primo nuovo impianto d’Oltralpe da un quarto di secolo. I pro-nuke lanciavano sberleffi all’indirizzo di chi sosteneva che puntando sulle rinnovabili si sarebbero risparmiati soldi, grattacapi e preoccupazioni. Ma i festeggiamenti sono durati poco.
A gennaio, a raffreddare gli entusiasmi, è arrivato un rapporto della Corte dei conti francese dal titolo eloquente: «Il settore Epr: una dinamica nuova, rischi persistenti». Un Epr è un reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata, com’è quello di Flamanville, e i magistrati contabili hanno elencato nel documento tutte le debolezze che riguardano gli Epr 2 in termini di ritardi e poca chiarezza. Così, mentre Électricité de France (Edf) testava il nuovo reattore di Flamanville 3, la Corte dei conti francese ha puntato il dito contro «una deriva sistematica dei calendari e delle spese» e sottolineato che «i reattori Epr in attività in Cina e in Finlandia hanno subito delle disfunzioni, un danno per la credibilità del programma Epr 2».
Ma ora danni alla credibilità del programma nucleare arrivano dalla stessa centrale di Flamanville, che dopo appena due mesi dalla connessione alla rete del nuovo reattore è già stata obbligata a una messa a riposo. Una serie di problemi e l’emergere di rischi tecnici non programmati hanno infatti costretto il gruppo Edf, già dallo scorso 15 febbraio, a spegnere il reattore. E la messa in pausa non sarà brevissima, considerato che al momento è escluso un riavvio almeno fino al 30 marzo. Il motivo? Spiega Edf in una nota che si è reso necessario «realizzare un intervento su un circuito di raffreddamento delle apparecchiature con acqua di mare», giacché «i criteri di portata non sono stati raggiunti».
La società di elettricità francese aveva riscontrato «un calo delle prestazioni» di un circuito e delle attrezzature «utilizzate solo in caso di situazioni eccezionali, di incidenti gravi». Sarà. Il fatto è che il reattore sarebbe dovuto ripartire una settimana dopo, il 22 febbraio, ma i programmi sono stati di nuovo stravolti da ulteriori problemi. La ripresa della regolare attività del reattore non ha infatti potuto aver luogo perché, si è venuto a sapere da un messaggio informativo di Edf, è stato necessario intervenire su una sonda di temperatura del circuito principale (che assicura la trasmissione del calore rilasciato dal nucleo del reattore ai generatori di vapore). E così una nuova proroga dello stop è stata decisa il 28 febbraio per poter effettuare ulteriori «regolazioni del gruppo turbo alternatore per ottimizzarne il funzionamento».
Secondo Edf, questi imprevisti non mettono in discussione l’obiettivo di raggiungere il 100% di potenza in estate. Ma al momento la certezza è una sola. E anch'essa ha a che fare con le percentuali; dalla messa in servizio, il nuovo reattore è stato obbligato a rimaner fermo per oltre il 70% dei giorni.
