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Trump a Davos verso l'Età della pietra: più petrolio, più carbone e addio «all'imbroglio» del Green deal

Il presidente argentino Javier Milei celebra l’internazionale reazionaria composta insieme a The Donald, Elon Musk e Giorgia Meloni
 |  Nuove energie

Ascoltando l’intervento del 47esimo presidente degli Usa, Donald Trump, che stasera si è presentato in videocollegamento al World economic forum (Wef) in corso a Davos, tornano alla mente le parole di Ahmed Zaki Yamani: lo sceicco e ministro del Petrolio nell'Arabia Saudita dal 1962 al 1986, il quale già nel 2000 profetizzò che «il petrolio sarà lasciato sotto terra. L'età della pietra non finì perché ci fu una mancanza di pietre, così l'età del petrolio non finirà perché mancherà il petrolio».

Il futuro che immagina The Donald è invece ancorato sempre di più ai combustibili fossili, nonostante siano responsabili della crisi climatica in corso – che solo nel 2024 ha provocato danni da 182 mld di dollari negli Usa, cui si aggiungono i 250-275 mld andati in fumo con gli incendi ancora in corso in California – e nonostante le energie rinnovabili rappresentino un’alternativa più abbondante ed economica.

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) stiamo per entrare nell’Era dell’elettricità, ma Trump tende all’Età della pietra. Il suo intervento ha scatenato più volte le risate del pubblico – quando ha detto di aver già ricevuto una chiamata dal presidente cinese Xi Jinping, o nell’affermare che l’Arabia Saudita aumenterà gli investimenti negli Usa a 1 trilione di dollari –, ma in realtà si è trattato di un tragico quanto reazionario spettacolo.

Secondo Trump «l’industria green è un imbroglio», ha dichiarato di essere a favore del carbone e molte altre amenità: «Ho posto fine al ridicolo e incredibilmente dispendioso Green new deal – ha aggiunto Trump – Lo chiamo Green new scam. Mi sono ritirato dall'accordo unilaterale di Parigi sul clima e ho posto fine all'insano e costoso mandato sui veicoli elettrici. Gli Stati Uniti hanno la più grande quantità di petrolio e gas sulla Terra e intendiamo sfruttarlo. Lasceremo che le persone comprino le auto che vogliono. Chiederò anche all'Arabia Saudita e all'Opec di abbassare il costo del petrolio, dovete farlo. Se il prezzo scendesse, la guerra tra Russia e Ucraina finirebbe immediatamente».

Si tratta di un intervento diametralmente opposto rispetto a quelli tenuti sullo stesso palcoscenico dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ieri ha sottolineato come l’Accordo di Parigi sul clima sia «la migliore speranza di tutta l’umanità», e che oggi ha presentato il Forum globale sulla transizione – cui aderiscono già Brasile, Gran Bretagna, Canada, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti – per accelerare gli investimenti sulle fonti rinnovabili, che nell’ultimo anno hanno già cubato 2mila miliardi di dollari.

Semplicemente, adesso per tutti i Paesi del mondo si tratta di scegliere da che parte stare. Dalla parte del futuro, o di quella dell’Età della pietra. E anche l’Italia è chiamata a fare questa scelta, anche se la percezione globale di dove ad oggi sia posizionato il Paese è ben chiara, ed è stata resa trasparente dall’intervento – sempre a Davos – del presidente reazionario dell’Argentina, Javier Milei: «Forum come questo – ha affermato Milei – sono stati protagonisti e promotori della sinistra agenda woke che sta facendo così tanti danni al mondo occidentale. Non mi sento solo, perché nel corso di un anno nuovi alleati hanno abbracciato le idee di libertà in ogni angolo del mondo, dall'incredibile Musk alla mia cara Giorgia Meloni a Donald Trump».

Nel frattempo, a Berlino gruppi di attivisti politici del Zentrum für Politische Schönheit (Centro per la bellezza politica) e Led by Donkeys hanno proiettato la scritta «Heil Tesla» sulla parete esterna della fabbrica di auto. Giusto per ricordare che il passato, anche quello più atroce, può sempre tornare se non combattuto.  

heil tesla musk berlino

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.